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Italia in fallimento: ogni 2 ore chiudono 3 imprese

In Italia ogni giorno falliscono 35 imprese; ogni due ore sono in tre a chiudere ed i dati da inizio anno parlano di 5.334 totale di imprese chiuse nei primi 5 mesi del 2013, vale a dire 284 in più (+5,6%) rispetto allo stesso periodo di riferimento dell’anno precedente.
Numeri da ecatombe ed a fornirli è Unioncamere, l’ Unione italiana delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura. A calare sono i consumi che, sempre secondo Unioncamere, sono fermi al palo anche per quel che riguarda i generi di prima necessità mentre parallelamente a rendere ulteriormente fosco il quadro di insieme sono i troppi crediti che spesso le imprese non riescono a riscuotere facilmente.
Tornando alle imprese che chiudono, i settori maggiormente interessati sono quello ma manifatturiero (1131 fallimenti), edilizio costruzioni (1.138 fallimenti) e il commercio inteso sia come dettaglio che ingrosso (1.203 fallimenti). Seguono le attività immobiliari, anch’esse al centro della tempesta con un incremento del 117,4% di istanze ed una crescita di domande di concordato (proposte che vengono presentate dai creditori) di +277,3% per le attività immobiliari, +141,7% per le costruzioni.
Più in generale le domande di concordato crescono in tutti i settori; queste risultano essere triplicate rispetto al 2012, sintomo evidente di un malessere economico sempre più diffuso. E segno che, spesso, le imprese chiudono non solo per debiti ma anche per crediti che non si riescono a riscuotere. Secondo il rapporto di Unioncamere, nessuno rispetta più le tempistiche e i clienti delle imprese (non solo lo Stato ma, talvolta, anche altre imprese e quindi privati) non pagano.

 

Le città con più fallimenti di aziende:

Detto dei diversi settori più interessati dai fallimenti, analizzando la situazione da un punto di vista geografico territoriale emerge subito una particolarità: il disagio è il medesimo tanto al malandato sud quanto al ricco nord. Un paese estremamente diviso tra settentrione e meridione per una volta sembra essere sulla stessa linea.
La città con il maggior numero di fallimenti è infatti Milano con il 10% di tutti i fallimenti; ben 525 in tutto nei primi 5 mesi del 2013 presi ad esame. A seguire vi è Roma con 466 fallimenti, Napoli con 217, Torino con 209, Brescia e Firenze a 143 fallimenti.
Si tratta naturalmente di grandi città dove è concentrata una grande quantità di imprese e di conseguenza il numero di fallimenti è altrettanto elevato. La tendenza è la medesima anche a livello di regioni, se pensiamo che al primo posto per numeri di fallimenti troviamo la ricca Lombardia (1211 fallimenti totali) seguita da Lazio (595) e Veneto (454). Le regioni che hanno riscontrato il rialzo più marcato rispetto al loro stesso risultato dell’anno precedente sono Toscana (+38,2%), Calabria (+24,4%) ed Emilia Romagna (+15,1%). 

 

La protesta del settore edilizio:

Una crisi estremamente diffusa e che non risparmia nemmeno le aree più ricche del paese; al riguardo proprio in queste ore sta andando in scena la seconda ‘Giornata della collera‘, che fa seguito a quella di alcuni mesi fa. I lavoratori del settore edilizio hanno manifestato in Piazza Affari di Milano contro quelle che vengono ritenute ‘vessazioni’ amministrative e burocratiche che stanno affossando il settore. In segno di protesta i caschetti gialli sono stati piazzati per terra a formare una serie di cerchi a spirale, metafora neanche troppo velata della crisi economica che attanaglia il settore.
La singolare protesta presenta anche un risvolto propositivo: le imprese del settore hanno infatti deciso di stilare un elenco di quelle che considerano essere le maggiori vessazioni (un elenco di 100 voci che va dalle varie procedure burocratiche alle varie autorizzazioni ecc…) accompagnando ogni voce con una concreta proposta di semplificazione.
Una protesta a metà tra provocazione e proposizione e che i vari esponenti del settore sperano possa servire a far smuovere qualcosa ponendo un argine al costante perire delle imprese cui in Italia si assiste ormai da troppo tempo.

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Scritto da

Giornalista scomodo - "L'unico dovere di un giornalista è scrivere quello che vede..."

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