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Carcere: la Tortura Democratica

Riceviamo e pubblichiamo una lettera di un detenuto del carcere di Spoleto, Carmelo Musumeci. La lettera contiene il suo pensiero che, per dovere di cronaca, pubblichiamo integralmente.

“Un criminale è innanzitutto un uomo e da uomo dovrebbe essere trattato dai suoi simili. Sui vari giornali di questi giorni leggo: L’Italia dice “no” all’ONU sulla tortura nel codice penale. Il governo italiano ha dichiarato ufficialmente al Consiglio dei Diritti umani delle Nazioni Unite che l’Italia non inserirà nel codice un reato specifico contro la tortura. Penso che probabilmente lo Stato italiano abbia paura di far sapere che nel suo Paese la tortura è di casa; proviamo a vedere come si definisce la tortura:
<E’ qualunque violenza o coercizione, fisica o psichica,esercitata su una persona per estorcele una confessione o informazioni, per umiliarla.>
La tortura offende la dignità umana, produce sofferenza fisica e/o psicolgica. La tortura è necessaria ai regimi, anche quelli contemporanei che preferiscono forme di violenza morale e psicologica.

 

 

Ora andiamo a vedere come lo Stato italiano tortura alcuni suoi cittadini:
– con il sovraffollamento nelle sue carceri, i detenuti sono sempre di più ed escono sempre di meno. Penso che le carceri italiane siano diventate delle vere discariche sociali e delle vere tombe per esseri viventi, dove gli abusi e le infamie la fanno da padrone e dove molto spesso i morti viventi si uccidono da soli;
– con le sezioni del carcere duro dove i prigionieri sono sottoposti al regime di tortura dell’articolo 41 bis dell’ordinamento penitenziario. Sezioni che servono a fabbricare “pentiti” e ad estorcere confessioni ai prigionieri. Riporto una notizia che può aiutare a riflettere:
Giudice USA: il 41 bis è una tortura. Niente estradizione al boss: il regime del 41 bis italiano equivale ad una forma di tortura, che viola la convenzione ONU in materia. Con questa motivazione un giudice statunitense ha negato l’estradizione ad un boss della malavita italo-americano.
(da panorama.it);
– con la pena dell’ergastolo ostativo, che nega ogni beneficio penitenziario a chi non diventa collaboratore di giustizia, senza tenere conto neanche dei motivi per cui uno sceglie di non collaborare, e che fa diventare il carcere a vita realmente una sanzione perpetua e disumana. L’ergastolo ostativo ti fa sentire un cadavere senza ancora essere morto, perché non hai nessuna possibilità di uscire se non parli, se non confessi e se non metti in cella un altro al posto tuo.
Penso che la mancanza di speranza e di futuro sia una sofferenza mentale che è peggiore di quella fisica.
Con l’art. 4 bis dell’ordinamento penitenziario si fa diventare la non collaborazione non più una scelta ma un obbligo. Se non parli non esci dal carcere fino all’ultimo giorno della tua pena, in caso di condanna all’ergastolo mai.

Penso che i morti e le vittime dei reati abbiano diritto di avere giustizia, ma anche i delinquenti, i mafiosi, i criminali debbano avere dopo una vita passata in carcere il diritto a sapere quando finisce la loro pena. E debbano avere il diritto di non essere torturati con il regime del 41 bis, di non stare in luoghi chiusi uno sopra l’altro come pezzi di legno e di non essere condannati ad una pena perpetua.
In caso contrario i delinquenti, i criminali, i mafiosi smetteranno di essere quelli che sono e diventeranno delle vittime e le persone perbene che approvano e permettono tutto questo occuperanno il loro posto nella società.”

 

Camelo Musumeci
Carcere di Spoleto
Luglio 2010

Pubblicato in Posta

Scritto da

La Vera Cronaca, giornale online libero e indipendente

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