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Condizionatori, nuove regole UE: 8 su 10 andranno sostituiti

Cone le nuove direttive dell’Unione Europea sull’obsolescenza dei condizionatori molti necessiteranno di sostituzione. L’Unione Europea ha adottato negli ultimi anni una serie di regolamentazioni sempre più stringenti per contrastare il cambiamento climatico e promuovere una società maggiormente sostenibile. Tra le ultime misure introdotte, vi è un’azione senza precedenti riguardante i condizionatori, che mette in discussione l’utilizzo di numerosi modelli attualmente presenti sul mercato.

Cosa dicono le nuove norme

Il recente decreto dell’Unione Europea segna un momento di grande importanza per l’industria dei dispositivi di climatizzazione e per coloro che li utilizzano in ambito familiare, aziendale e nelle Pubbliche Amministrazioni. Con l’Europa che accelera verso la realizzazione del Green Deal, diventa imperativo adottare misure più rigide e ambiziose. Secondo le stime riportate da Il Messaggero, l’80% dei condizionatori attualmente presenti in Italia dovrà essere sostituito a breve.
L’obiettivo principale delle nuove restrizioni imposte dall’UE è raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Questo significa porre un definitivo stop agli F-gas, cioè agli idrofluorocarburi responsabili dell’emissione di gas a effetto serra. Per raggiungere tale obiettivo, l’Unione Europea ha deciso di vietare l’assistenza e la manutenzione dei condizionatori e di altri dispositivi contenenti gas fluorurati a partire dal 2024.

Quale impatto per le famiglie

Una decisione che potrebbe portare a cambiamenti sostanziali nelle famiglie non solo a livello di impianti di climatizzazione, ma anche di impianti a gas, caldaie, pompe di calore, impianti di refrigerazione. Per contrastare i cambiamenti climatici e la salvaguardia dell’ambiente, l’Unione Europea sta promuovendo il ricorso a tecnologie maggiormente efficienti.
L’ultima introduzione del regolamento dell’Unione Europea per contrastare gli F-gas ha generato reazioni divergenti, sia in Francia che in Italia, da parte delle aziende coinvolte nella “filiera del freddo”. Nonostante l’approvazione da parte del Parlamento europeo il 30 marzo scorso, le trattative non sono ancora state concluse e le imprese in Europa sperano di ottenere ulteriori spazi di intervento.
In Italia, ad esempio, le associazioni Applia, Area Ehpa ed Epee, che rappresentano il settore della produzione e manutenzione dei dispositivi di climatizzazione, sollevano preoccupazioni riguardo ai rischi derivanti dall’attuazione di un programma così encomiabile, ma difficilmente realizzabile (fonte: PG Casa).

Il Green Deal

Alla base di tutto vi è il Green Deal, un pacchetto di iniziative strategiche che mira ad avviare l’UE sulla strada di una transizione verde, con l’obiettivo ultimo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Il tutto tramite trasformazione dell’UE in una società equa e prospera con un’economia moderna e competitiva, come riporta il sito del Consiglio Europeo.
Se da un lato il Green Deal è fondamentale per il clima, dall’altro potrebbe infliggere un duro colpo alla filiera della produzione oltre che a tutte le società che sono legate indirettamente a questo settore (comparto che contribuisce all’economia italiana dello 0,5%, per un volume di affari di 8 miliardi di euro l’anno circa).
Ultimo aspetto non certo per importanza, i consumatori, che dovranno essere informati per tempo su questi cambiamenti per adeguarsi e per essere supportati in questo passaggio, magari con incentivi e con agevolazioni finanziarie.

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Scrittore, giornalista, ricercatore di verità - "Certe verità sono più pronti a dirle i matti che i savi..."

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