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Italia: meno laureati e con stipendi sempre più bassi

Nel nostro paese cala il numero dei laureati e contemporaneamente diminuiscono le speranze di trovare un lavoro stabile per chi diventa dottore; come se non bastasse, spesso, ci si deve accontentare di stipendi bassi e lavori in nero, vale a dire senza un contratto.
È il quadro non certamente edificante che emerge dal tredicesimo rapporto di AlmaLaurea, associazione nata nel 1994 su iniziativa dell’Osservatorio Statistico dell’Università di Bologna e gestita da un Consorzio di Atenei Italiani con il sostegno del Ministero dell’Istruzione con l’intento di mettere in relazione aziende e laureati.
La sintesi estrema di questo rapporto, si potrebbe dire, è che la crisi non risparmia i laureati, fatto abbastanza acclarato per chi conosce il nostro paese; il dossier si basa sui dati raccolti su un campione molto consistente (400mila laureati) ed evidenzia un quadro non certo positivo per le condizioni di lavoro dei neo dottori.
Entrando nello specifico, dal 2008 il numero dei laureati è sceso in maniera costante; tra i 30-34enni siamo intorno ad una percentuale del 20%, ben distante dal 40% previsto come standard dall’Ue.

 

Numeri sui laureati disoccupati:

Tra i laureati, come detto, la disoccupazione è aumentata prendendo sempre come punto di partenza l’anno 2008; magra consolazione, nel 2010 l’aumento è stato meno consistente rispetto al 2009. Se si parla di laurea triennale, tra i laureati del 2009 è salita dal 15 al 16% con un aumento di 1 punto, mentre l’anno precedente aveva segnato +4 punti;
non va meglio ai dottori con laurea specialistica post triennale, per i quali la percentuale dei disoccupati passa dal 16 al 18% (anche in questo caso l’aumento è meno consistente dell’anno precedente quando aveva segnato un +5%). Aumenta da registrarsi  anche per gli specialistici a ciclo unico, per i quali si passa dal 14 al 16,5% con un conseguente segno meno rispetto all’aumento di 5 punti dell’indagine precedente.
L’altro grande dato che allarma, come dicevamo, è la crescita del lavoro sommerso, con il posto fisso che rappresenta sempre più un miraggio per i neo laureati; prendendo in considerazione laureati di tutti i livelli infatti, ad un anno dal titolo diminuisce la percentuale di impieghi stabili ed aumenta parallelamente il numero di contratti atipici. La stabilità riguarda solo il 46% dei laureati occupati di I livello e il 35% di quelli magistrali, con una conseguente riduzione in entrambi i casi di 3 punti.

 

Lavoro nero per i neo laureati:

Parallelamente cresce il fenomeno del lavoro nero tra i neo laureati che in alcuni casi (ad esempio gli specialisti biennali ad 1 anno dal titolo) sono addirittura raddoppiati raggiungendo la quota del 7%; più si aumenta la distanza dall’anno del conseguimento della laurea e più questo valore si assottiglia. La quota di occupati stabili infatti cresce di oltre 20 punti percentuali se si aumenta a 3 anni il periodo dal conseguimento della laurea; si tratta in prevalenza di contratti alle dipendenze a tempo indeterminato e la maggior occupazione si riscontra nell’area medica.
L’ultimo dato evidenziato dal rapporto riguarda la retribuzione per i neo laureati, campo anche questo nel quale si riscontrano fattori di criticità: ad un anno dalla laurea infatti la contrazione di questo parametro rispetto alla rilevazione precedente è del 4% tra i triennali e gli specialistici a ciclo unico, al 5% tra gli specialistici biennali.
In conclusione dal rapporto emerge una rilevante condizione di instabilità per quello che riguarda i laureati nel nostro paese e la loro possibilità di inserimento nel mondo del lavoro; con le prospettive di precarietà, lavoro nero e stipendi più bassi rispetto alla media europea non deve stupire che, sempre più, i giovani ‘cervelli’ si interroghino se sia il caso o meno di restare in Italia.

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