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Sanità e sprechi: quante spese per lavanderie e mense

Proprio in queste ore il governo tecnico  sta proponendo alcune proposte per tagliare la  spesa nel settore sanitario per un totale di circa 8 miliardi nei prossimi 3 anni: dai farmaci alle industrie farmaceutiche, passando per beni e servizi, farmacie, specialistica e case di cure accreditate, sono molteplici le voci da sfoltire per arrivare ad un risparmio piuttosto corposo.
Fatto che sta portando notevoli malumori anche all’interno del parlamento, oltre a far mettere di traverso (tanto per cambiare, verrebbe da dire) i sindacati di categoria. Ebbene proprio in queste ore emerge un dato importante dalla Relazione generale sulla situazione economica del Paese del 2011, pubblicata sul sito del ministero dell’Economia: ed in base alla quale alcuni servizi “non sanitari” avrebbero fatto registrare nel 2011 un incremento di spesa pari al 4,2%. A cosa ci si riferisce? Esattamente al conto per l’acquisto di alcuni beni e servizi, soprattutto quelli appaltati quali lavanderia, pulizia, mensa, riscaldamento.
Complessivamente la spesa per beni e altri servizi ammonta a circa 34 miliardi di euro, quindi si parla di un aumento  del 3% rispetto al 2010: entrando nello specifico degli acquisti di prodotti medicali di consumo, questi sono aumentati del 2,4% rispetto al 2010. Dato che registrava,a sua volta, un incremento del 4,7% rispetto al 2009.

 

Aumenta spesa delle Asl per forniture e servizi:

In sostanza, rispetto a 3 anni fa ci sarebbe stato un contenimento sulla crescita della spesa per l’acquisto dei beni: cosa ha concorso a questa diminuzione? Secondo la relazione del ministero dell’ Economia, su questo contenimento ha giocato un ruolo importante l’ottimizzazione delle procedure di acquisto dei farmaci, in particolare attraverso gare centralizzate gestite da centri di riferimento a livello regionale o aziendale, oltre al consolidarsi in alcune regioni del fenomeno della distribuzione diretta dei farmaci, che nelle regioni in crisi ha saltato il canale delle farmacie. Grazie alla reintroduzione della quota a carico dei cittadini inoltre, si sarebbe andati a scoraggiato l’acquisto di farmaci.
Tornando alla spesa sanitaria, nel mirino del Commissario alla spending review, Enrico Bondi, sono entrate proprio queste voci legate all’acquisto di beni e servizi: una serie di provvedimenti atti a diminuire la spesa sanitaria che, ricordiamo, costa mediamente ad ogni cittadino circa 1.800 euro l’anno. Il tutto naturalmente senza  pregiudicare la qualità dei servizi offerti.
I margini di intervento che sono stati resi noti dalla Relazione generale sull’economia pubblicata dal Tesoro del 2011 appaiono piuttosto ampi: come detto in precedenza, la spesa delle Asl per acquistare forniture e servizi è cresciuta nel 2011 del 3%. E ciò malgrado il fatto che la spesa sanitaria complessiva sia aumentata rispetto al 2010 di appena lo 0,1%.
All’interno di questo comparto si troverebbe quindi l’anomalia di spesa con voci che continuano a crescere in maniera esponenziale: ci si riferisce qui alle spese rese note sopra, vale a dire i servizi non sanitari appaltati all’esterno quali spesa per i servizi di lavanderia, mensa, pulizie e riscaldamento. Voci per le quali, nello scorso anno, la spesa è cresciuta del 4,2%, cifra alla quale si deve aggiungere quella per manutenzioni e riparazioni, salita del 2,8%.
La palla passa ora al Commissario alla spending review Enrico Bondi che, per restare in tema di sanità, dovrà dimostrare di essere un buon ‘chirurgo’ andando a tagliare le spese non giustificate o eccessive senza tuttavia compromettere la qualità dell sistema sanitario italiano.

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Scritto da

Giornalista di inchiesta, blogger e rivoluzionario

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