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Canone Rai

Storia e funzionamento del Canone Rai

Il Canone Rai rappresenta un elemento centrale del panorama mediatico italiano, un tributo che ogni cittadino possessore di un apparecchio atto o adattabile alla ricezione delle trasmissioni radiotelevisive è tenuto a versare.

Nonostante le frequenti discussioni sulla sua natura e utilità, il Canone rimane una fonte di finanziamento essenziale per il servizio pubblico radiotelevisivo.

Cos’è il Canone Rai: natura e finalità

Il Canone Rai, tecnicamente denominato “canone di abbonamento alla televisione“, non è una tassa sulla proprietà dell’apparecchio televisivo in sé, bensì un’imposta sul possesso di apparecchi idonei a ricevere trasmissioni radiotelevisive. La sua finalità principale è quella di finanziare il servizio pubblico radiotelevisivo, gestito, come tutti sappiamo, dalla Rai

Il finanziamento permette alla Rai di adempiere al suo mandato di servizio pubblico, che include la produzione e diffusione di programmi di informazione, cultura, intrattenimento e approfondimento, garantendo pluralismo e accessibilità a tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro possibilità di accesso a servizi a pagamento.

La base giuridica del Canone si fonda sul principio che chiunque sia in grado di usufruire del servizio pubblico radiotelevisivo debba contribuire al suo mantenimento, a prescindere dall’effettiva fruizione. Ciò significa che il mero possesso di un televisore (o di altri apparecchi idonei, come decoder o anche, in passato, radio) in un’abitazione in cui sia presente un’utenza elettrica domestica, fa scattare l’obbligo di pagamento, non legato specificatamente all’utilizzo di un canale Rai o di un altro, ma alla potenziale fruizione del servizio pubblico nel suo complesso.

La storia del Canone Rai: dall’URI all’attuale prelievo in bolletta

La storia del Canone Rai è lunga e complessa, e riflette l’evoluzione del mezzo radiotelevisivo in Italia. Nel 1924 venne istituita l’Unione Radiofonica Italiana (URI), antenata della RAI, per poi trasformarsi nel 1927 con regio decreto in Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche (EIAR) e nel 1944 in Radio Audizioni Italia (RAI) e prevedeva un canone di abbonamento per la fruizione delle trasmissioni radiofoniche. Con l’avvento della televisione, il canone fu esteso anche a questo nuovo mezzo, consolidandosi come la principale fonte di finanziamento per il servizio pubblico.

Nel corso dei decenni, la modalità di riscossione del Canone ha subito diverse modifiche. Per lungo tempo, il pagamento avveniva tramite bollettini postali o attraverso sportelli dedicati, spesso con una scadenza annuale fissa. Tale modalità, pur essendo consolidata, presentava criticità legate all’ampia evasione e alla complessità della gestione amministrativa.

Il Canone Rai in bolletta

Una svolta significativa si è avuta con la Legge di Stabilità 2016, che ha introdotto una riforma radicale del sistema di riscossione. A partire dal 2016, il Canone Rai è stato inglobato nella bolletta elettrica, diventando un addebito rateizzato in dieci mensilità, da gennaio a ottobre.

La misura è stata introdotta con l’obiettivo di ridurre drasticamente l’evasione fiscale e semplificare la procedura di pagamento per i cittadini, basandosi sulla presunzione di possesso dell’apparecchio televisivo, direttamente legata alla titolarità di un contratto di fornitura di energia elettrica per uso domestico residenziale.

Il funzionamento attuale: addebito in bolletta

Attualmente, come accennato, il funzionamento del Canone Rai è strettamente legato alla bolletta dell’energia elettrica. L’importo, fissato annualmente dalla Legge di Bilancio (per il 2025 è di 90 euro), viene suddiviso in dieci rate mensili e addebitato direttamente sulle bollette elettriche da gennaio a ottobre. Questa modalità di riscossione ha semplificato notevolmente il processo per la maggior parte dei contribuenti, eliminando la necessità di bollettini separati e riducendo il rischio di dimenticanze o ritardi.

Esenzioni e casistiche particolari

Tuttavia, esistono diverse casistiche particolari e possibilità di esenzione. La principale esenzione riguarda gli anziani che abbiano compiuto 75 anni e possiedano un reddito proprio e del proprio coniuge (o unione civile) non superiore a una determinata soglia (per il 2025, 8.000 euro). Per beneficiare di questa esenzione, è necessario presentare un’apposita dichiarazione sostitutiva all’Agenzia delle Entrate.

Altre casistiche che prevedono l’esenzione includono i militari di cittadinanza straniera appartenenti alle Forze NATO, gli agenti diplomatici e consolari, i funzionari di organizzazioni internazionali, e coloro che non possiedono alcun apparecchio televisivo. Per questi ultimi, è possibile presentare una dichiarazione sostitutiva di non detenzione, sempre all’Agenzia delle Entrate, per evitare l’addebito in bolletta. La dichiarazione di non detenzione va presentata ogni anno se si vuole continuare a beneficiare dell’esenzione.

In caso di più abitazioni intestate alla stessa persona, il Canone è dovuto una sola volta per la propria residenza anagrafica. Se in una stessa abitazione ci sono più apparecchi, l’imposta è comunque unica. In caso di voltura dell’utenza elettrica, l’obbligo di pagamento del Canone ricade sul nuovo intestatario, che lo troverà addebitato nelle sue bollette successive.

Giacomo Padellaro

Editore sul web, esperto di comunicazione e Digital Marketing