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Centri Identificazione ed Espulsione: cosa sono e come funzionano

Da tempo ormai si assiste a proteste più o meno cruente messe in atto dagli immigrati presso i Centri di Identificazione ed Espulsione di varie città italiane ed i tentativi di fuga sono saliti prepotentemente alla ribalta dei fatti di cronaca; due notti fa si è verificata l’ennesima fuga dal Cie di Trapani, dal quale sono riusciti a fuggire 15 stranieri.
Un episodio analogo era già accaduto nel medesimo centro lo scorso 14 Luglio e si era concluso con l’arresto di 4 persone.  Nei giorni a cavallo di ferragosto si erano registrati episodi simili nel Cie di Brindisi e Milano; nel primo caso una decina circa di stranieri sono riusciti a far perdere le loro tracce, a Milano un cittadino algerino è riuscito a scappare approfittando di una protesta sui tetti che si è conclusa con 18 immigrati denunciati e sei agenti del Reparto mobile e cinque cittadini nordafricani feriti.
Anche nel Cie di Gorizia, negli scorsi giorni, dopo una protesta erano fuggiti in 25, dei quali 19 sono stati rintracciati.

Le tensoni dentro i Cie:

La situazione dentro i Centri di Identificazione ed Espulsione in sostanza risulta essere una vera e propria polveriera; il periodo estivo, tra l’altro, è quello in cui si registrano le maggiori proteste e tentativi di fuga poiché tutti i problemi sono amplificati in maniera esponenziale.
Coloro i quali hanno avuto modo di visitare i vari Centri, ossia detenuti e militanti delle associazioni di solidarietà con i migranti, denunciano situazioni gravi come sovraffollamento, degrado, scarsa assistenza, inadeguatezza delle strutture, e quant’altro contribuisca a far da detonatore per le varie proteste.
Tra le tante denunce contro questo degrado, ricordiamo quella della Corte dei Conti, datata 2003, nella quale si parlava di «strutture fatiscenti e scarsa attenzione ai livelli di sicurezza»; il rapporto di Medici Senza Frontiere, che parla anch’esso di strutture inadeguate.

I Centri di Identificazione ed Espulsione in Italia:

Ma cosa sono esattamente i Centri di Identificazione ed Espulsione e come sono dislocati sul territorio italiano? I Centri di Identificazione ed Espulsione (Cie) attualmente attivi in Italia sono 13, rinominati in questo modo dal decreto legge del 23 maggio 2008 n.92; noti in precedenza come Centri di Permanenza Temporanea (Cpt) erano nati in ottemperanza a quanto disposto all’articolo 12 della legge Turco-Napolitano (n. 40, 1998) come strutture destinate a trattenere, previa convalida del giudice di pace, stranieri sottoposti a provvedimento di espulsione o respingimento.
Attualmente come detto, sono 13 suddivisi in 8 regioni per un totale di 1920 posti così ripartiti:

  1. Bari (196 posti);
  2. Bologna, (95 posti);
  3. Caltanissetta (96 posti);
  4. Catanzaro, Lamezia Terme (75 posti);
  5. Gorizia (248 posti);
  6. Milano (132 posti);
  7. Modena (60 posti);
  8. Roma, Ponte Galeria (364 posti);
  9. Torino (204 posti);
  10. Trapani (43 posti);
  11. Brindisi (83 posti);
  12. Lampedusa (200 posti);
  13. Crotone (124 posti).

La permanenza nei centri è limitata al tempo strettamente necessario a stabilire identità e legittimità della permanenza sul territorio o per disporne l’allontanamento, e con l’entrata in vigore della legge n.94 del 15 luglio 2009 il termine massimo di permanenza degli stranieri e’ passato da 60 a 180 giorni complessivi; la detenzione nelle strutture è finalizzata ad evitare la dispersione degli immigrati irregolari sul territorio ed a consentire la materiale esecuzione dei provvedimenti nei confronti degli irregolari.

Criticità dei Cie:

La problematica maggiore resta, come detto, quella delle condizioni di vita all’interno delle strutture; dal 1 Gennaio di quest’anno sono stati circa 9.300 i clandestini che sono transitati attraverso i Cie italiani per essere riaccompagnati nei paesi di origine, un numero tutt’altro che esiguo che certifica la necessità di migliorarne l’ efficienza.
Il sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano, ha ribadito nelle scorse ora che per ovviare a questa mancanza presto saranno aperte altre strutture; le regioni indicate ad ospitarle sono Campania, Veneto, Toscana e Piemonte vale a dire quelle nelle quali fino ad oggi non è stato possibile aprire centri.
Chi segue da vicino la situazione dei Cie ed è edotto di fatti di politica, tuttavia, fa notare come da diverso tempo si facciano proclami e si parli di costruire nuove strutture salvo ritrovarsi, alla fine, con un nulla di fatto.

Pubblicato in Focus

Scritto da

Giornalista indipendente, web writer, fondatore e direttore del giornale online La Vera Cronaca e del progetto Professione Scrittura

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