Seguici su:

Archivio Notizie

Letto 5708 Volte
Condividi

Bollo auto: cos’ è, quanto si paga e come cambierà

Il bollo auto, una delle tasse meno amate dagli italiani, sta per cambiare faccia e, probabilmente, lo farà diventando ancora più sgradito. Anche se non vi è ancora nulla di concreto, diversi media stanno rilanciando con insistenza l’eventualità che il nostro ordinamento possa modificare l’attuale approccio con la possibilità che si proceda a calcolare l’imposta non più sui cavalli fiscali, bensì sulla base del tasso di inquinamento del veicolo.
La proposta era stata già dibattuta lo scorso giugno in Commissione Ambiente del Senato e potrebbero essere adesso maturi i tempi per procedere in modo concreto.

Che cosa è il bollo auto

Prima di spingerci nella previsione di quel che potrebbe accadere al panorama italiano del bollo auto, val la pena compiere un piccolo sforzo di sintesi e ricordare che la tassa automobilistica (questo il nome “ufficiale” del bollo auto) è un tributo locale che grava sugli autoveicoli e motoveicoli immatricolati in Italia.
Ne consegue che tale tassa è un onere che tutti coloro che posseggono un veicolo sono tenuti a pagare, con il possesso che verrà presunto dall’iscrizione del veicolo all’interno del PRA (il Pubblico Registro Automobilistico).

Dove nasce il bollo auto

Il bollo auto nasce con il DPR 5 febbraio 1953, n. 29, e viene poi modificato più volte nel corso dei decenni fino ad arrivare all’attuale formulazione, che prevede l’assoggettamento alla sua imposizione da parte di tutti coloro i quali risultano essere proprietari, usufruttuari, acquirenti con patto di riservato dominio o utilizzatori a titolo di leasing.
L’assoggettamento al pagamento del bollo auto non è comunque operante in via “assoluta”. La legge prevede infatti l’esenzione da parte dei mezzi ultratrentennali e i veicoli ultraventennali, purché di interesse storico e collezionistico.

Chi è esente dal pagamento del bollo auto?

Nell’ipotesi in cui tali mezzi siano utilizzati su strada, dovrà essere versato il bollo ridotto, ovvero la tassa forfettaria di circolazione.
Come spesso accade in Italia, non esiste univocità di interpretazione delle normative vigenti tanto che le regioni sono intervenute con proprie leggi territoriali che hanno chiarito quali siano le categorie di veicoli da considerarsi o meno esentati, introducendone altresì delle nuove (ad esempio, i veicoli “ecologici”, che in alcune aree d’Italia sono temporaneamente esentati dalla tassa).
Non pagano inoltre il bollo i soggetti disabili in relazione al soggetto adattato al proprio handicap (il quale non dovrà superare i 2000 cc se a benzina o 2800 cc se a diesel), e nelle ipotesi di radiazione, radiazione d’ufficio, cessazione della circolazione.

Quando si prescrive il pagamento del bollo auto

Il bollo auto decade con il termine del terzo anno successivo all’anno nel quale si doveva effettuare il pagamento. Dunque, la prescrizione coincide sempre al 31 dicembre del terzo anno che segue quello di scadenza.
Considerato che possono essere oggetto di contestazione da parte dell’Agenzia delle Entrate i pagamenti degli ultimi tre anni, il triennio è altresì il periodo per il quale si è obbligati a conservare le ricevute, da mostrare in caso di verifica.
La conservazione delle ricevute può essere effettuata anche a casa: non è infatti più obbligatorio tenere la ricevuta di pagamento del bollo in vista nel vetro anteriore del veicolo, come avveniva un tempo, né è necessario procedere a mostrare la stessa su richiesta di Forze dell’Ordine e Guardia di Finanza, che non hanno il compito di effettuare controlli o sanzioni sul pagamento della tassa.

Come viene calcolato il bollo auto

Il bollo auto viene calcolato sulla base della potenza del mezzo in chilowatt: se la potenza è superiore ai 185 kW, la tassa diventa un “superbollo”, con incremento dell’onere calcolato sulla base della potenza che eccede i 185kW del mezzo in 20 euro per kW, e una tassazione che si riduce contestualmente con l’anzianità del mezzo, fino ad annullarsi a 20 anni di vita.
Si tenga conto che le regioni hanno il potere di aumentare o di diminuire gli importi dovuti, introducendo anche altri fattori di calcolo, come la classe di inquinamento.

Il bollo auto all’estero

Ma il bollo auto è un’esclusiva italiana, o si paga anche negli altri Paesi? In realtà, la tassa automobilistica è presente in molte nazioni, sebbene ogni nazione abbia adottato sistemi impositivi differenti.
In Germania, ad esempio, l’importo è mediamente più basso e calcolato sulla base dei cavalli e della cilindrata. In Francia il costo del bollo diminuisce con l’anzianità del mezzo, fino ad essere sostanzialmente dimezzato dopo 5 anni di possesso del veicolo (e abolito dopo 10 anni).
In Inghilterra esistono due tariffe a seconda dell’alimentazione del veicolo, con ponderazione sulla cilindrata e sull’emissione di inquinamento. In Spagna l’onere è calcolato sulla base di cilindrata e potenza fiscale, in modo non lontano da quanto avviene qui da noi.

Come cambierà il bollo auto

Anche se non vi sono ancora certezze in merito, sta divenendo sempre più probabile una possibile variazione dell’attuale approccio impositivo del bollo auto, con il calcolo che – forse già dal 2018 – verrà effettuato sulla base del tasso di inquinamento del veicolo. Ma che cosa succederà in questo caso?
La conseguenza più probabile è che una simile variazione di intenti possa coinvolgere in maniera più ingente coloro che hanno una vettura Euro 3 – quelle immatricolate tra il 2001 e il 2006 – visto e considerato che il loro livello di inquinamento potrebbe essere conteggiato in misura più penalizzante rispetto a quanto avviene oggi.
Per saperne di più bisognerà attendere ancora qualche settimana. Per il momento, l’ipotesi di una modifica del sistema di calcolo del bollo sembra essere stata confermata da Laura Puppato, membro della commissione Ambiente, che ha precisato come tale ipotesi rientri “in una prima fase di avvio di un tipo di valutazione economica basata non sono sul Pil, ma anche sulla sostenibilità e sulla giustizia ambientale”,.
La senatrice che ha poi sottolineato come il 2017 sia statoil primo anno in cui alcuni indicatori del Benessere Equo e Sostenibile sono entrati nella manovra finanziaria. La speranza è che questa iniziativa possa essere inserita nella Legge di Bilancio 2018”.

Pubblicato in Archivio Notizie

Scritto da

Blogger, esperto di web e web marketing

Potrebbe interessarti

Lascia un commento

Seguici su: