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L’Italia candida il caffè espresso all’Unesco

L’Italia ha presentato un’altra domanda all’Unesco per ricevere lo status di patrimonio per il proprio caffè espresso. Dopo che la sua nomina era stata bocciata lo scorso anno, il viceministro dell’agricoltura Gian Marco Centinaio ha annunciato che il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali italiano ha approvato all’unanimità la domanda e l’ha consegnata alla Commissione nazionale italiana dell’Unesco per la revisione.
La commissione deve a sua volta presentarsi alla sede parigina dell’Unesco entro il 31 marzo affinché la candidatura venga presa in considerazione. Centinaio nella sua dichiarazione si è detto fiducioso che la candidatura dell’Italia sarebbe stata accettata dalla commissione, riporta Sky TG24.

La candidatura del caffè espresso

In Italia il caffè è molto di più di una semplice bevanda: è un vero e proprio rito, è parte integrante della nostra identità nazionale ed è espressione della nostra socialità che ci contraddistingue nel mondo“. Queste le parole del Sottosegretario alle Politiche agricole alimentari e forestali, Gian Marco Centinaio. “La tazzina dell’espresso rappresenta per tutti gli italiani un rito sociale e culturale che si riflette anche nella letteratura e che affascina tutto il Paese, da Napoli a Venezia a Trieste passando per Roma e Milano”.
In passato si era assistito ad una lite tra nord e sud su questo tema: un accademico che ha lavorato alla gara della Campania ha denunciato la domanda del consorzio di Treviso come “un atto di guerra del nord contro il sud”, mentre il fondatore del consorzio Giorgio Caballini denunciò il tentativo di Napoli di affermare la proprietà sull’italiano espresso come “inaccettabile” (fonte).

Le candidature di Napoli e Treviso

Il battibecco è culminato con il comitato italiano dell’Unesco che ha rifiutato entrambe le candidature e ha detto ai gruppi di candidarsi nuovamente come fronte unito l’anno successivo. Questa volta, sembra che le fazioni in guerra siano riuscite a risolvere le loro divergenze.
Dopo mesi di discussioni, pare si sia riuscito a trovare una sintesi tra le due proposte che erano state presentate e che in un primo momento sembravano inconciliabili. Da specificare che il riconoscimento Unesco “Patrimonio Immateriale dell’Umanità” voluto dall’Italia non è per la bevanda espresso in sé, ma per il processo tradizionale con cui viene prodotto.

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Scrittore, giornalista, ricercatore di verità - "Certe verità sono più pronti a dirle i matti che i savi..."

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