Il parlamentarismo, o sistema parlamentare, è una forma di governo democratica prevalente in molte nazioni del mondo, tra cui, come noto, l’Italia. Al suo cuore, il parlamentarismo si distingue per il rapporto di fiducia che lega il governo al parlamento, la supremazia di quest’ultimo nella rappresentanza della volontà popolare e il principio della separazione dei poteri, pur nella loro collaborazione.
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Origini storiche: dall’Inghilterra alla diffusione globale
Le radici del parlamentarismo si trovano nella storia costituzionale inglese, sviluppandosi gradualmente a partire dal Medioevo. Il Parlamento inglese, inizialmente un’assemblea consultiva del sovrano, acquisì progressivamente poteri e autonomia. Momenti cruciali furono la Magna Carta Libertatum del 1215, che limitò il potere monarchico, e le successive lotte tra Re e Parlamento che culminarono nella Gloriosa Rivoluzione del 1688 e nel Bill of Rights del 1689. Questi eventi segnarono il passaggio da una monarchia assoluta a una monarchia costituzionale, in cui il Re era sottoposto alla legge e il Parlamento assumeva un ruolo centrale.
Inizialmente, il rapporto tra Re e Governo era ancora prevalentemente basato sulla nomina regia, ma con il tempo, e in particolare con l’ascesa della figura del Primo Ministro (come Robert Walpole nel XVIII secolo) e la prassi di nominare ministri che godessero del sostegno della maggioranza parlamentare, si consolidò il principio che il Governo dovesse avere la fiducia del Parlamento. Questo processo portò alla progressiva responsabilizzazione politica del Governo di fronte al Parlamento, culminando nel XIX secolo con l’affermazione piena del modello parlamentare così come lo conosciamo oggi. Da qui, il parlamentarismo si è diffuso in Europa e in altre parti del mondo, adattandosi alle diverse realtà politiche e culturali, pur mantenendo i suoi principi fondamentali.
Definizione e principi fondamentali
Il parlamentarismo è un sistema di governo in cui il potere esecutivo (il Governo) deriva la sua legittimazione e il suo mantenimento in carica dal potere legislativo (il Parlamento). Questo significa che il Governo necessita della fiducia del Parlamento per entrare in carica e per continuare a operare. Se il Parlamento revoca la fiducia (attraverso una mozione di sfiducia) o nega la fiducia iniziale, il Governo è costretto alle dimissioni. In alcuni Paesi è inoltre previsto anche l’istituto di sfiducia costruttiva.
I principi cardine del parlamentarismo possono essere così riassunti. In primis troviamo il rapporto di fiducia, ovvero il legame essenziale tra Governo e Parlamento. Il Governo è nominato e opera finché gode del sostegno della maggioranza parlamentare.
Il Parlamento può essere definito “sovrano”, in quanto organo elettivo che rappresenta direttamente la volontà popolare, detiene la funzione legislativa ed esercita il controllo politico sull’operato del Governo
Inoltre, sebbene vi sia una separazione funzionale dei poteri (legislativo, esecutivo, giudiziario), nel parlamentarismo questi poteri sono interdipendenti e collaborano per la gestione dello Stato, con il Parlamento che controlla l’esecutivo, mentre il Governo partecipa al processo legislativo.
Proprio quest’ultimo è politicamente responsabile del proprio operato di fronte al Parlamento, che può sindacare le sue azioni e, in ultima istanza, come detto in precedenza, sfiduciarlo.
Le figure chiave: Capo dello Stato, Governo e Parlamento
Nel sistema parlamentare, diverse figure e organi istituzionali interagiscono per garantire il funzionamento dello Stato.
Il Capo dello Stato (Presidente della Repubblica o Monarca Costituzionale) è la prima carica ma svolge un ruolo prevalentemente di garanzia, super partes, e non di governo attivo. In Italia, conferisce l’incarico di formare il Governo, nomina il Presidente del Consiglio e i ministri e promulga le leggi, avendo anche il potere di sciogliere anticipatamente le Camere (previa consultazione dei Presidenti delle Camere).
Come detto, non ha poteri di indirizzo politico diretto sull’esecutivo, ma esercita una funzione di controllo e garanzia della Costituzione. Nelle monarchie parlamentari, il monarca ha un ruolo simile, spesso più simbolico.
Il Governo è invece l’organo che detiene il potere esecutivo e l’indirizzo politico del Paese. È composto dal Presidente del Consiglio dei ministri (o Primo Ministro) e dai Ministri. I suoi compiti principali sono dare attuazione alle leggi, formulare e attuare le politiche pubbliche, amministrare lo Stato e proporre leggi al Parlamento.
Nel sistema parlamentare, il Governo è una “emanazione” della maggioranza parlamentare.
Il Parlamento è il cuore del sistema parlamentare, l’organo che detiene il potere legislativo e rappresenta la volontà popolare. In Italia, il Parlamento è bicamerale e paritario, composto da Camera dei Deputati e Senato della Repubblica. Le sue funzioni principali sono fare le leggi, conferire e revocare la fiducia al Governo, controllare l’operato del Governo attraverso interrogazioni, interpellanze, mozioni e inchieste parlamentari, approvare il bilancio dello Stato ed esercitare il potere di indirizzo politico.
La formazione del Governo e il voto di fiducia
Il processo di formazione del Governo in un sistema parlamentare segue generalmente i seguenti passaggi.
Dopo le elezioni politiche o in caso di crisi di governo, il Capo dello Stato avvia consultazioni con i rappresentanti dei partiti politici, i Presidenti delle Camere e gli ex Presidenti della Repubblica per individuare la maggioranza politica in grado di sostenere un Governo.
A quel punto il Presidente conferisce l’incarico di formare il Governo a una personalità che ritiene in grado di ottenere la fiducia parlamentare (di solito il leader del partito o della coalizione di maggioranza), che accetta con riserva e conduce trattative con i partiti per definire la squadra di governo (Presidente del Consiglio e Ministri) e il programma.
Una volta definita la compagine governativa, il Presidente del Consiglio e i Ministri prestano giuramento di fedeltà alla Repubblica e alla Costituzione davanti al Capo dello Stato.
Entro dieci giorni dal giuramento, il Governo deve presentarsi davanti a ciascuna delle due Camere del Parlamento per chiedere il voto di fiducia sul suo programma. La fiducia si intende concessa solo se votata a maggioranza semplice dei presenti. Se la fiducia non viene concessa, l’esecutivo non può entrare in carica e deve dimettersi.
Crisi di Governo e mozione di sfiducia
Il rapporto di fiducia tra Governo e Parlamento non è statico, in quanto il primo può perdere la fiducia del secondo in vari modi, portando alla cosiddetta crisi di governo.
La crisi parlamentare (detto “esogena”) si verifica quando il Parlamento revoca la fiducia al Governo attraverso una mozione di sfiducia, che deve essere firmata da almeno un decimo dei componenti della Camera, motivata e messa in discussione non prima di tre giorni dalla sua presentazione. Se approvata dalla maggioranza assoluta dei membri di una Camera, il Governo è obbligato a dimettersi.
La crisi extraparlamentare (o “endogena”) avviene quando il Governo si dimette autonomamente, spesso a causa di disaccordi interni alla maggioranza, difficoltà a ottenere l’approvazione di leggi chiave o una rottura dei rapporti di coalizione. In questi casi, non c’è un voto di sfiducia formale, ma la consapevolezza che il Governo non ha più il sostegno necessario per governare.
In caso di crisi di governo, il Capo dello Stato avvia nuove consultazioni per formare un nuovo Governo o, se non si intravedono le condizioni per una nuova maggioranza stabile, può decidere lo scioglimento anticipato delle Camere, provare a creare un governo tecnico o indire nuove elezioni.
Vantaggi e svantaggi del Parlamentarismo
Il sistema parlamentare presenta diversi vantaggi, il primo sicuramente è la flessibilità, soprattutto nella gestione delle crisi politiche, consentendo la formazione di nuovi governi senza necessariamente ricorrere a nuove elezioni.
Tendenzialmente è un sistema più rappresentativo della pluralità politica, in quanto il Governo è espressione della maggioranza parlamentare, che a sua volta riflette la composizione del corpo elettorale, e garantisce un forte controllo reciproco tra legislativo ed esecutivo, con il Parlamento che vigila sul Governo e il Governo che può influenzare il processo legislativo.
D’altra parte, è soggetto a instabilità governativa, particolarmente evidente nei sistemi multipartitici, dove la formazione di coalizioni fragili può portare a frequenti crisi di governo e a una ridotta stabilità esecutiva.
La necessità di costruire maggioranze in Parlamento, poi, può portare a compromessi che diluiscono l’efficacia dell’azione di governo o rendono difficile l’attuazione di programmi chiari.
Infine, soprattutto con leggi elettorali maggioritarie che tendono a creare maggioranze nette nasce il rischio del cosiddetto Parlamento “telecomandato”, divenendo come un mero strumento nelle mani del Governo, che controlla la maggioranza.