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Risultato Elezioni: D’Alema, l’antipolitica e il Movimento 5 Stelle

Emmesima intervista di Massimo D’Alema al Corriere della Sera. Ripresenta come sue le linee guida del programma del Movimento 5 Stelle. S’è dimenticato cos’è l’antipolitica. Ora ne sembra un estimatore. E poi frasi fatte e banalità a gogò. A urne chiuse e a risultati elettorali oramai conclamati non poteva mancare l’opinione di Massimo D’Alema.
Ovviamente è arrivata, puntuale ma indesiderata ospite, neanche fosse l’esattore delle tasse, la solita intervista al Corriere della Sera (28/02/013). Quando tocca, tocca. Se non ci fosse stata quasi nessuno l’avrebbe notato ma tant’è. Ormai è una ricorrenza quasi istituzionale a cui non ci si può sottrarre, come la festa del papà o quella dei nonni.
In fondo in Italia un caffè e una intervista non si nega a nessuno. Figurarsi a uno che su tutto ha un’opinione. Di solito sbagliata. Più spesso irrilevante. O nella migliore delle ipotesi contraddittoria con quanto affermato in precedenza.
Questa volta, a proposito del risultato elettorale ha raccontato all’ottima Maria Teresa Meli, che «Non posso dire di essere tra quelli che sono stati presi di sorpresa». Complimenti. Allora, perché, già che lo sapeva, non ha informato anche quelli del Pd?
E sull’ottimo risultato di Grillo alle elezioni: «Ha colpito fortemente noi più per angoscia sociale nel mezzogiorno e per protesta contro la politica tradizionale nel resto del Paese». Lui, il D’Alema, non rientra nella politica tradizionale del Paese. È ovvio. Probabilmente è un altro che sta oltre. Che se oltre ci andasse per davvero sarebbe un sollievo.

 

D’Alema e l’aspirazione da Presidente della Repubblica:

E quindi? Presidentata direbbe Giulia Sofia, l’amica di Crozza: «Che al centrodestra e al Elezioni: D’Alema, l’antipolitica e il Movimento 5 Stelle vadano le presidenze delle due assemblee parlamentari». Bene e poi? Non è che il novello agricoltore, possiede una tenuta in Umbria, pensa che così gli viene spianata la via per il Quirinale? Che pare quella di Presidente della Repubblica sia l’ ultima ambizione di D’alema. Anche perché è uno dei pochi posti dove non abbia ancora fatto danno. Grazia che si spera venga confermata alla povera Italia che ha abbastanza guai.
Già ma alla fine, che fin qui siamo arrivati a mezza intervista e ancora non è stato detto granché, c’è qualche proposta? Ma certamente. Per bacco baccone, come direbbe il professor Occultis, l’amico di Blek Macigno, i passaggi fondamentali sono: «Ognuno deve assumersi le proprie responsabilità senza ammucchiate e senza pasticci», evvabbè.
Immediatamente doppiato da un «Il sistema politico-democratico è chiamato ad una prova cruciale: (e qui l’italiano lascia a desiderare, ma pazienza ndr) se è in grado o meno di fare le riforme che tante volte ha annunciato e che sin qui non è stato capace di fare». Bello. Bellissimo. Domanda: dov’è stato negli ultimi vent’anni Massimo D’Alema, due volte presidente del consiglio, nonché ministro, nonché presidente del partito nonché leader massimo del Pd? Risposta: a pesca di tonni.

 

Nuova legge elettorale e antipolitica:

Giusto, no? E allora? Domanda la Meli, che probabilmente s’è resa conto che sta a perder tempo. Risposta, epocale: «Dobbiamo dimezzare il numero dei parlamentari, ridurre quello degli eletti (quali eletti: i parlamentari? ndr), riformare radicalmente la struttura amministrativa del Paese, mettere mano ai costi della politica,combattere la corruzione, varare una seria legge (perché di solito le leggi non devono essere serie? ndr) sul conflitto d’interessi. Poi io sono anche dell’opinione che occorra una nuova legge elettorale».
E un bel viva la mamma, no? Ché poi questo è il programma del Movimento 5 Stelle. Con un piccolo dettaglio: Beppe Grillo era legittimato a gridarlo nelle piazze perché lui stava fuori dal palazzo e quando lo faceva veniva bollato come antipolitica. Non va dimenticato che D’Alema solo l’11 febbraio a Catanzaro sosteneva: «L’antipolitica, anche quando si manifesta a sinistra, ha un segno che è sempre profondamente di destra».
Tutto qui? Ovviamente no. L’ex deputato aggiunge: «Bisogna aggredire il tema del debito (guarda caso quello che chiede l’Europa e dice la Merkel, ndr), facendo un’operazione sul patrimonio pubblico: valorizzazioni e dismissioni intelligenti (certo quelle cretine non funzionano per definizione, ndr) quindi non quelle industriali.. E poi ciò che è fondamentale è imprimere una svolta nel senso della crescita, del lavoro e della giustizia sociale».
Questo sì che ci mancava. Dettaglio: il D’Alema non dice come si imprime questa svolta. Ché siamo certi lo sappia ma non lo vuol dire perché è timido e non vuol fare la parte del primo della classe. E l’intervista a parte un paio di altre frattaglie sui tecnocrati di Bruxelles finisce qui. Carta e fotocomposizione sprecati.

Se vince Renzi è scissione Pd?

By tha way: il D’Alema intervistato, giusto per dare qualche coordinata, è lo stesso che pochi giorni addietro gongolando sui sondaggi elettorali, disse «Il mondo si tinge di rosso», giusto per tranquillizzare i moderati. È lo stesso che a suo tempo sostenne: «Sarebbe un grave errore non dialogare con Fini» e infatti FLI, da quel momento, si è squagliata giorno dopo giorno fino a raggiungere percentuali da prefisso telefonico.
È ancora lo stesso che da presidente del Copasir a proposito di Renzi se ne uscì con un minaccioso «Si farà male». E poi ritrattò, che questi vezzi berlusconiani li ha appresi in un fiat. E poi aggiunse, visto che le bischerate viaggiano almeno in coppia, che in caso di vittoria alle primarie del giovane fiorentino (Matteo Renzi, ndr) sarebbe stato pronto ad una scissione. Che magari l’avesse fatta quella benedetta scissione.
Oggi se ne starebbe ai giardinetti con Gianfranco Fini e Franco Marini a dar da mangiare ai piccioni. Ma i miracoli capitano solo nei film di Zavattini e di Frank Capra.

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Blogger satirico, polemico, dadaista, ghibellino, laico, uomo d'arme e di lettere - Il Vicario Imperiale

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