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Metodo Stamina: una storia senza fine

Prosegue la querelle intorno al Metodo Stamina; la vicenda come noto va avanti ormai da mesi e, se non fosse che vi sono coinvolte persone (tra le quali molti bambini) affette da malattie neurodegenerative per le quali la medicina moderna non prevede ancora alcuna cura, verrebbe quasi da sorridere e da parlare di una telenovela infinita.
Nelle scorse ore il Tar si è espresso accogliendo il ricorso di Davide Vannoni, ideatore del metodo, ed andando quindi a sospendere il decreto di nomina della Commissione del Ministero della Salute che il 29 agosto scorso aveva bocciato il metodo Stamina. Il ricorso presentato da Stamina Foundation, la onlus fondata e presieduta proprio da Davide Vannoni, verteva sulla composizione della Commissione scientifica istituita dal ministero della Salute per seguire la sperimentazione del metodo Stamina e le varie fasi della ricerca.

Cos’è il Metodo Stamina

Poche ore dopo la delibera del Tar è arrivata la dichiarazione del ministro della Salute Beatrice Lorenzin che ha affermato che la sperimentazione del metodo Stamina di Davide Vannoni non può ripartire: secondo il ministro per le persone già in trattamento con il metodo Stamina presso gli Spedali Civili di Brescia la legge prevede comunque la possibilità di continuare con le cure. Viceversa la “la sperimentazione del metodo – queste le parole del ministro Lorenzin –  è cosa ben diversa e deve rispettare dei parametri. Rifacciamo il comitato scientifico e vediamo l’evolversi”. Staremo a vedere quali saranno i prossimi passi.
ll Metodo Stamina, lo ricordiamo brevemente, è un trattamento terapeutico a base di cellule staminali basato sull’estrazione di queste dal midollo osseo con successivo reinserimento: il metodo, importato in Italia proprio da Davide Vannoni (professore di psicologia generale presso l’Università di Udine) dopo un suo viaggio in Ucraina durante il quale si era sottoposto ad un trattamento simile con cellule staminali, aveva da subito spaccato opinione pubblica e comunità scientifica. Secondo il prof. Vannoni grazie a questo metodo sarebbe possibile curare circa 120 malattie neurodegenerative per le quali attualmente non è prevista alcuna cura.

L’introduzione del metodo Vannoni a Brescia

Nel 2011 a seguito di un accordo tra  Spedali civili di Brescia e lo stesso Vannoni il Metodo Stamina viene introdotto in un laboratorio della struttura.
Nel maggio del 2012 l’ Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ordina un’ispezione nell’ospedale bresciano congiunta con i carabinieri del Nas: lo studio effettuato sui campioni sequestrati non mostra la presenza di cellule nervose in seguito a trattamento delle cellule di partenza ed inoltre si evidenzia come la concentrazione di staminali utilizzate fosse notevolmente inferiore rispetto a quella comunemente utilizzata in esperimenti di questo tipo. La stessa Aifa emette quindi un’ordinanza con la quale vieta ogni attività del laboratorio.
Tuttavia molte famiglie, le quali avevano trovato giovamento dall’utilizzo del Metodo Stamina su loro parenti affetti da gravi patologie neurodegenerative, ricorrono a vie giudiziarie e tramite queste riescono ad ottenere la possibilità di proseguire le cure.
Perché il punto di snodo di tutta la vicenda è esattamente questo: malgrado la bocciatura di gran parte della comunità scientifica, vi sono persone affette da gravi patologie che, secondo testimonianze di famigliari, trarrebbero giovamento dal Metodo Stamina.

Storia della piccola Sofia

L’esempio più eclatante dal punto di vista mediatico è quello presentato da un servizio andato in onda  nella trasmissione Le Iene e nel quale si racconta la storia della piccola Sofia, una bimba affetta da leucodistrofia metacromatica, grave malattia neurodegenerativa per la quale la medicina ufficiale non prevede alcuna cura sperimentale.
Nel servizio televisivo vengono raccolte le testimonianze dei genitori della piccola Sofia che dimostrano come l’utilizzo del metodo Stamina sulla piccola avesse portato alcuni risultati insperati. Servizio televisivo che ha l’ effetto di un sasso lanciato in uno stagno e nell’opinione pubblica  si crea lo scompiglio più totale.
Nel frattempo, tra la mobilitazione generale (soprattutto della rete) in favore della cura secondo il metodo Vannoni, lo scorso marzo viene emesso il noto decreto Balduzzi (allora ministro della Salute) tramite il quale si prevede la prosecuzione del trattamento per chi era già in cura con la sperimentazione. A maggio 2013 quindi il Parlamento tramite la Commissione affari sociali della Camera dei deputati approvava all’unanimità l’avvio della sperimentazione clinica del metodo ideato da Vannoni prevedendo anche lo stanziamento di 3 milioni di euro per gli anni 2013-2014.

Bocciato dal Comitato Scientifico e ricorso al Tar

A fine giugno il neo-ministro della Salute Lorenzin nominava i membri di un comitato costruito ad hoc per seguire la sperimentazione del metodo Stamina e le varie fasi della ricerca. Comitato che dopo l’estate si è espresso in maniera negativa sulla cura definendo il metodo Stamina caratterizzato da “potenziali rischi”, “inadeguata descrizione” e “insufficiente definizione del prodotto” e privo di alcuna consistenza scientifica.
Parere non vincolante quello del comitato, ma che in data 10 ottobre il ministro della Salute aveva approvato decidendo quindi di fermare la sperimentazione del metodo Stamina; dando il via a diverse proteste da parte dei malati e dei famigliari e non solo.
La querelle prosegue e Stamina Foundation si rivolge al Tar per contestare la composizione di quella commissione scientifica poiché, sosteneva la fondazione, gli esperti non erano stati imparziali ed alcuni membri si erano addirittura espressi contro il metodo prima ancora di essere nominati.
Il resto della vicenda è storia di queste ore: il Tar ha accolto il ricorso del prof. Vannoni ed ha sospeso il decreto di nomina di quella commissione ritenendo non indipendenti i tecnici che avevano bocciato la sperimentazione del Metodo Stamina.

Parere del Ministero della Salute:

A seguito di questa sentenza la senatrice a vita Elena Cattaneo, da anni alle prese con la  ricerca sulle staminali, si era espressa duramente affermando che “la validità di una teoria scientifica o di un trattamento terapeutico non si può valutare come se fosse un’opinione qualsiasi, dove ci sono due versioni pro e contro, entrambe legittime: essendo basata su fatti, la validità di un trattamento può essere valutata solo da una comunità scientifica esperta del settore”.
Infine è giunto il parere del ministro Lorenzin: “la sperimentazione del metodo Stamina di Davide Vannoni non può ripartire”. Aggiungendo poi che le persone già in cura presso gli Spedali Civili di Brescia “proseguiranno, come previsto dalla legge, la terapia, ma che la sperimentazione del metodo è cosa ben diversa e deve rispettare determinati parametri”.
Il ministro della Salute ha quindi chiuso proponendo di rifare ex novo il comitato scientifico e vedere cosa succede. La soluzione definitiva sembra essere ancora lontana.

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Scrittore, giornalista, ricercatore di verità - "Certe verità sono più pronti a dirle i matti che i savi..."

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