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Semplificazione: speriamo che quella di Mario Draghi sia reale

Il governo del Vescovo Draghi Mario (copywriting del Volo Fabio, ospite della Gruber Lilli nella puntata di OttoeMezzo del 6 maggio) ogni settimana tira fuori dal cilindro del Grillo Parlante una parola nuova che deva fungere da stella polare, per almeno i successivi sette giorni.
La parola della settimana è turismo per la gioia e la tasca di albergatori, ristoratori, baristi e collateral, taxisti, guide turistiche, venditori di souvenir e paccottiglie varie. In altre parole una parte degli italici. Quindi, tutto sommato, banale.
La parolina magica della settimana precedente era assai più intrigante e impegnativa, suonava: semplificazione. Questa sì che è una parola magica che ha anche il pregio di essere pressoché universale: interessa tutti gli italiani. Compresi quelli di cui sopra. Magari a quelli di cui sopra la semplificazione, se si tratta di controlli, non è detto che piaccia veramente.

Quando alla semplificazione pensava Calderoli

Comunque, non c’è che dire, semplificazione è una gran bella parola. Basta che ogni lettore pensi a quanto la sua vita ogni giorno sia complicata da stupide facezie burocratiche (leggi: quanto è complesso fare impresa in Italia per la burocrazia) che anche un bambino capirebbe quanto siano profondamente inadeguate, per non dire altamente stupide.
Naturalmente quando il Vescovo Draghi e i suoi chierici parlano di semplificazione si riferiscono ai massimi sistemi della storia dell’umanità o, fatto più complicato, ancora alla storia dell’italico Paese. Uno dei primi che parlò di semplificazione fu il leghista padre della porcata, elettorale: Per lui fu creato addirittura un ministero ad hoc: quello della Semplificazione Normativa, appunto.
Il Calderoli Roberto, otto legislature tra Parlamento e Senato, quella della legge elettorale Porcellum, lavorò alacremente tanto da potersi vantare di aver bruciato, letteralmente bruciato, in un cortile dei Vigili del Fuoco, tempo e benzina sprecati, un serpentone di faldoni lungo diciassette metri, largo uno e alto due contenenti nientepopodimenoche ben duecentomila leggi.
Ma che Paese è uno che può bruciare duecentomila leggi e vivere felice? Che poi erano leggi minori, già decadute e che comunque avevano poco e nullo peso nella vita quotidiana della gente comune. La solita buffonata. Ma d’altra parte che aspettarsi da celtici con tanto di corna.?

Ora si spera che la semplificazione non sia una messa in scena

Ora ci riprova anche il governo del Vescovo Draghi cui suggeriamo di incominciare dal basso, magari da una sciocchezza chiamato modello 730. Modello che nella sua compilazione mostra chiaramente come lo Stato, tramite la sua longa manus, il fisco, complichi inutilmente la vita dei contribuenti.
Si potrebbe cominciare dalle detrazioni che vengono calcolate in modalità da far impallidire un bizantino. Per esempio le spese veterinarie. Sono detraibili fino ad un massimo di 500€. Bene, quindi 500€ da mettere nella colonna detrazione: no, non è così semplice.
Innanzitutto per raggiungere i 500€ bisogna averne spesi di più: all’incirca di 650€ o giù di lì. E’ già perché 150€ iniziali sono una franchigia, così come tutti quelli che vanno oltre i 500€. Bah! Dopo di che ecco fatture e scontrini per 500€. Ok adesso il contribuente avrà detrazioni per 500€. No, non è così, il contribuente avrà diritto alla detrazione del 19% di 500€, in altre parole a 95€. Si è partiti da 500€ e si arriva a 95€. Ridicolo.

Le detrazioni: spesso sono complesse e di importi ridicoli

Il tempo speso per conservare, ordinare, controllare e fare i conteggi del caso di scontrini e fatture di due persone, contribuente più commercialista, vale indubbiamente di più della ridicola detrazione. La stessa situazione si verifica per le spese sostenute nel malaugurato caso di onoranze funebri.
Anche qui c’è un importo massimo: 1.500€. Ovviamente con il trucco: ogni euro speso oltre quell’importo va semplicemente perso. Quindi 1.500€ da detrarre, no. Anche in questo caso va in detrazione il 19% di 1.500€ ovvero 285€. Lo stesso vale per le spese mediche e così di seguito.
Per non parlare di anagrafe, di disposizioni ministeriali che vengono ribaltate dalla Cassazione a distanza di anni, gettando nello sconforto il malcapitato contribuente che si è fidato delle circolari ministeriali, e via dicendo. Che sono proprio queste le semplificazioni che servono ai normali cittadini e che dimostrerebbero l’attenzione dei governanti per i governati.
Ma così non è. Per non dire che quando si parla di semplificazioni i mandarini del Vescovo Draghi, probabilmente, lui stesso pensano solo al codice degli appalti e alle grandi opere. Che poi è come dire un giochino per pochi intimi. Comunque, così è.

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Blogger satirico, polemico, dadaista, ghibellino, laico, uomo d'arme e di lettere - Il Vicario Imperiale

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