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Lavoro minorile: in Italia 1 bambino su 20 costretto a lavorare

In Italia, nel 2013, lo sfruttamento del lavoro minorile è una realtà ancora presente e piuttosto diffusa; sembra un’assurdità ma è così. Vuoi per gravi condizioni sociali soprattutto in alcune aree del paese, vuoi per la crisi economica consistente o per comportamenti senza scrupoli di alcuni datori di lavoro, quella dei bambini sfruttati continua ad essere una abitudine radicata.
Secondo un indagine realizzata dall’Associazione Bruno Trentin e da Save the Children e presentata in queste ore a Roma (alla vigilia della Giornata Mondiale Contro il Lavoro Minorile 2013), in Italia sarebbero ben 260mila i minori sotto i 16 anni coinvolti dal fenomeno del lavoro minorile.
Questi i risultati ottenuti a seguito di un lavoro basato su 2mila interviste a minori iscritti al biennio della scuola secondaria superiore in 15 province e in 75 scuole prese a campione.

 

Minori in Italia: lavoro e abbandono scolastico

Circa 260mila minori, vale a dire oltre 1 su 20 del totale dei minori presenti in Italia ed il 5,2% del totale nella fascia di età 7-15 anni; pre adolescenti che, secondo il rapporto, sono costretti a lavorare fin da giovanissimi a causa di gravi condizioni familiari, rapporto pessimo con la scuola, necessità di doversi mantenere da soli e dover badare ai propri bisogni.
Andando a leggere meglio i numeri forniti dal rapporto dell’Associazione Bruno Trentin e di Save the Children, si scopre che, spesso, i minori iniziano a lavorare anche molto presto; una piccola parte degli interessati al fenomeno (lo 0,3%) inizia anche prima degli 11 anni. Con il crescere dell’età si assiste anche ad un aumento dell’incidenza del fenomeno (nella fascia 11-13 anni ad esempio, il 3% dei minori è toccato dal problema).
Il picco più alto (il 18,4%, quasi 2 su 10) si riscontra nella fascia di età compresa tra i 14 e 15 anni; che è, tra l’altro, l’età di passaggio dalla scuola media a quella superiore. È proprio in questa fascia di età che si assiste, in Italia, a quello che è uno dei tassi di abbandono scolastico più elevati d’Europa (18,2% contro una media EU27 del 15%).
Altro dato interessante relativo al lavoro minorile è quello relativo al genere; ebbene con sorpresa si apprende che non si ha differenza tra maschi e femmine ma che, anzi, il 46% dei minori tra i 14 ed i 15 anni che lavora sono femmine. Sempre in questa fascia di età, il 40% delle esperienze lavorative sono occasionali, il 24% dei minori supera le cinque ore di lavoro quotidiano e la maggior parte delle attività lavorative riguarda l’ambito familiare. Solo il 14% dei minori risulta infatti lavorare in un ambito esterno a quello familiare.

 

Che lavori svolgono i minori?

Andando a vedere le principali tipologie di lavoro svolte dai minori, prevale il settore della ristorazione (barista, cameriere ecc…) con il 18,7%; segue vendita stanziale o ambulante (14,7%); lavoro agricolo o di allevamento e maneggio degli animali (13,6%); babysitter (4%); e con numeri decisamente più bassi il lavoro in cantiere (1,5%).
Un problema piuttosto diffuso quello del lavoro minorile, e per contrastarlo è stata richiesta l’attivazione di un Piano nazionale al fine di monitorare il fenomeno ed intervenire efficacemente sulla prevenzione e sul contrasto del lavoro illegale; ricordiamo che in Italia i bambini di età inferiore a 15 anni (il compimento del quindicesimo anno di età è il requisito per accedere nel mondo del lavoro,) devono astenersi dall’esercizio di qualsiasi lavoro; solo nel caso di attività lavorative di carattere culturale, artistico, sportivo, pubblicitario e nel settore dello spettacolo, questi minori possono lavorare soltanto con l’assenso scritto dei genitori e con l’autorizzazione della Direzione Provinciale del Lavoro.
I minorenni che hanno un’età compresa tra i 15 e i 18anni invece, non possono eseguire lavori che potenzialmente arresterebbero il pieno sviluppo fisico.

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Scritto da

Giornalista di inchiesta, blogger e rivoluzionario

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