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Giovani e droghe: il caso Cocoricò e la legge che non c’è

“Chiuderemo tutti i locali che non rispettano la legge. Non esiste linea dura contro le discoteche ma contro la vendita e lo spaccio di droga all’interno delle discoteche”.
È stato chiaro come non mai il Ministro dell’Interno Angelino Alfano, giustificando qualche giorno fa all’opinione pubblica il motivo della chiusura del Cocoricò, tempio della musica techno italiana dai primi anni novanta. La cronaca di questi giorni ci riporta storie di ragazzi che provano eroina, ecstasy e qualsiasi tipo di droga per evadere dalla realtà ritrovandosi poi in fin di vita.
I più fortunati riescono a salvarsi, magari con trapianti di fegato. I più deboli, invece, perdono la vita. È proprio quello che è successo a Lamberto Luccaccioni, un sedicenne di Città di Castello, morto il 19 luglio scorso dopo un’overdose di ecstasy all’interno del Cocoricò. La più grande discoteca di Rimini, appunto il Cocoricò, ha una superficie vastissima, arriva a ospitare circa seimila persone è impossibile quindi capire chi entra e chi esce, nonostante la sicurezza.
Da anni è tappa fissa di adolescenti che non esitano a partire ore prima in treno dalle diverse regioni d’Italia per ritrovarsi insieme e ballare tutta la notte sotto l’effetto delle luci psichedeliche e magari anche di droghe. E terminare la serata strafatti sulla spiaggia a dormire, in uno stato di estasi.

La storia del Cocoricò:

È difficile se non impossibile dire a un ragazzo poco più che adolescente di stare attento, di evitare di prendere pasticche o altri tipi di droga, soprattutto perché quelle in commercio negli ultimi anni sono ben diverse dalla semplice marijuana.Cocoricò
Sono droghe sintetiche che purtroppo il più delle volte l’organismo non riesce a smaltire e quindi si va incontro ai casi di incoscienza o di problemi neurologici, come è successo a Napoli a tre adolescenti dopo aver provato una nuova droga sintetica, Amnésia.
Il questore di Rimini Maurizio Improta, in seguito all’inchiesta sulla morte del sedicenne, ha deciso di chiudere la discoteca per 120 giorni, praticamente per tutta la stagione estiva nell’attesa di fare chiarezza su quanto successo, sebbene la droga sia stata acquistata dal ragazzo fuori dal locale.
Secondo l’ordinanza di chiusura il locale nel corso degli anni è stato un punto di riferimento per persone pericolose che gravitavano nell’ambiente dello spaccio e abuso di sostanze stupefacenti, con ripercussioni sia sulla vita dei ragazzi che per la sicurezza pubblica.
Ma a dirla tutta, sulla chiusura hanno pesato anche gli arresti e gli interventi del 118 nel locale a causa di collassi o overdose di droghe: solo dal 1994 al 2013 il locale ha dovuto chiudere ben 7 volte.
E se i dirigenti della discoteca lamentano perdite di migliaia di euro che non riusciranno più a recuperare con 200 lavoratori a casa, i genitori di migliaia di ragazzi, frequentatori assidui della disco e il Moige sono soddisfatti di questa chiusura.

Legislazione italiana in materia di droghe:

Una magra consolazione l’hanno avuta di certo i familiari di Lamberto, ma davvero chiudendo il Cocoricò si pensa di risolvere il problema dello spaccio di droga? Forse non è così facile come ipotizzato dal ministro Alfano.
Se facciamo un’analisi, ritroviamo migliaia di discoteche che animano la movida estiva in tutta Italia e in particolare in Romagna. Allora, come riusciranno a fermare lo spaccio di sostanze stupefacenti? Chi vorrà spacciare, di certo, troverà un altro posto. Purtroppo al momento risposte concrete non ce ne sono né tantomeno leggi pensate ad hoc, in particolare dopo l’abolizione della Fini-Giovanardi sulle droghe. Inizialmente in Italia c’era la legge Iervolino -Vassalli soppiantata dalla legge Fini – Giovanardi nel 2006 che è stata poi abolita nel 2014 dalla Corte Costituzionale per ritornare alla legge precedente.fini-giovanardi
Un po’ di confusione c’è ma vediamo nel dettaglio cosa è successo per capire meglio il travagliato cammino delle leggi italiane e come non vengono applicate. La legge 2006 contro gli stupefacenti è stata introdotta per sopprimere la legge precedente, la Iervolino – Vassalli del 1990, ma non è servita a nulla.
La Fini – Giovanardi è stata bocciata dalla Corte Costituzionale nel marzo del 2014. Dopo la sua abolizione si è tornati quindi alla norma precedente che un referendum del 1993 ha abrogato in parte, alleggerendo le pene per i consumatori di droghe leggere. Quali sono le differenze tra le due leggi?

Legge Fini Giovanardi e confusione attuale:

Prima cosa la differenziazione tra droghe leggere e pesanti che per la Iervolino – Vassalli erano due cose diverse, per la Fini – Giovanardi no; infatti secondo questa legge i reati per droghe leggere e pesanti possono avere la stessa pena.
Con il ritorno alla Iervolino – Vassalli, c’è il limite non solo tra droghe leggere e pesanti ma esiste una forte differenza tra uso personale e spaccio, con la libertà per il giudice di decidere la pena da comminare. Per non parlare del problema che da anni assilla l’opinione pubblica e vede impegnati i radicali in prima persona: la liberalizzazione delle droghe leggere.
Insomma si capisce ben poco, ma liberalizzando ci sarà possibilità di limitare lo spaccio e l’abuso di sostanze psicotrope? La confusione c’è e al momento è prematuro dire cosa potrà succedere e se mai si riuscirà a bloccare il fenomeno dello spaccio in queste grandi discoteche. Una cosa è certa, ragazzi che continuano a prendere droga ce ne sono e di certo questo clamore mediatico e queste morti, possono essere utili e far ragionare. Almeno questa è la speranza.

Pubblicato in Focus

Scritto da

Calabrese, testarda e con la passione per il giornalismo.

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