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Perché l’Italia è un Paese razzista

Morire in Italia per colpa del razzismo si può. Il blitz nel campo nomadi di Torino e la strage di senegalesi in piazza Dalmazia a Firenze non sono che le ultime conferme del livello culturalmente impresentabile del nostro Paese.
I fenomeni xenofobi periodicamente raccontati dalla stampa nazionale, se da una parte palesano l’equazione ‘straniero uguale criminale’ come il pregiudizio dominante dell’opinione pubblica (salvo eccezioni), dall’altra inducono a riflettere per individuare le cause che nutrono questo modo di pensare.
I sociologi contemporanei, che tanto hanno scritto e teorizzato nelle loro analisi sul fenomeno, stanno attualmente imputando le cause del pregiudizio soprattutto alla politica, che ha utilizzato (e ancora lo fa) i temi dell’ostilità, dell’esclusione, della paura dello straniero o della devianza per acquisire consenso.
Di un intero sistema, cioè, che chiama in causa anche l’informazione, perché allarmista in senso xenofobo e spesso incapace di staccarsi dal clima demagogico vigente. Niente di nuovo, verrebbe da dire, ma proprio alla luce dei fatti recenti vale la pena soffermarsi sull’ultima trovata di un partito, la Lega, che assurta a principale forza di opposizione al Governo Monti, nei giorni scorsi ha presentato alla Camera 600 emendamenti contro la nuova manovra economica col dichiarato intento di difendere gli interessi del popolo e alleggerire la crisi.
Si tratta di una serie di proposte in perfetta continuità con la tradizione del partito e che potrebbero apparire come discriminatorie poiché prevedono tasse ed aumenti riservati esclusivamente ai cittadini stranieri. Facciamo qualche esempio.

 

Provvedimenti razzisti verso gli stranieri: 

L’abolizione, tanto per cominciare, degli articoli 28, 29 e 30 che permettono i ricongiungimenti familiari e l’aumento fino a 1000 euro per il rilascio (o rinnovo) del permesso di soggiorno. Spicca poi l’innalzamento di 300 euro per le spese relative alle richiesta di cittadinanza (passando quindi da 200 a 500 euro a persona), insieme al dimezzamento della durata del permesso per gli immigrati che perdono lavoro, attualmente di 6 mesi (in sostanza se uno straniero in 3 mesi non trova un altro impiego regolare diventerebbe clandestino).
Qualche leghista è arrivato anche a proporre di obbligare gli imprenditori extracomunitari che aprono una partita Iva a depositare una fideiussione di 3000 euro a favore della agenzia delle Entrate, riscattabile solo a cessazione attività e dopo aver dimostrato di aver pagato i contributi e le tasse. Infine: chiedere agli imprenditori che assumono immigrati “extracomunitari” un contributo del 5% del costo del lavoro da destinare a scopi socio assistenziali. Quasi una specie di “penale”.
Riporta tutto dettagliatamente un articolo dell’Osservatorio Italia-Razzismo, che sottolinea anche come in Francia i migranti diventino cittadini in una percentuale e con una rapidità maggiore di quanto accada da noi. Nel 2003, il tasso di acquisizione della cittadinanza in Italia era pari allo 0,9%: il più basso in Europa.
La nostra legge sulla cittadinanza è infatti tra le più arretrate anche perché la sua concessione resta un atto discrezionale. In tutto questo, proprio gli osservatori contro il razzismo (come l’Unaar) lanciano un nuovo allarme: nel 2011 i fenomeni di discriminazione nei luoghi di lavoro sono raddoppiati rispetto al 2010.
I fatti di Torino e Firenze ci dicono che l’Italia è un Paese razzista. Ma come potrebbe non esserlo se proprio all’interno del Parlamento è consentita ancora la presenza di un partito anticostituzionale come la Lega? Quello delle ronde padane contro gli stranieri: quello che da quasi vent’anni ha decisiva influenza sul governo del Paese.

Pubblicato in Archivio Notizie

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Nata a Roma nel 1984. Laureata in Lettere. Blogger e collaboratrice giornalistica

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