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Gioacchino Genchi insieme ai giovani contro la mafia

“Notti contro le mafie” è un appuntamento mensile che gli studenti viola di tutta Italia, in collaborazione con numerose associazioni presenti sul territorio, organizzano per sostenere la lotta contro la criminalità organizzata: serate di letture, videoproiezioni e musica, arricchite di volta in volta da interventi di ospiti d’eccezione.
Il primo incontro si è svolto il 23 ottobre scorso nelle piazze di varie città italiane, con la lettura di brani tratti da Gomorra, il libro-denuncia di Roberto Saviano. Il progetto nasce infatti con lo scopo di approfondire la conoscenza della mafia, della camorra, della ‘ndrangheta e delle organizzazioni criminali in genere, ispirandosi in modo particolare ai magistrati, vittime della mafia, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Esattamente 71 anni fa nasceva proprio Paolo Borsellino e per ricordare l’anniversario della nascita del giudice gli studenti si sono riuniti per la terza volta nella giornata di ieri, Mercoledì 19 Gennaio, portando avanti il loro progetto nel racconto di Cosa Nostra attraverso testimoni importanti, presenti da Milano a Catania.
Come hanno spiegato gli stessi organizzatori, quella di ieri è stata una “una giornata simbolica e abbiamo scelto proprio questa data per ricordare, oltre che Paolo Borsellino ed il suo amico e collega Giovanni Falcone, anche persone come Padre Pino Puglisi, Peppino Impastato, Rita Atria e tutti quelli che sono morti per essersi opposti con coraggio alla mafia: è nostro dovere, oggi, portare avanti le loro idee ed il loro operato”.

 

ll nuovo volto della Mafia: come riconoscerla

Una notte che ha avuto grande risonanza a livello locale e che ha visto infatti la presenza di personalità davvero esclusive città per città, tra cui: Salvatore Borsellino e Giulio Cavalli a Milano, Elio Veltri e Antonio Mazzeo a Bologna, Gioacchino Genchi ed Emiliano Morrone a Roma (a Palermo l’appuntamento si terrà il 27 Gennaio alla presenza di Giovanni Impastato e ad Agrigento il 29 Gennaio).
L’evento romano, cui la redazione del nostro giornale ha assistito, si è svolto presso la Locanda Atlantide di San Lorenzo, dove c’è stata anche una raccolta di firme per la campagna lanciata da ‘Libera’ “I corrotti restituiscano ciò che hanno rubato” e per la legge d’iniziativa popolare promossa dai cittadini aquilani “Firma per L’Aquila, firma per l’Italia”, per la ricostruzione delle zone terremotate.
Gioacchino Genchi, con il suo intervento dal palco, ha voluto soffermarsi su alcuni aspetti delle organizzazioni criminali su cui raramente si instaura il dibattito culturale e che riguardano il cosiddetto “codice d’onore” degli uomini della mafia. “Giovanni Falcone lo aveva capito e lo conosceva ed ha saputo davvero cogliere quanto la mafia viva di contraddizioni: tangibili nel mito della famiglia o dei matrimoni incrociati, cioè nella cultura mafiosa dell’onore”.
Genchi ha ricordato poi il giudice, assassinato insieme alla moglie il 23 maggio 1992, dicendo: “Giovanni Falcone aveva anche la rara capacità di parlare ai mafiosi, che non riconoscono l’autorità dello Stato. Ho cominciato a capire chi era davvero solo quando è morto e poco dopo, insieme a lui, anche sua moglie, Francesca”.
Ricordano l’intelligenza e il coraggio dei due magistrati, Genchi ha voluto sottolineare l’importanza di “elevare lo standard dell’approfondimento tematico. Occorre approfondire gli aspetti inediti della mafia, che è cambiata ed oggi ha una grande capacità di mimetizzarsi. Gli aspetti più pericolosi della criminalità organizzata non sono più i Kalashnikov, le lupare o gli omicidi, quanto piuttosto la capacità di proteggere e creare latitanti, di generare boss che fermano la lotta al crimine”.

 

La Mafia oggi è imprenditoria a opera in Borsa:

Si rivolge a questo punto direttamente ai ragazzi, lanciando un consiglio frutto dell’esperienza maturata nel corso del suo lavoro: “state attenti agli stereotipi perché la mafia oggi è imprenditoria e opera in borsa, nei mercati, nella pubblica amministrazione: nella politica. Quando la mafia va al potere e al governo e controlla politica, economia, banche e istituzioni diventa davvero un pericolo, per tutto il territorio e per la sua sopravvivenza. State attenti alle icone di un’antimafia che è fatta di simboli.
Gli aspetti violenti che ci raccontano i film o i libri non sono tutto quello che c’è e di cui si dovrebbe, invece, parlare. L’aspetto più inquietante delle organizzazioni criminali è infatti il danno che viene perpetrato alla società, alla cultura e a tutto ciò che rappresenta un momento di crescita e di vita. La mafia non uccide solo perché toglie la vita: uccide perché colpisce la cultura, il bello, l’onestà. Uccide la libertà”.

L’importanza della cultura per combattere la Mafia:

Secondo Genchi è cioè fondamentale l’importanza dell’approfondimento culturale su determinati aspetti ‘inediti’ delle organizzazioni mafiose: “non ci si sofferma mai, ad esempio, sulle donne di mafia. Le mogli dei mafiosi sono delle vittime, come dimostrano le confidenze telefoniche che queste donne si fanno: raccontano alla propria sorella o alle amiche cosa vuol dire dover sposare un uomo che non si ama solo perché si è figlie di un boss o dover piangere un figlio morto e invece amato, ucciso per questioni di mafia. Se si raccontassero queste e altre tragedie che vivono le famiglie mafiose, io credo che si potrebbe dare un contributo importante alla società e alla mafia stessa per potersi analizzare dall’interno”.
Questo intervento che abbiamo voluto in parte riportare si è concluso poi con una riflessione chiara e per nulla scontata: “l’unico vero antidoto nella lotta alla mafia è la scuola, l’istruzione: solo la cultura può respingere la violenza”.

Pubblicato in Archivio Notizie

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Nata a Roma nel 1984. Laureata in Lettere. Blogger e collaboratrice giornalistica

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