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Cittadinanza per stranieri: l’infinito dibattito sullo Ius Soli

Il grande fenomeno dell’immigrazione degli ultimi anni ha portato a un cambiamento lento e laborioso anche sulla legiferazione italiana che riguarda il cosiddetto “ius soli“, ovvero la cittadinanza per i figli degli immigrati extracomunitari che nascono sul territorio italiano, ma anche per chi vive e lavora regolarmente e presenta i requisiti richiesti dalla legge.
Da alcuni giorni, il 13 ottobre, è passato alla Camera il primo “si” alla nuova proposta di legge. Lo hanno approvato con 310 si, 83 astenuti e 66 contrari. Tra i contrari c’era la Lega Nord che ha manifestato apertamente il suo dissenso.
La nuova proposta di legge che potrebbe essere approvata alla fine della “terza lettura”, cambia in parte quella che era stato fino a oggi “l’iter” che uno straniero doveva seguire per acquisire la cittadinanza italiana e che risale ormai al 1992.

Ius culturae e Ius sanguinis

Da premettere che l’Italia, tra i Paesi europei, è quello che ha una legiferazione tra le più severe in tale ambito. La nuova legge guarda soprattutto ai giovani, figli di stranieri, che potrebbero ottenere la cittadinanza italiana anche attraverso il cosiddetto “ius culturae“, che fa riferimento a un percorso virtuoso di almeno 5 anni nelle nostre scuole, quindi senza bocciature o abbandoni.
Tra le novità che potrebbero essere introdotte rispetto a prima, c’è un accostamento dello “ius sanguinis”, cioè alla cittadinanza ottenuta che richiede determinati requisiti (regolare contratto di lavoro e d’affitto, cittadinanza da almeno 10 anni, la dimostrazione della conoscenza della lingua italiana, ecc), al tanto dibattuto “ius soli”, che riguarda invece la possibilità di diventare cittadino del Bel Paese per il solo fatto di essere nati sul territorio italiano.
A questo si aggiungere come detto anche lo “ius culturae” per i bambini e i ragazzi fino ai 18 anni di età che frequentano la scuola italiana.

Il nuovo Ius soli: cosa prevede

Per quanto riguarda lo “ius soli” si tratta comunque di una versione dello stesso “mitigata”. Il bambino acquisisce infatti il diritto se è nato da genitori di cui almeno uno abbia un permesso di soggiorno che riguarda uno degli stati membri dell’Unione Europea da almeno 5 anni, che preceda la nascita.immigrati4
In una prima versione il permesso di soggiorno riguardava solo l’Italia e la “residenza legale”. Nella versione approvata, quest’ultima non basta e lo stesso permesso di soggiorno deve essere a tempo indeterminato e riguardare almeno uno dei genitori.
I casi in cui il cittadino straniero ottiene il permesso sono, oltre ai 5 anni del permesso di soggiorno, il reddito che non sia più basso dell’importo che corrisponde al assegno sociale su base annuale, il superamento del test per dimostrare la conoscenza della nostra lingua e un contratto di affitto o comunque un alloggio che sia idoneo.
Il requisito del reddito ha sollevato polemiche, in quanto si lega il diritto di cittadinanza espressamente alla condizione economica dei genitori.

Lo Ius culturae

Per lo ius culturae, il minore che sia straniero e comunque sia nato in Italia e abbia un ‘età al di sotto dei 12 anni, deve aver frequentato senza bocciature la scuola italiana per almeno 5 anni.A questo si aggiunge anche il fatto che i genitori devono avere la “residenza legale” in Italia.
Nel testo della legge è anche contemplata la “naturalizzazione”, che fa riferimento sempre ai minori con un età compresa tra 12 e 18 anni. I requisti vogliono che la cittadinanza si possa ottenere se i genitori abbiano da almeno 6 anni la “residenza legale” in Italia, la frequentazione regolare e con successo della scuola sul nostro territorio, ed essere arrivati in Italia prima di aver raggiunto appunto i 18 anni.
Ancora però non è chiaro se questa legge abbia anche un valore retroattivo e se ne potranno beneficiare gli stranieri che entreranno in Italia dopo l’approvazione della stessa legge o anche per quelli che erano già presenti, inclusi i nuovi nati. Con la nuova legge potrebbero già diventare italiani a tutti gli effetti 12305 giovani stranieri e altri 1405 se questa fosse approvata dalla Camera.

Differenze su acquisizione della cittadinanza con altri Paesi

Tutti i paesi soggetti a immigrazione o emigrazione hanno nel loro ordinamento la regolamentazione per acquisire la cittadinanza, che si basa di fondo sui due sistemi, (ius sanguinis e ius soli).Permesso soggiorno 2
Lo ius soli riguarda tradizionalmente quei paesi che storicamente hanno subito massicce immigrazioni, come gli Stati Uniti, l’Argentina, il Canada, il Brasile, per cui basta essere nati sul territorio nazionale per ottenere questo diritto.
Altri Paesi, tra cui anche l’Italia, invece basano il diritto di cittadinanza sullo ius sanguinis, quindi sulla trasmissione da parte dei genitori ai figli in base alla loro cittadinanza indipendentemente dallo stato in cui risiedano. Allo ius sanguinis si ispirano anche molti tra gli stati membri dell’Unione Europea.

L’attuale legge per acquisire la cittadinanza italiana

La legge attuale per l’acquisizione della cittadinanza italiana Oggi per diventare cittadino italiano, è necessario che i genitori stranieri siano residenti sul nostro territorio da almeno 10 anni, e questo da il diritto ai propri figli nati in Italia di acquisire la cittadinanza in modo “ereditario”.
Lo stesso vale per i bambini nati in Italia da genitori ignoti o apolidi che si trovano sul suolo italiano e per chi ha dei parenti diretti che abbiano già la stessa cittadinanza italiana. Anche chi è adottato da genitori italiani, pur se maggiorenne, (ma in questo caso deve essere residente nel nostro Paese da non meno di 5 anni), diventa cittadino italiano.

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Scrittore, giornalista, ricercatore di verità - "Certe verità sono più pronti a dirle i matti che i savi..."

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