Il liberalismo rappresenta una delle correnti ideologiche e filosofiche più influenti e dibattute della storia moderna e contemporanea. La sua influenza si estende a campi diversi come la politica, l’economia, il diritto e l’etica, plasmando le istituzioni e i sistemi di governo di numerosi paesi.
Tuttavia, la sua definizione precisa e il suo significato possono variare a seconda del contesto storico, geografico e delle diverse sfumature di pensiero che lo compongono..
In questo articolo parliamo di:
Definizione e origini storiche
Il termine “liberalismo” deriva dalla parola latina “liber“, che significa “libero“. Al suo cuore, questa corrente pone l’individuo e la sua libertà come valori supremi e fondanti dell’organizzazione sociale e politica. Storicamente, il liberalismo nasce come risposta alle strutture di potere assolutistiche e alle restrizioni imposte alla libertà individuale, in particolare durante l’Illuminismo e le rivoluzioni del XVII e XVIII secolo.
Pensatori come John Locke, considerato uno dei padri del liberalismo classico, teorizzarono i diritti naturali dell’individuo (vita, libertà e proprietà) e la necessità di un governo limitato, basato sul consenso dei governati e sulla protezione di questi diritti.
Secondo la Stanford Encyclopedia of Philosophy, una risorsa accademica di riferimento, il liberalismo è una dottrina politica che enfatizza la libertà individuale e sostiene un governo limitato dallo stato di diritto, dalla separazione dei poteri e dalla protezione dei diritti fondamentali. Questa definizione sottolinea due aspetti fondamentali: la centralità dell’individuo e la limitazione del potere statale.
I principi fondamentali del liberalismo
Sebbene il pensiero liberale si sia evoluto nel tempo e presenti diverse sfumature, alcuni principi fondamentali rimangono costanti.
Come detto in precedenza, il principio cardine del liberalismo è la libertà individuale. Questo concetto si articola in diverse dimensioni, tra cui la libertà di pensiero, di coscienza, di espressione, di associazione, di movimento e la libertà economica (libera iniziativa e proprietà privata, associabile anche al concetto di capitalismo). La libertà individuale non è intesa come assoluta, ma come limitata solo dalla necessità di proteggere la libertà degli altri.
Nella filosofia del liberalismo si esplicita l’esistenza di diritti inalienabili e universali che appartengono a ogni individuo in quanto tale e che devono essere protetti dallo Stato. Tra questi possiamo citare, tra gli altri, il diritto alla vita, alla libertà, alla proprietà, alla sicurezza e all’uguaglianza di fronte alla legge. La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, adottata dalle Nazioni Unite nel 1948, rappresenta un importante documento che riflette molti di questi principi liberali.
La presenza dello Stato di diritto è un altro elemento fondante e sostiene che il governo deve operare nel quadro di leggi chiare, pubbliche e applicate in modo imparziale, riassumibile con il noto termine “rule of law“, che garantisce la prevedibilità e la limitazione del potere statale, proteggendo i cittadini dall’arbitrio e dall’abuso di potere.
Separazione dei poteri, costituzionalismo e tolleranza
Per evitare la concentrazione eccessiva di potere, il liberalismo promuove la separazione dei poteri statali (legislativo, esecutivo e giudiziario) e l’esistenza di meccanismi di controllo reciproco (“checks and balances”), un approccio teorizzato da Montesquieu, è considerato essenziale per la salvaguardia della libertà e la prevenzione della tirannia.
Inoltre, viene associata spesso all’idea di una costituzione scritta che definisce i limiti del potere statale, stabilisce i diritti e i doveri dei cittadini e regola il funzionamento delle istituzioni politiche, considerandola la legge fondamentale a cui tutte le altre leggi devono conformarsi.
Nel liberalismo viene promossa la tolleranza verso diverse opinioni, credenze e stili di vita, riconoscendo la diversità come un valore e sostenendo la coesistenza pacifica di differenti gruppi e individui all’interno della società.
Il libero mercato
Nella sua dimensione economica, il liberalismo (spesso definito “liberismo”, di cui parleremo in seguito) sostiene la libera iniziativa, la concorrenza, la proprietà privata dei mezzi di produzione e un intervento limitato dello Stato nell’economia.
Economisti come Adam Smith hanno argomentato che un mercato libero, guidato dalla “mano invisibile” della domanda e dell’offerta, porta alla maggiore efficienza e prosperità.
Le diverse declinazioni del liberalismo
Nel corso della storia, come detto in precedenza, il liberalismo ha assunto diverse forme e sfumature.
Partendo dal liberalismo classico, si basa sulla protezione delle libertà individuali negative (libertà da interferenze esterne, soprattutto statali) e su un ruolo limitato dello Stato, principalmente nella difesa, nella giustizia e nel mantenimento dell’ordine pubblico.
Il liberalismo sociale (o “nuovo liberalismo“), emerso alla fine del XIX secolo in risposta alle disuguaglianze sociali generate dalla rivoluzione industriale, sostiene un ruolo più attivo dello Stato nel garantire un certo livello di benessere sociale, nell’istruzione, nella sanità e nella protezione dei lavoratori, pur mantenendo l’enfasi sui diritti individuali e sulle libertà civili.
Il neoliberalismo riprende alcune idee del liberalismo classico nel corso del XX secolo, con una forte enfasi sulla deregolamentazione, sulla privatizzazione e sulla riduzione della spesa pubblica.
Il liberalismo democratico è la forma di liberalismo più diffusa nelle democrazie occidentali contemporanee, che combina i principi liberali fondamentali con le istituzioni democratiche, come il suffragio universale, le elezioni libere e pluralistiche e la responsabilità del governo nei confronti dei cittadini.
Differenze tra liberalismo e liberismo
Liberalismo e liberismo, pur condividendo una radice etimologica nel concetto di libertà, rappresentano due distinti ambiti ideologici. Il primo è una dottrina politica e filosofica che, come detto, pone l’accento sui diritti individuali, sulla limitazione del potere statale attraverso lo stato di diritto e la separazione dei poteri, e sulla libertà in diverse sue forme (di pensiero, espressione, associazione, ecc.).
Il liberismo, invece, è una dottrina economica che teorizza e promuove il libero mercato, la libera concorrenza, la proprietà privata dei mezzi di produzione e un intervento statale minimo nell’economia.
In sintesi, il liberalismo è una visione più ampia che riguarda l’organizzazione del potere politico e la tutela delle libertà civili, mentre il liberismo si concentra specificamente sulla sfera economica e sul ruolo dello Stato in essa. Si può essere liberali in politica senza necessariamente sposare integralmente le tesi del liberismo in economia, e viceversa, sebbene storicamente le due correnti di pensiero abbiano spesso avuto punti di contatto e influenzamenti reciproci.