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Ashley Olsen e Meredith Kercher: omicidi diversi, molte similitudini

“Mi sono sentito usato ecco perché l’ho uccisa. Ma in realtà non volevo farle del male”. Si difende con queste poche parole Cheik Diaw, il 27enne senegalese responsabile dell’omicidio della 35enne americana, Ashley Olsen.
Il corpo della ragazza è stato trovato dal fidanzato, Federico Fiorentini, un pittore di 43 anni che sabato 8 gennaio verso l’ora di pranzo è entrato nel monolocale della ragazza in via Oltrarno. Un crimine orribile e senza senso.
Ashley Olsen era in Italia da circa dieci anni. Un’artista eclettica e dinamica che aveva ormai trovato una sua dimensione nel capoluogo toscano, con il suo amato beagle di nome Scout e il suo stile stravagante. Se due indizi sono una coincidenza, tre fanno una prova: dna, preservativo, telecamere di sorveglianza e il gioco è fatto.
Le ore precedenti la morte, Ashley Olsen le ha passate con le amiche in un night club poco lontano dalla sua casa, il “Montecarla”. Verso le quattro di sabato mattina è stata vista allontanarsi dal locale dopo aver ricevuto una telefonata.
È arrivata a casa probabilmente in uno stato di alterazione dovuto all’alcol e forse alle droghe, ma non è sola, con lei c’è Cheik Diaw.

 

 

Cheik Diaw: il rifiuto e la reazione

Arrivato dal Senegal da soli quattro mesi è un PR ben inserito nei locali fiorentini. Eppure le amiche l’avevano avvertita su di lui, su questo ragazzo ben conosciuto in città, ma lei le ha ignorate.
I due, sono saliti nel monolocale della ragazza e hanno consumato un rapporto. Dopo un feroce litigio, lei gli ha chiesto di andare via. Sentendosi rifiutato il ragazzo l’ha spinta facendole sbattere la testa a terra. Ha provato ad alzarla con un laccetto stringendole un po’ troppo la gola, alla fine è uscito di casa con il cellulare della vittima.
Una dinamica molto particolare, descritta punto per punto dal ragazzo agli inquirenti. Subito dopo la notizia dell’omicidio, sui social network si sono rincorsi i primi commenti con allusioni al delitto di Perugia, a partire dal Washington post. La voglia di scongiurare un nuovo caso mediatico.

 

Le similitudini con il delitto di Perugia:

La storia di Ashley Olsen, infatti, ricorda la vicenda dell’ omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher, uccisa a Perugia nel lontano 2007. La storia si ripete e inevitabilmente viene da chiedersi quali sono i punti in comune tra i due casi, le coincidenze e i dettagli.
Firenze, città che accoglie tanti stranieri per lavoro o studio, viene sconvolta dalla morte di una giovane ragazza americana. Così come successe aomicidio meredith Perugia con Meredith Kercher di appena 20 anni.
Il presunto stupro, l’ipotesi –poi smentita- del gioco erotico finito male e la droga. Il colpevole dell’omicidio, anche qui per un gioco del destino, un ragazzo di origine africana; senegalese Cheik Diaw, ivoriano Rudy Guede. Al momento Cheik Diaw è l’ unico imputato per la morte della studentessa inglese.
Il caso, ecco un’altra coincidenza, seguito da Domenico Profario, stesso capo della mobile che nel lontano 2007 ascoltò Amanda Knox e Raffaele Sollecito.

 

L’addio di Firenze ad Ashley Olsen:

Il 15 gennaio, l’ultimo addio ad Ashley Olsen nella basilica del Santo Spirito, il quartiere dove viveva. In chiesa due corone di fiori bianchi, una del sindaco di Firenze Dario Nardella e l’altra della scuola dove insegna il professor Walter Olsen a Firenze, il Florence institute of design.
I genitori hanno voluto ringraziare sinceramente le autorità italiane, la squadra investigativa per la rapida cattura del colpevole e anche il consolato americano per il costante supporto. “Il nostro più profondo affetto va ai molti amici di Ashley e alla comunità di San Frediano che lei ha intensamente amato”.

Pubblicato in Archivio Notizie

Scritto da

Calabrese, testarda e con la passione per il giornalismo.

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