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Rifugiati politici a Roma: tra degrado e nuove proposte

Quello dei rifugiati politici nella Capitale, come noto, è un problema di vecchia data che presenta diversi aspetti di criticità cui non si è riuscito a trovare soluzione nel corso degli anni; al riguardo risulta piuttosto esplicativo quanto accaduto nei mesi scorsi presso l’ex ambasciata somala dove, in seguito a diverse indagini e denunce portate avanti anche dall’organizzazione umanitaria Medici per i Diritti Umani, era emerso come centinaia di profughi somali, rifugiati politici o titolari di permessi per protezione umanitaria, venivano stipati da anni in condizioni igieniche e sanitarie allarmanti.
Attualmente a Roma sono presenti 22 centri di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati, con la presenza di un solo centro polifunzionale, il centro Enea nato dalla sinergia tra Comune di Roma e Ministero dell’Interno con l’intento di sostenere tutte quelle persone costrette a fuggire dal loro paese d’origine che cercano in Italia un possibile rifugio; tuttavia come dicevamo, spesso la condizione nella quale si trovano i rifugiati nella Capitale è tutt’altro che decorosa.

 

Richiedenti asilo a Roma:

Qualche mese fa il direttore del Consiglio italiano per i rifugiati, Christopher Hein, nel corso di una conferenza stampa di Medici per i Diritti Umani e dalla Commissione Diritti Umani (Medu) aveva denunciato come fossero “almeno duemila i richiedenti asilo a Roma che vivono in condizioni di alloggio e sanitarie drammatiche”; si parlava di sudanesi, etiopi, somali, eritrei e afgani che avrebbero diritto ad essere assistiti ma che non hanno alcun aiuto dallo Stato e dall’amministrazione.
La stessa associazione Medu aveva evidenziato come quasi tutti i rifugiati politici della Capitale (il 93%) fossero senza fissa dimora e come  il 21% soffrisse di malattie all’apparato respiratorio. A gravare sulla situazione dei rifugiati, inoltre, influiscono anche i tempi per ottenere l’accoglienza che si aggirano all’ incirca intorno ai 6 mesi.
Con queste premesse risulta più semplice comprendere il perché della firma di un accordo che è avvenuta nelle scorse ore al Viminale, sede del Ministero degli Interni, alla presenza del ministro Roberto Maroni, del prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro e del sindaco di Roma Capitale Gianni Alemanno; il documento punta a migliorare la situazione dei richiedenti asilo che sbarcano nella Capitale razionalizzando quello che in un comunicato del Comune di Roma viene descritto come “un sistema fino a oggi farraginoso che ha creato disparità di trattamento tra le persone accolte e una sperequazione in termini sia economici che di servizi”.

 

Condizioni delle strutture per l’accoglienza dei rifugiati e richiedenti asilo:

In buona sostanza si parla di strutture per l’accoglienza dei rifugiati e richiedenti asilo maggiormente integrate tra loro e di rendere più efficace il sistema di accoglienza con un accesso ai servizi più semplice e immediato; cosa che, come evidententemente si evince anche dal comunicato, fino ad ora non si era assolutamente riusciti a fare.
In un’ altra nota diffusa dal Viminale si legge come il Ministero dell’ Interno “condivide le istanze dell’Amministrazione capitolina sulla necessità di dotare Roma di un nuovo welfare dedicato ai rifugiati e ai richiedenti asilo che possa dare riposte certe alle nuove esigenze sociali presenti in città” rendendo altresì il sistema “più efficace e velocizzando al contempo gli ingressi nei centri e le successive uscite grazie ad una rete di sistemi condivisi abbattendo inoltre le liste di attesa”.
In conclusione il documento rappresenta una presa di coscienza importante su come, fino ad oggi, il meccanismo abbia stentato a funzionare causando gravi problemi per i rifugiati politici e si pone quale obiettivo per il futuro quello di mettere in campo strumenti concreti nel tentativo di migliorare; la speranza naturalmente è che alle buone intenzioni seguano fatti concreti e che i rifugiati possano trarre effettivi vantaggi da questo documento.

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