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Perchè Berlusconi è ineleggibile

E così si è scoperto (per l’ennesima volta) che Silvio Berlusconi non poteva, non può e non potrebbe essere eletto. C’è una legge che racconta, più o meno, come sia ineleggibile chi è titolare di concessioni pubbliche. E, guarda il caso, colui che il ruvido Giuliano Ferrara chiama, forse l’unico caso della sua vita, con trasporto di amorosi sensi, il Cavaliere, risulta essere, nei fatti, titolare di concessione.
In verità si tratta di concessioni, poiché sono tre, e tutte televisive. By the way la legge in questione è stata varata nel 1957. Cosa vuol dire essere aggiornati e stare sul pezzo. E già tre volte ne è stata chiesta l’applicazione: nel 1994 nel 1996 e nel 2001. Magari qualcuno esperto in storia e matematica ricorderà che le legislature, nel lasso di tempo che va dalla prima elezione del Caimano ad oggi, siano state sei inclusa quella appena varata.
Dunque solo tre volte il problema ineleggibilità di Berlusconi è stato posto. Due volte con maggioranza di centrodestra e una volta, nel 1996, con maggioranza di centrosinistra. Che i deputati di centrodestra abbiano considerato quella legge non applicabile al loro capo è più che normale.
Immaginare il contrario sarebbe come aspettarsi che Renato Brunetta confessi di amare gli statali. Ovviamente, non ci sta.

Centrosinistra e ineleggibilità di Berlusconi:

Nel 2001 invece la maggioranza era di centrosinistra ma anche quella volta la questione non andò in porto. Come mai? Mistero. O meglio le solite machiavelliche peracottate degli strateghi di centrosinistra. Pare addirittura che D’Alema abbia detto che il voto della Giunta nel 1996 sia stato «una finzione». Complimenti. Poi ci si domanda come si faccia a perdere sempre. Anche quando si parte con un bel gruzzolo di vantaggio. E Bersani insegna. Essere dei fresconi, evidentemente, non basta. Ci vuole anche una bella dose di qualcosa d’altro. A scelta.
Nel 2006 e nel 2008 pare che la questione non sia stata sollevata. Forse se ne erano dimenticati, la memoria vacilla con l’età, oppure ci avevano messo una pietra sopra, come ha fatto l’inflessibile Alfano con le primarie. Anche se nel 2006 il centrosinistra aveva la maggioranza. Scarsa, ma comunque sempre maggioranza. E soprattutto all’inizio della legislatura non avevano ancora cominciato a litigare.
Nel 2008 neanche a pensarci, Berlusconi disponeva di grandi numeri. Anche se poi gli si sono squagliati tra le dita. Un po’ come è successo alla sua amicizia con il commercialista Tremonti. Intanto gli anni e le legislature sono, per così dire, tranquillamente passati e riproporre il problema ineleggibilità oggi, a distanza di quasi vent’anni e sei votazioni è un po’ ridicolo.

Una legge inapplicata per oltre 20 anni:

Così come mettere sul tavolo 220.000 firme. Che queste rappresentano una percentuale da prefisso telefonico internazionale considerando tutti quelli che hanno votato “contro” Berlusconi: oltre il 70% del totale. Con la banale aggiunta che la situazione attuale è un tantinello complicata e il peggior dispetto che si possa fare a Berlusconi è tenerlo fuori dai giochi. Magari lasciandolo da solo all’opposizione. Che per lui sarebbe come essere un diabetico davanti ad una sachertorte.
Senza contare che il cappelluto mister B. va battuto politicamente se si vuol avere credibilità e spuntare le unghie delle valchirie di Arcore. Che vedere Biancofiore, De Girolamo, Prestigiacomo, Gelmini e Santanché, giusto per citare quelle più note nelle vesti delle inconsolabili vedove (politicamente parlando) sarebbe piatto indigesto anche per Bonaiuti o l’ex radicale Capezzone.
A screditare Berlusconi agli occhi dei suoi elettori non sono state sufficienti neppure le notti bunga-bunga o gli sms di Sara Tommasi. Figurarsi una legge inapplicata per oltre vent’anni o qualche manifestazione in piazza per sostenere la sua ineleggibilità, come quella organizzata da Micromega.
Magari ci si provasse con una seria azione politica capace di tener conto delle necessità degli italiani e si uscisse una buona volta dagli angusti spazi del politichese. Magari così si convincerebbe anche il trio La Russa-Crosetto-Meloni. Che vogliono essere fratelli d’Italia, come non bastasse essere cugini.

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Blogger satirico, polemico, dadaista, ghibellino, laico, uomo d'arme e di lettere - Il Vicario Imperiale

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