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Italia e ricchezza: spaccatura tra Nord e Sud

E’ un’Italia divisa, più che mai a due velocità sul piano economico, quella che si appresta ad entrare nel 150esimo anniversario della sua unità: a confermarlo è il recente rapporto dell’Ufficio Studi di Confcommercio-Imprese per l’Italia “Aggiornamento delle analisi e delle previsioni del Pil nelle regioni italiane” che certifica la netta spaccatura tra Nord e Sud del paese da un punto di vista di ricchezza prodotta.
Niente di nuovo, si intenda, le differenze economiche tra settentrione e meridione sono parte integrante della nostra storia a partire dalla data dell’ unità nazionale, nel 1861, che vide sin da subito il divario tra Nord e Sud quale principale problematica da risolvere.
Costituì, ai tempi, la prova certificata dell’ artificiosità e della tempistica non adeguata per l’ unificazione del paese sotto un’unica bandiera nonchè elemento di sfiducia da parte dell’opinione pubblica agli occhi della quale la grave condizione delle province meridionali sollevava ben più di un dubbio sull’effettiva solidità del nuovo stato italiano.

 

Differenza tra nord e sud Italia:

A distanza di 150 anni la questione sembra essere ancora aperta: dai dati della Confcommercio sul Pil, risulta essere in crescita la ricchezza prodotta dalle regioni del centro Italia con una quota, rispetto al totale nazionale, che passa dal 21% del 1995 al 21,6% del 2007.
Nello stesso periodo di riferimento resta immutata la crescita sia del Mezzogiorno che del Nord-Est, mentre si riduce la quota di Pil proveniente dal Nord-Ovest. In termini di ricchezza prodotta si conferma l’ampio divario tra Nord e Sud della penisola, con Valle d’Aosta, Lombardia, Trentino ed Emilia Romagna quali regioni con il Pil pro capite più alto, tutte sopra i 32.000 euro, seguite dal Lazio che sorpassa il Veneto; il risvolto della medaglia è dato da Campania e Calabria con meno di 17.000, e da Puglia e Sicilia che sorpassano di poco questa soglia.
Il dato più interessante arriva, come detto, dal rafforzarsi del Pil proveniente dalle regioni del centro Italia; si passa dal 21% del 1995 al 21,6% del 2007 con una previsione per il 2011 pari al 22,1%. In fondo alla graduatoria si trovano le regioni del Sud con un distacco notevole rispetto a quelle del Nord, e per comprendere meglio la portata di questo dato basta leggere alcuni numeri; la produttività media del Mezzogiorno risulta pari al 56,2% di quella del Nord-ovest, il Pil pro capite della regione meno produttiva (Campania) del Sud, non va oltre il 50% del reddito medio di quella più produttiva (Valle d’Aosta) al Nord.

 

Economia e sociale: un paese spaccato in due

Rovesciando il punto di vista non sorprende quindi notare come la regione meno produttiva del Nord (Liguria) abbia comunque un Pil pro capite superiore di oltre il 24% rispetto a quello della regione più produttiva del Mezzogiorno (Abruzzo).
I numeri sulla ricchezza prodotta parlano chiaro, nel Nord del paese il Pil pro capite si attesta intorno ad una cifra di poco superiore ai 31.000 euro (con differenze irrilevanti tra Nord-Est e Nord-Ovest); al centro il Pil pro-capite è di circa 28.700 euro; nel Mezzogiorno il Pil pro capite medio si ferma a 17.660 euro. Numeri eloquenti che certificano un andamento a due velocità dell’Italia da un punto di vista economico e conseguentemente anche sociale; una spaccatura netta tra Nord e Sud del paese che sta assumendo sempre più i contorni di una frattura insanabile.
Con buona pace degli eroi del nostro Risorgimento che, a 150 anni dalle loro imprese, sarebbero costretti ad assistere ad un paese ancora fortemente diviso.

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Scritto da

Giornalista indipendente, web writer, fondatore e direttore del giornale online La Vera Cronaca e del progetto Professione Scrittura

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