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Legge intercettazioni: come è adesso e come potrebbe cambiare

Uno dei temi di attualità dell’agenda politica di questi giorni è costituito dalla discussione riguardante le modifiche alla legge sulle intercettazioni. Cerchiamo di capire cosa sta succedendo, e soprattutto cosa potrebbe succedere in futuro, quando le modifiche saranno operative.
Attualmente le intercettazioni sono un mezzo di ricerca della prova da parte delle procure della Repubblica, vengono disposte dal Pubblico Ministero, tuttavia è mancata fino ad oggi una precisa regolamentazione tecnica, il che ha suscitato spesso dubbi e controversie sul loro uso.
Tecnicamente, la legge attuale prevede che possano essere usate per indagare su reati punibili con pene non inferiori ai 5 anni di reclusione. Per evitare intercettazioni indiscriminate, è necessario come prerequisito che esistano fondati sospetti, o meglio i “presupposti oggettivi di gravi indizi di reato”, ma anche l’assoluta indispensabilità dell’intercettazione al fine di poter portare a compimento l’indagine. E’ sempre necessario che la disposizione del Pubblico Ministero venga autorizzata dal GIP.
A cavallo delle festività pasquali 2015, si è improvvisamente riaperto il dibattito riguardo la nuova proposta di legge sulle intercettazioni, già approvata una volta sia dalla Camera sia dal Senato in versioni diverse, sempre con centinaia di emendamenti che fino ad ora ne hanno bloccato l’approvazione. Nonostante questa empasse politica, il ministro della Giustizia Orlando ha più volte dichiarato che non intende procedere mediante un decreto, ma attraverso l’approvazione del suo disegno di legge sulla riforma del processo penale.

Contenuto delle intercettazioni e riservatezza:

Al centro della parte più controversia del dibattito, ancora una volta, c’è l’argomento della notorietà dei contenuti delle intercettazioni. Come tornato alla ribalta con il caso Crocetta di questi giorni, l’attenzione è sulle disposizioni dirette a garantire la riservatezza delle comunicazioni e delle conversazioni telefoniche e telematiche oggetto di intercettazione. bavaglio-allinformazione
In pratica, le polemiche sono attorno al rischio dello scatenarsi quotidiano di gogne mediatiche, cosa che avviene puntualmente ogni volta che viene reso noto dalla stampa il contenuto di una qualsiasi intercettazione.
Che fino ad oggi le intercettazioni siano state spesso pubblicate a sproposito è fuori da ogni dubbio, ma i casi più gravi sono sempre stati quelli riguardanti la pubblicazione di comunicazioni non rilevanti ai fini della giustizia penale. In questa direzione si muove l’emendamento presentato dall’On. Alessandro Pagano di Area Popolare, che propone un preciso procedimento all’udienza di selezione del materiale intercettato.
Un altro emendamento, anche questo a firma unica di Pagano, introduce il reato di “riprese e registrazioni fraudolente”, punibile con la reclusione da 6 mesi a 4 anni, commesso da chiunque effettui riprese video o registrazioni audio di conversazioni a cui partecipa, o comunque avvenute in sua presenza, e ne fa uso senza il consenso degli interessati.

Nessun bavaglio alle intercettazioni:

Il ddl sulla riforma del processo penale, calendarizzato per luglio, essendo composto di 30 articoli non è di rapida approvazione, pertanto c’è chi leva la voce per chiedere che le intercettazioni vengano stralciate dal ddl, e discusse (e magari approvate) prima.
Attualmente, a meno di altri emendamenti o modifiche, il progetto legislativo non ipotizza un bavaglio alle intercettazioni, tantomeno nuovi limiti al loro uso, ma si cerca di impedire che integralmente, o a stralci, vadano ad alimentare i pettegolezzi tramite la loro pubblicazione a mezzo stampa, soprattutto per i testi captati accidentalmente e per quegli stralci non riguardanti direttamente le indagini.
Il 27 luglio il DDL è alla Camera, in un’atmosfera rovente, non solo per il caso Crocetta, ma perché in questo mese sono finite pubblicate perfino alcune intercettazioni di una conversazione tra il premier Matteo Renzi ed il generale della Guardia di Finanza Michele Adinolfi, in cui i due parlano dell’ex capo dello Stato Giorgio Napolitano. Si tratta quindi di una delicata partita che si gioca sul filo del confine tra pubblica rilevanza e privacy dei cittadini.

Attuale pena per i giornalisti colpevoli:

Al momento, se un giornalista viene riconosciuto colpevole di una pubblicazione arbitraria degli atti di un procedimento giudiziario, viene punito con unagiornalismo-investigativo multa di soli 130 euro (anche se poi vi sono casi di sentenze che sanzionano chi pubblica la telefonata con il reato di concorso nella rivelazione del segreto), il che rende conveniente pubblicare comunque le intercettazioni; se venisse approvato l’emendamento Pagano, la pena sarebbe il carcere.
Tuttavia, il vice ministro della Giustizia, Enrico Costa, non esita ad esternare il suo dissenso: non andrebbe punito il giornalista, che una volta avuta la notizia la pubblica, semmai andrebbe colpito chi fa uscire abusivamente quei documenti dai tribunali, chi custodisce questi testi ha tra le mani dei beni delicatissimi, che come tali andrebbero protetti e non diffusi. La battaglia alla Camera si preannuncia quindi serrata e senza esclusione di colpi, e di ostruzionismi.

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Scrittore, giornalista, ricercatore di verità - "Certe verità sono più pronti a dirle i matti che i savi..."

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