Seguici su:

Archivio Notizie

Letto 3935 Volte
Condividi

L’Italia torna ad essere un paese di contadini

In un mercato occupazionale sempre più in crisi e rigorosamente con il segno meno c’è un settore che cresce e che potrebbe continuare a farlo ulteriormente offrendo interessanti prospettive occupazionali; il settore in questione è quello dell’agricoltura e questo non deve necessariamente essere visto come un ritorno al passato dato che, quando è stata unificata (1861), l’Italia era un paese prevalentemente contadino e molto poco industrializzato.
A spiegare bene questa particolare tendenza è anche un articolo di Angelo Mastandrea il quale parte dai dati emersi nel corso del convegno della Società dei territorialisti “Ritorno alla terra”, svoltosi a Milano a fine maggio.
Quello dell’agricoltura è un settore quantomai dinamico ed in crescita: aumentano assunzioni, possibilità di lavoro, numero di aziende e parallelamente cresce anche l’ interesse dei giovani. Malgrado la crisi occupazionale. Portando qualche numero a supporto della tesi, nell’ultimo anno in base ai dati Istat le assunzioni nel settore agricolo sono aumentate del 3,8% rispetto all’ anno precedente, con il settore del biologico a farla da padrone (+10% di fatturato).

 

Settore agricolo e opportunità lavorative:

Secondo la Coldiretti i nuovi occupati potrebbero addirittura essere 200mila se è vero che, nel 2012, malgrado la forte recessione che ha colpito indiscriminatamente tutti i settori produttivi quello agricolo ha fatto registrare una crescita dell’1,1 del Pil.
E la tendenza sembrerebbe essere universalmente distribuita sul territorio, anche al Sud Italia, se pensiamo che in Calabria si è raggiunto il duplice record di regione al secondo posto per maggior numero di aziende biologiche e per ettari di terreno coltivati biologicamente. Più in generale, sempre secondo i dati Istat oltre 6 aziende biologiche su 10 in Italia si trovano al meridione.
Quello della agricoltura biologica è un settore che meriterebbe un discorso a parte poiché negli ultimi anni è cresciuto in maniera costante fungendo da vero e proprio traino per il comparto: un mercato sempre più appetibile con un fatturato in continua crescita a dimostrazione del fatto che i prodotti biologici (che provengono da un’agricoltura che esclude i prodotti chimici di sintesi e nel pieno rispetto dell’ambiente) non sono più, per il consumatore, una semplice moda circoscritta a pochi utenti particolarmente esigenti ma sta diventando una vera e propria abitudine di spesa.
Proprio queste nuove tendenze hanno contribuito a risvegliare interesse intorno al settore dell’agricoltura ed a far nascere nuove opportunità lavorative oltre che nuove figure professionali legate anche ad aspetti imprenditoriali (si pensi ad attività come agriturismi, fattorie didattiche ecc).

 

Chi sono i nuovi contadini?

I nuovi contadini sono ragazzi preparati, attenti alla salute ed alla tutela del territorio: concetti come quello di eco-compatibilità, alleanze tra produttori o tra consumatori (distretti di economia solidale, gruppi di acquisto solidale ), prodotti a chilometri 0 e filiere alimentari sostenibili, orti urbani ecc… sono ormai all’ordine del giorno per chi gravita nel settore ed attirano sempre più le attenzioni dei giovani.
Citando la Coldiretti, al riguardo, il 42% dei giovani sarebbe disposto a dedicarsi all’agricoltura se avesse accesso alla terra; il 65% dei giovani segnala le grandi difficoltà ad accedervi, il 67% ritiene necessari strumenti di finanziamento agevolato (secondo un report realizzato dall’Ismea ed uscito in queste ore, si registra nel primo trimestre del 2013 una ulteriore flessione dei crediti erogati agli agricoltori).
Tra le criticità del settore, che non può naturalmente essere tutto rosa e fiori, segnalate nell’articolo di Mastandrea vi è questa dell’accesso alla terra e quella relativa alla durezza del mestiere; e qui non ci si riferisce tanto alla conformazione del lavoro, ma quanto al fatto che quello del contadino è un mestiere particolarmente legato alla stagionalità che genera quindi una diffusa precarietà: solo il 10% degli impiegati nel settore può infatti vantare un contratto a tempo indeterminato.
Aspetti critici di un comparto che produce crescita e genera consensi anche in campo formativo; guardando ad università e scuole superiori negli ultimi anni è andato aumentando costantemente anche il numero di studenti che si sono avvicinati alle materie agrarie: se si considera che, per quel che riguarda l’anno 2012 – 2013, si è assistito ad un aumento del  29% di immatricolazioni agli istituti professionali agricoli e del 13% agli istituti tecnici di agraria, agroalimentare e industria, si comprende perchè quello agricolo potrebbe pià che mai essere il futuro del nostro paese.

Pubblicato in Archivio Notizie

Scritto da

Scrittore, giornalista, ricercatore di verità - "Certe verità sono più pronti a dirle i matti che i savi..."

Potrebbe interessarti

Lascia un commento

Seguici su: