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Italia, alle stelle il consumo di psicofarmaci

In Italia è boom di psicofarmaci. In un solo anno la vendita di antidepressivi e antipsicotici è arrivata a quota 49 milioni, con una percentuale di accessi al pronto soccorso per motivi psichiatrici pari al 3%.
Sono dati forniti direttamente dal Ministero della Salute e relativi all’ultimo Rapporto sulla salute mentale, frutto di un’indagine condotta nel 2018 (quando ancora la crisi economica, relazionale e psicologica legata alla pandemia del Covid 19 non era scoppiata). Un massiccio uso di farmaci che fa emergere un altrettanto marcato disagio psichico nel nostro Paese.

Antipsicotici ed antidepressivi

Nello specifico, per quanto riguarda gli antipsicotici il numero di confezioni acquistate in farmacia supera i 5,5 milioni, cui si aggiungono altri 6,5 milioni della distribuzione diretta, ovvero farmaci reperiti tramite ospedali o servizi di assistenza mentale.
Gli antidepressivi venduti in farmacia, invece, superano addirittura i 36 milioni di confezioni, cui si sommano i 565.000 della distribuzione diretta. Ma come va interpretata questa forte discrepanza di numeri tra i canali di distribuzione? A fornire un chiarimento interessante è Massimo Di Giannantonio, Presidente della Società Italiana di Psichiatria.

Per acquistare psicofarmaci basta una ricetta di un medico generico

A detta del Presidente della Sip, la forte discrepanza di numeri tra vendite di psicofarmaci in farmacia e distribuzione diretta starebbe in una”inappropriatezza prescrittiva”. In pratica per l’acquisto di psicofarmaci in farmacia è sufficiente una normale ricetta, che qualsiasi tipo di medico può prescrivere, anche il medico di base per fare un esempio.
Non è un fattore da trascurare, poiché implica il fatto che il parere di specialisti del settore venga facilmente scavalcato, e con esso anche un fondamentale inquadramento del disagio psicopatologico in questione. Senza diagnosi, prognosi ed effetti della terapia come si può aiutare davvero chi sta male? È una domanda che al momento non trova risposta. Lo stesso quesito si solleva per gli accessi al pronto soccorso.

Le difficoltà dei servizi di salute mentale

Nel 2018 più di 600.000 persone hanno chiesto aiuto agli ospedali per patologie psichiatriche: un dato, a detta del Presidente Di Giannantonio, che rappresenta un serio problema di salute pubblica al quale occorre fornire al più presto una risposta, aumentando i finanziamenti ai dipartimenti di salute mentale, in crisi poiché caduti nel dimenticatoio ma cruciali per un miglioramento della situazione.
Il ruolo svolto sul territorio dai servizi di salute mentale è strategico e insostituibile, eppure da tempo gli addetti al settore lamentano la necessità di un incremento delle risorse. Quelle risorse che in Italia sono drammaticamente inferiori rispetto ad altri Stati europei.

Discriminazione dei malati

Mancano soprattutto un equo accesso nelle regioni ai trattamenti farmacologici innovativi insieme a programmi mirati per le patologie gravi all’esordio. Oltre a questo, scarseggiano personale ed integrazione del privato sociale e imprenditoriale con i servizi pubblici di salute mentale nell’ambito della residenzialità ospedaliera e territoriale.
C’è poi la forte questione della discriminazione dei malati di mente su lavoro, pensionamento e assicurazioni. Carenze che si ripercuotono sulle famiglie, su chi ogni giorno ha in casa una persona malata non adeguatamente supportata e inserita socialmente.

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Laureata in Storia dell'Arte. Blogger e viaggiatrice instancabile.

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