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Aumentano i disabili ed i pregiudizi verso loro

Nel panorama culturale italiano il concetto di disabilità rientra ancora in quel meccanismo collettivo che tende a categorizzare determinate realtà sociali in generiche identità globali, percepite attraverso pregiudizi dovuti ad una radicata mancanza di informazione.
Quest’ultima è anche alla base di quelle stesse visioni e classificazioni standardizzate che provocano scarsa attenzione all’integrazione e all’inclusione dei disabili nel contesto quotidiano, aspetto per altro trascurato in primis a livello istituzionale.
A confermarlo è l’ultima ricerca, presentata a Roma il 20 Ottobre, svolta dalla Fondazione Cesare Serono/Censis sulla percezione della sindrome di Down, della malattia di Parkinson, della sclerosi multipla e dell’ autismo, da cui è emerso come il numero delle persone disabili, attualmente in aumento nel nostro Paese, sia ancota costretto a scontrarsi con l’invisibilità e l’ignoranza di radicati luoghi comuni diffusi nella collettività.
Secondo lo studio, infatti, le persone disabili in Italia sono circa 4,1 milioni (il 6,7% della popolazione) e alla metà degli italiani l’handicap fa letteralmente paura: per 9 intervistati su 10 i disabili sono accettati solo a parole o emarginati.

I sentimenti degli italiani verso i disabili

Anche se le persone disabili suscitano in gran parte degli italiani sentimenti positivi, come la solidarietà (per il 91,3%), l’ammirazione per la loro forza di volontà e la determinazione che comunicano (85,9%) e il desiderio di rendersi utili (82,7%), sono parallelamente diffusi anche sentimenti controversi, come imbarazzo e disagio.
Il 54,6% degli italiani prova paura per l’eventualità di potersi trovare un giorno a dover sperimentare la disabilità in prima persona o nella propria famiglia, cui segue il timore di poter involontariamente offendere o ferire la persona disabile con parole e comportamenti inopportuni (34,6%). Il 14,2% degli italiani afferma infine di provare addirittura indifferenza, perché il problema della disabilità non li tocca minimamente.

Tra compassione e paura

Lo studio della percezione sociale delle disabilità, (realizzato nell’ambito del progetto pluriennale “Centralità della persona e della famiglia nei sistemi sanitari: realtà o obiettivo da raggiungere?” avviato dalla Fondazione Cesare Serono), mostra quindi sentimenti che oscillano tra la partecipazione umana e la paura, per cui costruire una relazione con le persone disabili risulta difficile per un’alta percentuale della popolazione.
Due terzi degli intervistati (66%) ritiene infatti che soprattutto le persone con disabilità mentale siano accettate solo a parole dalla società, ma che nei fatti vengano invece emarginate. Quasi un quarto del campione (23,3%) ha un’opinione ancora più negativa, ritenendo che non c’è nessuna accettazione sociale perché la disabilità mentale fa troppa paura, motivo per cui queste persone si ritrovano quasi sempre discriminate. Solo il 10,7% degli intervistati ritiene che invece siano accettate pienamente e che nei loro confronti ci sia disponibilità all’aiuto e al sostegno.

Scarsa conoscenza dell’ universo dei disabili

Emerge a tutti gli effetti una percezione sociale ancora lacunosa e distorta, fatta di falsi miti e i luoghi comuni sintomatici di una percezione deformata e diffusa tra gli italiani per la mancanza di corretta conoscenza.
Tra quanti affermano di conoscere la sindrome di Down, il 55,7% è ad esempio convinto che nella maggior parte dei casi le persone che ne sono affette muoiano giovani, non superando i 40 anni di età, mentre in realtà l’aspettativa di vita media per queste persone è oggi superiore ai 60 anni.
Appare molto diffuso anche il luogo comune, ai limiti del razzismo, secondo cui le persone Down si assomiglino tutte tra loro, sia esteticamente che come carattere, considerato vero da 2 su 3 (il 66%, e il dato raggiunge il 75,6% tra i soggetti meno scolarizzati, rimanendo comunque maggioritario anche tra i laureati, che lo ritengono vero nel 60,5% dei casi).
Errate convinzioni si registrano ugualmente per quanto riguarda la malattia di Parkinson e la sclerosi multipla e l’autismo. Anche tra chi afferma di sapere di cosa si tratta, infatti, le informazioni appaiono sempre generiche e superficiali, così come le convinzioni errate: sedimentate come effetto di una comunicazione mediatica quasi sempre confusa e sensazionalistica.

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Nata a Roma nel 1984. Laureata in Lettere. Blogger e collaboratrice giornalistica

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