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Bonus bebè e discriminazione leghista

Il Bonus bebè è un finanziamento agevolato per i bambini, rientrato in vigore dal 1 gennaio 2010 in seguito al Piano Anticrisi varato dal Governo. Si tratta di un prestito (che ammonta fino a un importo massimo di 5.000 euro per ogni bambino nato o adottato nel 2009, 2010 o 2011) che va restituito nell’arco di cinque anni attraverso un tasso fisso; per richiederlo basta rivolgersi direttamente agli istituti di credito che aderiscono all’iniziativa.
A tutti gli effetti il prestito bebè è dunque concepito soprattutto per aiutare le famiglie a far fronte all’attuale momento di difficoltà e crisi economica che sta vivendo il Paese. Tuttavia, secondo determinati soggetti politici le cose non stanno così.
Nel 2007 il Consiglio comunale di Tradate, in provincia di Varese, ha infatti deciso di offrire il contributo di 500 euro ai nuovi nati di ogni anno tagliando fuori i bambini senza entrambi i genitori italiani, consegnando l’assegno direttamente ai genitori in occasione della Festa del bambino.
In questo modo il suddetto Comune ha escluso e privato, consapevolmente, i cittadini immigrati extracomunitari, così come gli stranieri comunitari, del beneficio del bonus.
A detta del Sindaco di Tradate, la decisione sarebbe stata motivata dallo scopo dichiarato di incentivare la natalità’ degli italiani, visto che i cittadini stranieri sarebbero prolifici al punto di compromettere la conservazione della cultura italiana. La questione, come prevedibile, è finita in Tribunale.

 

Bonus bebè: non per i figli di immigrati

“C’è anche da considerare il forte tasso di calo demografico e l’invecchiamento della popolazione autoctona”: esattamente con queste parole i legali del Comune di Tradate hanno presentato al Tribunale di Milano il ricorso in appello contro la sentenza del 26 luglio scorso, in cui la decisione della Giunta leghista veniva infatti bocciata perché “discriminatoria” nei confronti degli stranieri. L’udienza del ricorso è ora fissata per il prossimo 8 settembre.
Come non hanno mancato di sottolineare molte associazioni a tutela dei diritti degli immigrati, la limitazione del finanziamento agevolato esclusivamente ai figli di cittadini italiani costituisce una discriminazione di fatto, poiché la delibera riserva un trattamento diverso basandosi unicamente su criteri relativi alla nazionalità e all’appartenenza etnica.
Il Comune leghista di Tradate, però, proprio non ci sta e, durante l’assemblea del 29 luglio, ha infatti direttamente deciso di sospendere l’erogazione del bonus bebè. Secondo questo Consiglio Comunale, infatti, il bonus agevolato non sarebbe un servizio sociale obbligatorio, quanto piuttosto un incentivo giuridicamente e concettualmente diverso: in poche parole questo Comune vuole dare l’assegno a chi gli pare e piace, cioè unicamente alle famiglie italiane per preservare la “specie” autoctona.
Il sindaco di Tradate, andato su tutte le furie quando il Tribunale di Milano ha emesso il 3 Giugno la sentenza che gli ordinava di correggere i criteri discriminatori della sua ordinanza, sembrerebbe proprio non riuscire ad accettare che la visione del mondo leghista non è, né mai lo sarà, un’interpretazione giuridica dei fatti legittimata e riconosciuta da uno Stato di diritto.

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Nata a Roma nel 1984. Laureata in Lettere. Blogger e collaboratrice giornalistica

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