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Il commercio è in ginocchio

“Les affaires, c’est bien simple: c’est l’argent des autres (Gli affari, è semplicissimo: sono i quattrini degli altri )” ha scritto Dumas figlio, ne “La question d’argent”. Il concetto lo conoscono bene i commercianti del nostro Paese che in questo momento stanno patendo gravi pene per via dei quattrini (degli altri) che non riescono a far arrivare nelle casse dei (loro) negozi.
Eppure non è che manchi l’esperienza o la fantasia ai nostri: abbelliscono le vetrine con scenografie ineguagliabili, fanno sconti a tutto spiano anche fuori stagione pur di vendere, si inventano i due per uno, i tre per due, i quattro per tre, che sembra di stare al gioco della tombola.
Ma non c’è trippa per gatti, stavolta. Le difficoltà economiche dei cittadini stanno facendo sentire il loro grave peso in quasi tutti i settori, dall’abbigliamento ai gioielli, dalla pelletteria all’ottica. Per rendersene conto basta fare una passaggiata nel centro delle varie città italiane dove si respira evidentemente l’aria di crisi che non accenna assolutamente a diminuire.

Iniziative dei commercianti per superare la crisi:

I cartelli dicono: “Sconti eccezionali”, “vendita promozionale” “liquidazione di tutta la merce per cessata attività ” e robe di questo genere. A fine aprile, con l’estate quasi in arrivo, molti negozi, soprattutto d’abbigliamento, lanciano già accattivanti messaggi di risparmio sui nuovi arrivi, perchè ormai hanno compreso bene come le persone non vengono più a fare acquisti alle prime giornate di caldo, ma hanno imparato ad attendere i saldi di fine stagione.
E lo sanno bene anche le loro organizzazioni sindacali e federazioni che insistono da tempo a far modificare al nostro governo il sistema di accertamento fiscale basato su studi di settore ormai superati per via della grave crisi. Chiedono che essi siano corrispondenti alla reale dinamica aziendale e commerciale, per non determinare la  penalizzazione ulteriore delle loro imprese già colpite dalla crisi dei consumi.
Alla diminuzione non piccola dei loro introiti, molti commercianti hanno dovuto aggiungere il problema dei canoni d’affitto dei locali in cui svolgono la loro attività che sono aumentati esponenzialmente negli ultimi anni fino a raddoppiare, talvolta a triplicare. In decine di migliaia in tutto il territorio nazionale sono stati costretti a chiudere. I conti tra spese per forniture, servizi, locazione, personale e contributi, tasse e tributi che pretendono Stato e comuni, e le entrate dalle vendite, non tornavano più.
Indipendentemente dalle balle che si sentivano nei vari programmi televisivi dalle bocche di molti suadenti uomini politici. Quando mancano i soldi nelle tasche della gente, hai voglia di dir loro che quella non è la vera realtà ma soltanto quella percepita!
A tali personaggi pubblici bisognerebbe suggerire di fermarsi un attimo, guardarsi attorno e chiedersi cosa sta succedendo. Scoprirebbero che siamo ad un passo, come ci insegna in queste ore la Grecia (e senza perdere d’occhio il Portogallo), dal baratro. Neanche più i negozi “Tutto a 99 cent” stanno funzionando.

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Scritto da

Giornalista indipendente, web writer, fondatore e direttore del giornale online La Vera Cronaca e del progetto Professione Scrittura

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