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Lancette avanti di un’ora: storia dell’ora legale in Italia

Si appresta a tornare l’ora legale con lo spostamento delle lancette in avanti di un’ora che avverrà nella notte tra sabato 26 e domenica 27 marzo.
Un’azione che è utile per aumentare le ore di luce durante il giorno e, per questo, c’è chi vorrebbe addirittura estendere la sua attuazione lungo tutto il corso dell’anno sostenendo che in questo modo si andrebbe a favorire il turismo diminuendo al contempo i consumi di luce per gli utenti.
L’idea che è alla base del provvedimento fu teorizzata già nel 1784 da Benjamin Franklin tramite un articolo pubblicato sul Journal de Paris che si basava proprio sulla necessità di risparmiare energia; ovviamente non ebbe alcun seguito.
Si dovette attendere più di un secolo perché il costruttore britannico William Willet, nel 1907, la riprendesse trovando stavolta terreno fertile.

 

Introduzione dell’ora legale:

Il dibattito innescato sfociò nell’adozione dell’ora legale nel 1916, quando le esigenze economiche indotte dallo scoppio del primo conflitto mondiale indussero la Camera dei Comuni ad approvare il British Summer Time.
Lo spostamento in avanti delle lancette fu poi imitato da molti Paesi che indicarono nel risparmio energetico una priorità bellica. Tornata ad affacciarsi in modo disorganico dopo il conflitto, l’ora legale è stata poi adottata nel 1996 da tutti i Paesi che facevano parte dell’Unione Europea, da quelli dell’est europeo e dalla Svizzera.
Tra i paesi dell’Europa orientale c’era anche la Russia che, però, nel 2011 ha deciso di sperimentare l’ora legale permanente salvo poi andare in direzione inversa optando per l’ora solare lungo tutto l’arco dell’anno.

 

L’ora legale in Italia:

Per quanto riguarda il nostro Paese, anche in questo caso la misura che portò alla sua prima introduzione risale al 1916, nell’ambito della Grande Guerra, quando fu approvato un decreto legislativo contrassegnato dal numero 631.
Un provvedimento adottato il 25 maggio che andava in pratica ad intervenire su quello risalente al 10 agosto 1893, il quale aveva stabilito a sua volta il meccanismo sul quale calcolare l’orario, fissandone la durata sino al 1920.
Tornata nel 1940, l’ora legale fu poi oggetto di un lungo tira e molla sino al 1948, in particolare a causa delle esigenze belliche e della ricostruzione. Il periodo di massima durata fu quello tra il 14 giugno del 1940 e il 2 novembre del 1942.

Necessità della crisi:

Anche la divisione del Paese comportò conseguenze sull’orario in vigore, mentre in occasione dell’occupazione di Trieste da parte delle truppe jugoslave l’ora legale fu vietata nella città giuliana, al fine di allinearne l’orario a quello in vigore nella federazione guidata da Tito.
Il definitivo ritorno dell’ora legale avvenne nel 1965, quando a renderla necessaria fu la crisi energetica in atto nel periodo in questione. Applicata per la prima volta a partire dall’anno successivo, essa fu prolungata per quattro mesi, ovvero dall’ultima domenica di maggio sino all’ultima di settembre.
Fu quindi portata a sei mesi nel 1980, quando fu indicato il periodo di apertura nella prima domenica di aprile, poi spostato all’ultima di marzo.

Non solo necessità economiche:

Infine il prolungamento di un ulteriore mese deciso nel 1996, con la chiusura fissata all’ultima domenica di ottobre. Il dibattito sull’utilità della sua applicazione si è nel frattempo arricchito di ulteriori capitoli, in cui alle necessità economiche sono andate ad affiancarsi quelle di carattere strettamente sanitario.
L’ultimo report al proposito è quello elaborato dai ricercatori dell’università di Turku, in Finlandia, secondo il quale il passaggio all’ora legale aumenterebbe i rischi di ictus, oltre a provocare disturbi del sonno, carenza di appetito e squilibri psicofisici, gli stessi del jet-lag.

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Scrittore, giornalista, ricercatore di verità - "Certe verità sono più pronti a dirle i matti che i savi..."

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