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Il lavoro del traduttore: paghe misere e poche tutele

Il lavoro del traduttore, come gran parte dei mestieri intellettuali, rientra nella categoria delle attività da non consigliare: le paghe sono misere, i ritmi di lavoro sono stressanti ed al contempo non si gode di alcuna tutela. Questo il risultato di un interessante studio condotto dall’Ires Cgil dell’Emilia Romagna in collaborazione con Slc Cgil e Strade (sindacato dei traduttori nato nel gennaio 2012) il cui titolo è ‘dalla parte dei traduttori’.
Il dossier mette in risalto la condizione disagio della figura del traduttore che risulta essere mediamente una persona sotto i 39 anni, plurititolata (almeno il 90% dei traduttori è laureato), di cultura, con molta passione per il lavoro che svolge ma al tempo stesso senza troppe speranze per il futuro.

Illegalità e aspetti critici del lavoro di traduttore:

Per comprendere meglio di cosa stiamo parlando, diamo alcuni numeri emersi nell’ambito dello studio; circa il 60% dei traduttori guadagna meno di 15mila euro lordi l’anno. Nello specifico alle donne va anche peggio perché risultano guadagnare mediamente circa il 23% in meno.
Partendo da queste contingenze, l’84% dei traduttori afferma di non vedere alcuna prospettiva di miglioramento per il proprio futuro e per questa ragione oltre la metà degli intervistati dichiara di svolgere un altro lavoro. In molti quindi si dedicano alle traduzioni nel tempo libero, magari di notte o nei giorni festivi.
Tra le criticità maggiormente indicate da Strade, il sindacato dei traduttori editoriali che svolgono, in via esclusiva o parziale, traduzioni tutelate dalle norme giuridiche sul diritto d’autore, vi sono quelle relative alla scarsa, se non del tutto mancante, legalità nella quale i traduttori sono costretti ad operare. Dalle problematiche classiche e comuni a tutti i lavori, quale ad esempio i finti rapporti di collaborazione occasionale, ad altre più specifiche della categoria, come quella sui diritti d’autore.

Diritti e doveri dei traduttori:

Si perché un traduttore editoriale con la sua opera di riscrittura di un romanzo, di un saggio o comunque di uno scritto in generale, produce un’opera d’ingegno originale soggetta a diritto d’autore; cosa che come facilmente intuibile, non sempre gli viene riconosciuta o tutt’al più gli viene riconosciuta tramite pagamento di una somma forfettaria. Mediamente in Italia un traduttore cede il proprio diritto per una cifra di 12/15 euro rinunciando, al contempo, alle future royalty sulle vendite.
In sostanza la figura del traduttore deve rifarsi alle varie leggi sul diritto d’autore mentre da un punto di vista peculiare lavorativo basa il proprio operato sulla Carta del Traduttore, un testo adottato dalla Federazione Internazionale dei Traduttori nel 1963 e modificato ad Oslo nel 1994. In questo documento vengono fornite le linee guida dei diritti e doveri dei traduttori comprese le condizioni economiche e sociali che dovrebbero contraddistinguere la professione.

Quanto guadagna un traduttore?

Naturalmente come per la gran parte dei mestieri, su tutti quelli editoriali ed intellettuali, queste dichiarazioni di guida rimangono lettera morta e la realtà lavorativa finisce per essere tutt’altra; sempre seguendo i dati forniti dallo studio ‘dalla parte dei traduttori’ è interessante capire quanto guadagna mediamente un traduttore.
Le cifre indicate parlano di un margine molto variabile di guadagno, mediamente dai 9 ai 20 euro lordi a cartella. Nel linguaggio editoriale, per chi non fosse esperto, una cartella è l’unità di misura utilizzata per indicare la lunghezza del documento da scrivere e corrisponde a 30 righe di 60 battuta ciascuna per un totale di 1800 caratteri.
Tornando alle questioni dei traduttori, i numeri indicati come guadagno sono chiaramente orientativi; tuttavia a volte si rischia di imbattersi in cifre ancora minori. E questo a causa della tendenza al ribasso da parte di chi si dedica a qualsiasi lavoro editoriale di scrittura; precari che, come noto, per portare a casa la pagnotta sono ormai costretti a svendersi malgrado l’alta qualità comunque richiesta e necessaria per una attività di questo genere.

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