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Sigarette elettroniche: una tassa giusta?

Alla fine è arrivato il momento tanto temuto da produttori e consumatori di sigarette elettroniche; quello in cui sul prodotto, sempre più diffuso ed alla moda, arriva lo Stato a mettere le mani. O, per meglio dire, a mettere una tassa.
Perché l’ipotesi è sempre più probabile se è vero che il decreto debiti della Pubblica amministrazione che verrà discusso in Parlamento nei prossimi giorni conterrà, tra i numerosi punti, anche un emendamento bipartisan per tassare le sigarette elettroniche o e-cigarettes come vengono spesso chiamate.
Quello che si sta prendendo in considerazione è di introdurre un’accisa sui “prodotti contenenti nicotina o sostanze sostitutive del consumo di tabacco”: voce costruita appositamente per il mercato della sigaretta elettronica dato che attualmente, lo ricordiamo, sulla sua commercializzazione si paga soltanto la comune Iva mentre non è prevista alcuna accisa applicata invece per la vendita dei comuni tabacchi, sigarette comprese.
Il prezzo finale di vendita al pubblico dei tabacchi lavorati è infatti la somma di più componenti tra le quali quelle fiscali, comprendenti l’Iva (pari al 21% del prezzo di vendita al pubblico al netto dell’Iva stessa); l’accisa, che varia in relazione alla categoria del prodotto; ed eventualmente anche il dazio, qualora il prodotto provenga da paesi terzi non appartenenti alla Unione Europea.

 

Accisa anche sulle sigarette elettroniche:

Con il provvedimento che si sta studiando in queste ore in sostanza, si andrebbe ad applicare sulle sigarette elettroniche un’ accisa tale e quale a quella applicata per i prodotti contenenti nicotina o surrogati del tabacco andando ad equiparare il mercato e diminuendo quindi la posizione di svantaggio cui le classiche sigarette ‘bionde’ si trovano in questo momento.  Perché il punto sembra essere esattamente questo.
Da quando si è diffusa in Italia la sigaretta elettronica e si è assistito al suo boom, oltre che al continuo proliferare di nuovi punti vendita di e-cigarettes, il mercato delle sigarette tradizionali ha accusato un duro colpo ed i tabacchi hanno visto ridursi sensibilmente i propri incassi.
Negli scorsi giorni l’associazione italiana tabaccai (comprendente oltre 5mila esercizi affiliati) ha presentato al Tar un ricorso chiedendo addirittura la sospensione della vendita delle sigarette elettroniche o quantomeno una regolamentazione più chiara, una tassazione come per i tabacchi tradizionali oltre che una più limpida conoscenza di eventuali rischi per la salute.
Perchè la disputa intorno alla e-cigarette è molto accesa anche sulla potenziale mancanza di danni per la salute, assioma sul quale mancano ancora studi ufficiali (essendo un prodotto la cui diffusione è avvenuta da poco) ma che porta molti consumatori ad optare per la sigaretta elettronica.
Le e-cigarettes infatti presenterebbero minor rischi per la salute grazie alla assenza di combustione e di sostanze cancerogene ma anche su questo l’opinione degli esperti è spaccata. Possono realmente avere effetti benefici sulla salute dei fumatori? Possono addirittura essere d’aiuto per diminuire la dipendenza dal fumo?

 

Il boom delle sigarette elettroniche:

In attesa di avere risposte certe, se mai vi saranno, l’unica cosa acclarata è il boom degli ultimi mesi ed il conseguente crollo del settore dei tabacchi tradizionali: per questo, tornando all’emendamento che andrebbe a prevedere l’introduzione di una accisa anche per le sigarette elettroniche, c’è chi scorge dietro a questa ipotesi il primo vero e proprio tentativo dei Monopoli di Stato di mettere le mani su questo grande business, altri parlano di cedimento dello Stato alle richieste della lobby dei tabaccai.
Un intervento a tutela dei Sali e Tabacchi di tutta Italia dovuto al fatto che il ritardo normativo presente intorno alle sigarette elettroniche e la diminuzione del giro dei affari intorno alla classica ‘bionda’ stia avendo forti ripercussioni anche in termini di perdite per l’erario.
Se la modifica della legge andrà a buon fine, infatti, le sigarette elettroniche potrebbero essere acquistabili sugli scaffali delle tabaccherie; le quali si ritroverebbero, come avviene per le sigarette tradizionali, a gestire il business in ‘solitudine’ mentre attualmente si assiste ad una vendita selvaggia delle sigarette elettroniche. Naturalmente le aziende che producono le sigarette elettroniche sono già sul piede di guerra e non accetteranno di buon grado un tentativo di limitare quello che può essere a tutti gli effetti definito come un boom.
Guerra aperta quindi, e vedremo come andrà a finire. L’impressione, piuttosto scontata, è che, anche per la regolamentazione delle sigarette elettroniche, a guidare le scelte non saranno più di tanto discorsi relativi alla salute dei consumatori ed alla loro tutela bensì, come sempre, logiche di mercato e di profitto.

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Scritto da

Giornalista di inchiesta, blogger e rivoluzionario

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