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Truffe dei finti poveri: i cittadini sono poi meglio dei politici?

L’aspirazione ad imitare il poverello di Assisi è tanta ma non a tutti riesce bene. A 2.500, su 8.000 controllati, la povertà stava stretta e gli hanno scoperto automobili di lusso, ville con piscina e proprietà immobiliari oltre che conti in banca decisamente paffutelli. Forse allora i politici sono lo specchio della società civile.
Uno dei mantra che si è soliti sentire è che i politici, questi politici, che ora siedono in Parlamento, ma non solo loro, non rappresentano la società civile. La tesi è accattivante anche perché a nessuno piace essere accostato a quella parte di deputati e senatori o consiglieri del Piemonte o del Lazio o della Lombardia (gestione Formigoni, per quella Maroni tutto bene. Almeno per ora) o dell’Emilia Romagna, giusto per citare i più rappresentativi.
Poiché in verità, a voler essere pignoli si dovrebbe dire che su 20 parlamentini regionali 16 hanno propri rappresentanti sotto accusa per disinvolto uso di denaro pubblico. Per dirla con simpatica metafora. Il natale si avvicina e tocca essere buoni.
No, ad essere accostati con quelli che hanno il dono dell’ubiquità (riescono a pranzare contemporaneamente in due ristoranti che distano centinaia di chilometri l’uno dall’altro) o frequentano mafiosi o si fanno corrompere per concedere appalti et similia, o quelli che vogliono il rimborso del caffè (pezzenti) o della sauna (pezzenti al cubo) all’italiano medio proprio non piace.
Anche perché son cose così vergognose, un po’ da ladri di polli e un po’ da arrampicatori sociali che cercano di togliersi le croste di dosso, da mettere in imbarazzo chiunque abbia un po’ d’amor proprio e qualche briciolo di dignità. Per non dire di senso morale o addirittura dello Stato. Se questo è quel che fanno i politici, solo una parte dei politici ben inteso, quelli che son stati beccati, il resto degli italiani che fa?

 

Politici e cittadini: nessuno è senza peccato

Beh, come non tutti i politici son candidi (eufemismo) così neanche tutti gli italiani lo sono. Oddio è certo che lo Stato nelle sue varie accezioni (comune, fisco, catasto, università, asl, tanto per ricordarne alcune) una bella mano a chi vuol fare il furbo di sicuro la dà.
Non accorgersi, in una piccola cittadina, di una qualche decina di immobili ancorché non accatastati è un po’ da citrulli (eufemismo) e se poi a chi possiede quei beni al sole, che proprio perché tali son noti e visibili a tutti, si concedono benefici sociali (assegno di accompagnamento e pensione e rimborso delle tasse universitarie del figlio) significa essere citrulli al cubo (eufemismo).
Così come vien difficile pensare che chi abita in una zona esclusiva d’una qualsiasi città possa aver diritto all’esenzione delle tasse universitarie. Basta una semplice verifica sull’indirizzo della famiglia e il trucchetto è presto scoperto. Però per farlo ci vuole un minimo di ben d’intelletto o anche più semplicemente di attenzione e, se si vuole esagerare, la voglia di far bene il proprio lavoro. La domanda è quanti ce l’hanno questa voglia?
In fondo il truffatore fa il suo mestiere che, per l’appunto, è quello di truffare come per i piccioni è quello di lordare le panchine del parco. Mica ce la si può prendere con i piccioni se fanno il loro mestiere e pure con coscienza, no?

 

Dipendenti pubblici scorretti, finti poveri e altre magagne:

Mentre con i truffatori sì che ce la si può prendere e se chi deve controllare non è tarlucco (e questo è un bel dubbio amletico) il gioco è presto scoperto. Perché pensare che tutti i controllori siano conniventi fa male al cuore e al fegato ancor prima che alla ragione. Anche se poi si scopre che i dipendenti pubblici denunciati per azioni poco consone al ruolo (eufemismo) son ben 5.000. Ad oggi. Che se per avventura si va avanti con le indagini, e soprattutto se il governo non taglierà i fondi alla Guardia di Finanza come ha già fatto con la polizia i tribunali e le carceri, il numero senza dubbio è destinato ad aumentare.
Dalle recenti indagini della Guardia di Finanza è emerso che su 8.000 controlli effettuati ben 2.500 che si dichiaravano poveri, non lo erano affatto. E’ certo che l’aspirazione e la voglia di imitare il poverello di Assisi è tanta ma è altrettanto vero che non a tutti riesce bene e qualche proprietà, per incidente, gli rimane tra le dita.
Ciò che colpisce nella statistica presentata dalle fiamme gialle non è tanto il numero in assoluto degli evasori o dei truffatori, senz’altro ragguardevole, quanto la percentuale tra controllati e scoperti: oltre il 30%. Al confronto i parlamentari, solo l’11% è indagato, ci fan quasi la figura delle verginelle. Almeno di spirito.
Anche se poi verrebbe la voglia di capire come possono stare in piedi talune fondazioni di politici che spesso hanno sedi prestigiose e quindi costose (ancorché ottenute a prezzi di favore da banche o assicurazioni, che pure questo con l’agire cristallino c’entra poco) e pletorici comitati direttivi composti da famose personalità e magari, per salvare le apparenze, pure di prestigiosi organismi di controllo: che in quei “santuari” vien difficile pensare che ci si entri per far beneficenza e neppure per salvarsi l’anima.
Allora forse val la pena di riconsiderare l’assioma di partenza: la società civile è il brodo di coltura di questi politici, a tutti i livelli, che lì guazzano con agio e disinvoltura. La società civile, dunque, è ben rappresentata negli organi politici. Purtroppo.

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Scritto da

Blogger satirico, polemico, dadaista, ghibellino, laico, uomo d'arme e di lettere - Il Vicario Imperiale

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