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Iva: cos’è, perchè la paghiamo e come funziona all’estero

Un euro in più ogni 120 euro di spesa. Possiamo quantificare così l’aumento dal 20% al 21% dell’Iva stabilito dalla manovra finanziaria. Dal 16 settembre, diversi prodotti costano di più come benzina, detersivi, giocattoli e tv ma anche abbigliamento, scarpe, caffè, vino, cioccolata, pacchetti vacanza, tabacchi e una serie di servizi.
Si è dibattuto e si sta continuando a parlare molto di questa misura della manovra che va a colpire direttamente le famiglie. Questo perché lIva, che indica l’imposta sul valore aggiunto, rimane a carico, a titolo definitivo, solo dei soggetti che non hanno diritto alla detrazione ovvero i consumatori finali.
L’istituzione dell’Iva risale al 1973 con il  D.P.R. 633/1972, emanato in base alla delega contenuta nell’art. 5, l. 825/1971 (legge delega per la Riforma tributaria). Oggi la disciplina dell’Iva è strutturata in base ad uno schema omogeneo adottato da tutti i Paesi membri dell’Unione europea, contenuto in dettagliate direttive comunitarie. Ma vediamo nel dettaglio il funzionamento dell’Iva.

Caratteristiche dell’Iva:

Questo tipo di imposta si applica solo sul valore aggiunto in ogni fase del processo produttivo e distributivo: lo schema di base prevede l’obbligo a carico del fornitore di addebitare l’Iva al cliente in misura proporzionale al corrispettivo e riversarla all’Erario al netto dell’imposta pagata sugli acquisti, con diritto di rimborso per l’eventuale eccedenza. Ed ecco il punto dolente: l’Iva rimane a carico a titolo definitivo solo dei soggetti che non hanno diritto alla detrazione ergo i consumatori finali.
In sostanza, ci sono i contribuenti di diritto, come i commercianti, che devono adempiere agli obblighi previsti quali la fatturazione e la registrazione, e che pur con determinate limitazioni, esercitano il diritto alla detrazione. Vi sono poi i contribuenti di fatto, come i consumatori, che vengono incisi in maniera definitiva dal tributo non potendo esercitare il diritto alla detrazione.
L’aumento dell’Iva non riguarda solo l’Italia. Il ritocco al rialzo è già stato effettuato in altri Paesi: in Gran Bretagna, da inizio anno, il prelievo è aumentato dal 17,5% al 20%; in Germania, l’intervento risale al 2007 quando l’aliquota ordinaria è passata dal 16% al 19%. Quello che ci differenzia dagli altri Paesi è il rapporto tra quanto l’erario non riesce a portare in cassa rispetto a quanto dovrebbe.

Perchè aumenta l’iva:

Nel 2009, la parte mancante tra base Iva effettiva (quella che risulta dalle dichiarazioni) e l’imponibile teorico è pari a oltre un terzo. Ad allargare la forbice oltre agli errori nella dichiarazione o l’eventuale insolvenza del contribuente, è l’evasione che in Italia è stimata al 22% pari a 29 miliardi. In Germania è del 10% ed è pari a 18,6 miliardi. Ed è proprio questo lo scoglio da superare in un Paese dove l’evasione fiscale è diventato in tallone d’Achille, se davvero si vorranno centrare gli obiettivi fissati.
E se l’aumento dell’Iva non è una storia solo italiana, ad essere un fenomeno tutto nazionale è l’aumento arbitrario nei negozi, spesso ben più alti del reale aumento. Sono infatti arrivate diverse segnalazioni alle associazioni dei consumatori sullo sviluppo di questo fenomeno. Il Codacons, associazione per la tutela dei diritti dei comsumatori, ha presentato un esposto alla Guardia di Finanza per vigilare su alcuni aumenti dei prezzi ingiustificati.

Sopravvivere all’aumento dell’Iva:

A mettersi in moto è anche l’Adiconsum che propone anche un vademecum al consumatore per non rimanere schiacciati dall’aumento dell’Iva. Tra le proposte c’è l’invito a prediligere le pompe bianche e i distributori dei supermercati per risparmiare sulla benzina.
Provare a diminuire le unità del parco vettura familiare e a condividere il tragitto casa-ufficio con altri. Acquistare vestiti, scarpe, prodotti per la casa su siti sicuri con possibili sconti fino al 70%. Per l’acquisto dei libri di testo rivolgersi se possibile al mercato dell’usato. Fare leva sugli insegnanti e sui genitori per contenere le spese per i materiali da consumo. Limitare il più possibile il ricorso a prestazioni private. Un oculato “fai da te” per le vacanze supportato dalle risorse Internet può far risparmiare molto. Limitare gli sprechi energetici.
In generale, la via da seguire è quella indicata dal segretario generale dell’Adiconsum, Pietro Giordano: “A nostro avviso bisogna cambiare i modelli di consumo, andare verso un consumo ecologico ed eticamente orientato, verso un recupero della sobrietà nello stile di vita e di una maggiore coesione sociale”.

Pubblicato in Focus

Scritto da

Giornalista professionista in radio e sul web. "E' un mestiere, ma non come tanti; è un atteggiamento verso la vita".

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