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E’ l’Islam il vero pericolo per l’Occidente?

Molti di noi hanno letto e apprezzato uno strepitoso romanzo che potremmo anche definire satirico nei confronti della religione cattolica. Si chiama “A volte ritorno” (“second coming“) e narra la storia di un Gesù very cool in versione hippy fumatore d’erba costretto a tornare – ancora – sulla terra per spiegare al mondo, nelle vesti di concorrente di un talent show, che suo Padre, Dio, non aveva ordinato alcun comandamento, ma aveva solo chiesto agli umani di fare i bravi.
Ecco, un romanzo così non vedrà mai la luce al cinema, sarebbe troppo provocatorio, per certi fanatici cattolici. I fanatismi, non solo religiosi, sono il male dell’uomo, il segnale della sua intolleranza. E quanto accaduto a Parigi al Charlie Hebdo ne è la riprova.
Ma se da un lato è vero che certi fanatismi, quando manifestati in nome dell’Islam, tendono ad essere di inaudita ferocia e sfociano in episodi di inaccettabile violenza, è pur vero che come al solito, ora, non si farà altro che cavalcare l’onda del razzismo con la scusa poco appagante e piuttosto inverosimile della libertà, di espressione e non solo.

Il rifiuto dell’Occidente verso la diversità

Oggi siamo tutti Charlie, certo, perché uccidere inermi giornalisti e vignettisti “colpevoli” di avere messo su carta le loro idee, la loro vena satirica, è in primo luogo inaccettabile, oltreché un palese nonsense, perché se da sempre la penna (o la matita) ferisce più di una spada, certamente non uccide, a differenza di un mitra scaricato a sangue freddo.
Ci chiediamo, però, se il – giusto e ovvio – clamore mediatico legato alla sanguinosa vicenda non rischi di spostare l’attenzione, come sempre accade, dalla luna al dito che la indica. Come al solito si creerà nel mondo occidentale un rifiuto verso la diversità e il subdolo seme del fascio-nazismo riprenderà a serpeggiare, perché è questo che accade quando ad essere colpiti sono alcuni dei “nostri”.

Una guerra tra civiltà

Neanche ce ne rendiamo conto di essere in guerra, una guerra tra civiltà e culture, in cui la religione assume un valore forse marginale. Siamo stati tutti americani, quando fanatici islamisti “ci” hanno abbattuto le Torri Gemelle. Siamo stati tutti norvegesi, anche se un po’ meno, quando un fanatico “cristiano” ha sterminato 70 adolescenti a Utøya.
Siamo stati tutti dalla parte dei nostri militari di élite quando questi hanno sparato, e ucciso, due pescatori, che pur non avendone la certezza ci permettiamo di credere fossero altrettanto inermi. Siamo rimasti tutti affascinati dalle vicende di Carminati, che i film dipingevano come il “nero”, ma che la realtà parrebbe dipingere come omicida coinvolto nelle più amare stragi che hanno segnato il nostro Paese, con decine o centinaia di vittime, anch’esse inermi, rimaste in terra.

Più facile solidalizzare con le vittime se il nemico è un ‘diverso’

Siamo stati tutti dalla parte dei gloriosi magistrati Falcone e Borsellino, che hanno pagato con la vita la loro guerra alla mafia, ma pur essendo tutti Charlie, siamo spesso stati troppo poco Roberto, se è vero che Saviano, uno che dall’oggi alattentato-torri-gemelle domani ha perso la libertà (per restare in tema) di scegliere della propria vita, vivendo sotto minaccia costante, risulta spesso bersaglio di attacchi mediatici dovuti al fatto che lui con la camorra “ci mangia”.
Forse gli attacchi sono arrivati anche da quelli che tanto spesso hanno dichiarato che in fondo, la mafia, qualcosa più dello Stato al popolo l’ha offerto, e così come la mafia, anche la camorra e le analoghe associazioni a delinquere .
Quando il nemico è un “diverso”, è più facile solidarizzare con le vittime e fare fronte comune contro questo nemico. Per cui oggi siamo tutti Charlie. Abbiam condannato i vili attacchi contro inermi giornalisti, magistrati e perfino uomini politici posti in essere dalla mafia o dalle brigate rosse.

Quanti conoscono realmente la cultura islamica?

Ma dopo averli condannati abbiamo sentito il dovere di studiarli, certi fenomeni, per capire dove e perché germogliassero. Poi è finita che mafiosi e brigatisti rossi o neri finissero perfino a rappresentarci nelle istituzioni, ma questa è un’altra storia. Quando il nemico è un diverso andrebbe studiato, oltre che condannato.
Chi conosce realmente la cultura islamica? Islam è anche la Malesia, dove andate in vacanza, o Dubai, dove andate a guadagnare fior di quattrini. Chi conosce realmente le differenze tra sunniti e sciiti? Forse è opportuno sottolineare nuovamente che il teorema “Islam = terrorismo” non è sostenibile. Non da persone civilizzate, almeno.
Forse è ora di cominciare ad addentrarsi nelle reali cause dei problemi. Siete voi, a dirlo, quando si attacca ad esempio il mondo delle curve del calcio ogni volta – piuttosto spesso – in cui ci scappa il morto. E ogni volta dite che se non si conosce il mondo calcio non si può pontificare.
Ma voi, di Islam, pontificate sin troppo spesso, insultando anche l’intelligenza di milioni di persone musulmane e, “ciononostante”, normali. Forse il problema non sono neanche le religioni.

Non sono le religioni a muovere le masse ma l’ ignoranza e la povertà

Oggi siamo tutti Charlie. Ma eravamo tutti persiani quando gli Stati Uniti d’America, land of freedom, ha rimosso Mossadeq in Iran per piazzare un suo regnante fantoccio, così da preservare il controllo del petrolio? Siamo tutti palestinesi quando Israele uccide bambini in quelle terre maledette o siamo tutti ebrei quando a uccidere sono i palestinesi?
Non è religione. Sono ignoranza e povertà a muovere le masse nel verso sbagliato. Bin Laden, Saddam Hussein o Hitler, così come gli altri propagandisti delle guerre di razza o religione sono forse emblemi di povertà o ignoranza? Niente affatto. Sono solo soggetti portatori di innata malvagità. Ma è nella povertà e nell’ignoranza che hanno seminato le loro idee.

Odio razziale e religioso proliferano dove manca il pane

Dubitiamo che oggi i tedeschi lo seguirebbero, ma nel ’35 Hitler era il nemico dei diversi, e una società in crisi e in difficoltà adora certe cose. Oggi questi sultani del terrore che vivono nel lusso e hanno studiato ad Harvard riescono a teorizzare colpendo nelle masse più povere e ignoranti, e non è un caso che ora, a seguirli, ci siano anche tanti europei che sono arrivati a odiare la loro stessa società.Terroristi Islamici
Il clima di odio razziale e religioso serpeggia dove manca il pane, ed ecco che in Grecia i movimenti xenofobi si fanno avanti sgomitando, e anche da noi, piano piano, qualcosa si muove.
In Messico e in Brasile si combatte quotidianamente una guerra che miete di continuo vittime inermi, anche giornalisti, in nome del Dio denaro, sotto forma di cartello della droga.

“Da noi, in occidente, certe cose non succedono”

Ma noi di questi paesi conosciamo il lato vacanziero, visitiamo Cancùn e Rio de Janeiro. Così come dell’Islam conosciamo solo le loro Acapulco e Bahia: i gran premi del Bahrain, il lusso di Dubai. Ma quanto accade in occidente ci spaventa meno. A noi spaventa la diversità, la follia di chi è disposto a sparare in una redazione di un giornale per aberranti motivazioni, perché da noi, in occidente, certe cose non succedono.
Si, vabbè, da noi si spara perfino nelle scuole, ma la religione ci spaventa di più. Specialmente quando noi, di quella religione, non sappiamo nulla, mentre della Columbine School sappiamo che quei ragazzini là, in America, ascoltano troppo Marilyn Manson e guardano troppa tv, quindi siamo sereni, perché scoperto il problema trovata la soluzione.

Il mondo arabo e gli ‘alleati’ occidentali:

Il mondo arabo, solo parzialmente equiparabile alla religione islamica, è un mondo di contraddizioni, abbandonato a sé stesso dagli “alleati” occidentali che dapprima addestrano, foraggiano, indirizzano i loro capi di Stato, per poi sfruttarli, bombardarli e uccidere migliaia di civili in nome del petrolio o altra risorsa, continuando a fare affari con i loro governanti fantoccio.
Farci vivere nel terrore è il più grande desiderio del New World Order, farci sentire che solo un controllo globale e invasivo ci salverà, che possiamo sentirci sicuri solo tra le braccia dei nostri governanti. Anche in Africa, statene certi, prima o poi povertà e ignoranza – bene alimentate dai governi che quel continente lo sfruttano da secoli, con l’espresso intento di mantenere un saldo status quo – esploderanno in forme di ribellione verso il nemico occidentale. Succederà, e scorrerà sangue anche in quel caso.
Siano tutti Charlie, oggi, perché è giusto che la libertà la faccia da padrone. Ma non sentitevi Charlie, voi, che la libertà la togliereste anche a chi tifa una squadra diversa dalla vostra, perché l’effetto che provocate è ridicolo.

Pubblicato in Focus

Scritto da

Scrittore tagliente ed ironico; avvocato e romanziere.

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