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Città, boom di bici: ma mancano piste ciclabili e bike sharing

Sarà il freddo che stenta ad arrivare, o la maggior attenzione alla forma fisica, ma ancor di più l’ormai noto caro-benzina, certo è che l’aumento dei ciclisti nelle città è sempre più visibile ad occhio nudo.
Ai lati delle carreggiate ci sono numerose biciclette, ma prestando attenzione si possono anche riconoscere i nuovi ciclisti, quelli che potremmo definire ‘figli della crisi economica’. Possiamo identificarli dalla loro nobile ostinazione a restare ai lati delle strade piuttosto che usare i marciapiedi, dal modo di voltarsi mentre sopraggiunge un’ auto alle loro spalle, oppure dall’ansia nell’attraversare un incrocio.
Se volessimo invece rifarci ai numeri, possiamo prendere in considerazione una stima di Confindustria Ancma (Associazione Nazionale Ciclo Motociclo e Accessori).

Numero di bici in Italia e piste ciclabili:

Secondo l’associazione, nel 2012 sono state vendute in Italia 2 milioni di biciclette, facendo registrare un aumento di +200 mila unità rispetto all’anno precedente. Il dato importante, e che ci preme segnalare, è che la maggior parte dei modelli in questione sono ‘city bike’, ovvero bici usate per lo più per spostarsi in città.
Aumentano dunque le due ruote, ma non possiamo dire lo stesso per le piste ciclabili. Partendo dai dati positivi, la regione più virtuosa è l’Emilia Romagna con 8 tra le prime 10 città per metri di piste ciclabili ogni 1000 abitanti.
Valori bassi si registrano invece tra le grandi città come Roma e Milano: circa 57 metri di piste ciclabili per 1000 abitanti nel 2010. Cifra ancora insufficiente: ogni anno, infatti, in Italia perdono la vita mediamente 303 ciclisti e 14mila rimangono feriti.

Il bike sharing che non decolla:

Altro triste primato per il nostro Paese è quello dell’uso, o meglio del mancato utilizzo, del bike sharing, che significa letteralmente condivisione della bicicletta, ma viene indicato spesso come servizio di biciclette pubbliche.
Si tratta ormai di un vero e proprio strumento di trasporto urbano: in alcune zone della città, spesso nei pressi di fermate di altri mezzi pubblici, ci sono diverse bici parcheggiate che, attraverso l’utilizzo di tessere o gettoni, vengono prese ed utilizzate per compiere un percorso e riposizionate anche in un altro punto dove ci sono gli appositi parcheggi, il tutto ad un costo minimo. Le biciclette sono bloccate e possono essere utilizzate solo dopo averle sbloccate con una tessera.
L’Italia, com’era prevedibile, si trova tra gli ultimi posti della graduatoria mentre in altre grandi città europee da anni il bike sharing rappresenta un consolidato sistema di trasporto urbano; da Amsterdam, città nella quale fu introdotto per la prima volta il concetto di bike sharing nel 1965, a Copenaghen, Helsinki e tutto il nord Europa (dove è diffusissimo), fino a Berlino, Parigi, Londra e Barcellona.
Tornando al nostro paese, solo i bike sharing di Milano e Torino ottengono il voto ‘buono’, mentre quello di Parma deve accontentarsi di un ‘sufficiente’ e quello di Bari addirittura ‘insufficiente’ tra le ultime in classifica.
Nonostante l’aumento dell’uso della bici, scopo nobile anche a livello ecologico, nel nostro Paese bisognerà pedalare un bel po’ per arrivare agli standard degli altri paesi europei.

Pubblicato in Inchieste

Scritto da

Giornalista professionista in radio e sul web. "E' un mestiere, ma non come tanti; è un atteggiamento verso la vita".

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