In questo articolo parliamo di:
Se la linea editoriale porta effetti contrari a quelli sperati:
Il punto è capire cosa succede se si supera il confine della decenza. E, soprattutto, chiedersi: se la linea portata avanti da un giornale su precise direttive dell’editore porta effetti contrari, cosa succede?
Si dovrebbero licenziare in massa giornalisti, direttori e compagnia cantante in quanto hanno prodotto effetti opposti a quelli dettati dall’alto? Ci mancherebbe, il lavoro di questi tempi è merce rara: e il lavoro di giornalista lo è ancor di più.
L’unica cosa che si potrebbe affermare senza smentita è che sicuramente si è mancato un obiettivo. In qualunque lavoro viene indicato un target da raggiungere. Talvolta si centra, qualche altra volta no.
E nel caso in questione non solo l’obiettivo sembrerebbe lontano dall’essere raggiunto; ma si sta addirittura ottenendo l’effetto opposto.
Stampa italiane a Movimento 5 Stelle:
La storia ormai nota è quella della stampa italiana e del modo in cui viene trattato ogni argomento legato al Movimento 5 Stelle. Che si tratti della notizia di un’indagine in corso o di un semplice raffreddore di un militante.
Senza fare nomi ovviamente, giornali legati a gruppi editoriali con precisi interessi, soprattutto su Roma, stanno letteralmente ‘toppando’ tutto se il loro obiettivo è realmente (a questo punto dubitare è d’obbligo) quello di tentare di far perdere consenso al movimento di Beppe Grillo e scalzarlo dalle poltrone che ha legittimamente guadagnato (su tutte, Roma con Virginia Raggi, letteralmente presa d’assalto dai giornali locali).
Una linea editoriale suicida (sempre dando per scontato che l’obiettivo sia screditare il Movimento 5 Stelle) degna dei migliori kamikaze giapponesi della Seconda Guerra Mondiale o di un ‘martire’ jihadista.
Politica editoriale che rafforza un M5S che era in crisi:
Una politica che si sta rivelando essere un autogol clamoroso per i giornali e che ha portato all’obiettivo opposto, per certi versi folle: andare ad unire ancor di più il Movimento 5 Stelle in un momento nel quale di motivi, seri e squisitamente politici, per affossarlo ce ne sarebbero stati diversi.
La creatura di Beppe Grillo sta confermando in tutto e per tutto quello che si sospettava da tempo: di dover ancora compiere qualche passo per arrivare ad essere un movimento affidabile, da intendersi qui non come valore legato ad onestà e pulizia; ma riferito ad efficacia amministrativa e capacità di governare.
E, soprattutto, ha confermato quello che era stato uno dei cavalli di battaglia del M5S e che, ancora oggi, sta tenendo altissimi i consensi tra i suoi elettori: l’essere inviso a un certo gruppo di potere. È questo che molti giornali non hanno compreso fino in fondo; e che si sta rivoltando contro la linea editoriale da loro proposta.
Quello che i giornali italiani non capiscono:
Stiamo vivendo, già da qualche anno, una forte ondata di antipolitica: non soltanto contro i partiti, ma contro tutto ciò che rappresenta potere; arroganza; calpestamento dei diritti.
Tentare di ‘manipolare’ l’intelligenza dei lettori (e degli elettori) viene visto, a torto o a ragione che sia, come un espediente per servire il potere stesso. Un modo di sposare la sua causa.
E non si vuole qui dare un giudizio politico sull’operato, buono o meno buono che sia, di uno schieramento: si vuole solo tentare di far capire che, semmai l’obiettivo era quello di screditare un movimento, si deve per forza affermare che:
- È un qualcosa che va a tradire profondamente gli ideali di informazione e stampa libera;
- Si sta ottenendo il risultato totalmente opposto.
Ed è su quest’ultimo punto che ci siamo voluti concentrare: se qualcuno ha tradito quello che dovrebbe essere il ruolo della stampa, non siamo noi a doverlo giudicare (lo possono fare i lettori stessi, decidendo quale giornale acquistare o quale tg ascoltare).
Gioco al massacro che giova a coloro che si cerca di affossare:
L’aspetto grottesco è che una certa linea editoriale comune a più giornali e media vari sta generando l’effetto opposto: quello di rafforzare un movimento che di motivi per barcollare ne aveva eccome. E che intorno a questa politica di gioco comune al massacro è riuscito a ricucire gli strappi.
Da tutto ciò dovremmo desumere che, in Italia, non solo abbiamo una stampa poco avvezza a seguire gli ideali di informazione libera, imparziale ed onesta; ma che, cosa forse ancor più risibile (nel senso di ‘in grado di generare ilarità’), non ha neanche capacità di comprendere che quello che sta facendo non sta producendo i frutti sperati. Bensì l’opposto.
E, se così fosse, la situazione oltre che grave e paradossale assumerebbe un po’ anche il carattere della demenzialità.