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Cannabis light: il dibattito continua a dividere l’Italia

Il tema della cannabis light sembra destinato a dividere ancora una volta l’opinione pubblica. A dare nuovamente la stura alle polemiche è stato alla fine dell’estate Matteo Salvini, che nella sua veste di Ministro dell’Interno ha bollato i centri che la vendono con parole molto dure che hanno lasciato intendere come il leader della Lega, oggi vice premier, non veda di buon occhio la vendita.
Parole alle quali ha peraltro fatto seguito una circolare ministeriale che è stata interpretata alla stregua di una vera e propria stretta, pur ribadendo la volontà di tutelare i coltivatori. Ma quando si parla di cannabis light, a cosa si fa riferimento?

Le cifre del settore e il problema normativo

Il settore della cannabis light ha ormai raggiunto cifre discretamente importanti in Italia, con oltre un migliaio di esercizi commerciali i quali riversano sul mercato i prodotti a base di canapa e infiorescenze di centinaia di aziende, molte delle quali sorte nell’ultimo semestre.
Un comparto quindi che promette un notevole sviluppo, il quale però potrebbe essere ostacolato proprio dalla circolare emanata dal Ministero dell’Interno. Il documento, infatti, sembra intenzionato a non lasciare più margini di manovra, fissando limiti ben precisi.
Nel caso in cui la canapa non rientri nel limite dello 0,2 per cento di Thc (delta-9-tetraidrocannabinolo) o nelle 64 varietà definite “industriali” dal Catalogo europeo, sarà trattata alla stregua di una sostanza stupefacente. Con conseguenze che comportano non solo la denuncia a piede libero per il titolare del negozio, ma anche il sequestro dei prodotti e la segnalazione al Prefetto dei clienti. Sia nel caso delle infiorescenze sfuse che di oli e derivati.

In Italia un mercato in crescita

Le mosse di Salvini vanno a calarsi in una fase che vede il mercato italiano in continua espansione, tanto da rendere insufficiente la canapa coltivata nel nostro Paese a soddisfarne la richiesta. Proprio i coltivatori sono l’altra parte in causa e in questo caso la circolare sembra cercare di tutelarli, stabilendone la non punibilità nel caso in cui le cause naturali ad essi non imputabili si tramutino in un raccolto con una percentuale di Thc fuori dalla norma.
Il vero problema del documento, indicato come tale dagli esperti, consiste soprattutto nel fatto che esso non è stato reso pubblico e rischia quindi di avere ricadute molto negative sul settore, in quanto l’80% dei prodotti attualmente commercializzati verrebbe a trovarsi in una sorta di zona grigia, ovvero ai limiti della punibilità.

La canapa come anticamera alle droghe pesanti?

Proprio per questo motivo FederCanapa, l’associazione che riunisce gli imprenditori del settore ha chiesto un incontro a Matteo Salvini, il cui scopo sarebbe quello di definire le linee guida in grado di fornirgli sicurezza.
Resta ora da vedere se il leader della Lega Nord vorrà usare concretezza e sano realismo, oppure cedere ancora una volta a richiami ideologici, in particolare quelli di chi continua a guardare alla canapa, anche quella light, come anticamera alle droghe pesanti e al proibizionismo come unica risposta possibile di fronte al suo consumo. Stesso dibattito che ha infiammato per anni la questione della cannabis per uso medico, ancora oggi in sordina nel nostro paese mentre in altri contesti è una realtà consolidata con evidenti vantaggi per i pazienti.

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