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Nelle liste candidati del Pd c’è un po’ di tutto:
Nella indicazione di Roncalli come personaggio di riferimento era sottinteso l’ecumenismo. E Bersani vuole essere più ecumenico dell’inventore dell’ecumenismo. Per non essere da meno. E sfogliando le liste dei candidati delle varie circoscrizioni, pare ci stia riuscendo: dentro c’è proprio di tutto.
Soprattutto tante belle facce note. Dinosauri che di estinguersi non ne vogliono proprio sapere (Finocchiaro e Marini e la Bindi per dirne solo tre) e sindacalisti magari moderati (Giorgio Santini dalla Cisl), che si sa mai che un sindacalista che fa il sindacalista sia troppo pericoloso e per essere sicuri pure qualcuno d’antan (Pietro Larizza ex Uil).
Ovviamente tra i candidati non possono mancare gli imprenditori (Matteo Colaninno) e i rappresentanti di Confindustria (Gianpaolo Galli) poi una spruzzatina di sportivi (Josefa Idem) e qualche magistrato (Grasso, Casson) e giornalisti come se piovesse(Mineo, Zavoli, Mucchetti …) e, ovviamente docenti universitari (Carlo Dell’arinda).
E finalmente i vincitori delle primarie locali che stanno in fondo alla lista (intriganti i casi di Lombardia, Puglia, Sardegna tra i più eclatanti) mentre i catapultati dalla direzione del partito che invece nella lista sono in testa (Luigi Manconi marito di Bianca Berlinguer, giusto per dirne uno per tutti) e naturalmente i premi di consolazione (Laura Puppato, neanche a dirlo).
E poi giù ad inseguire Monti a testa bassa. Poiché Monti ha Andrea Riccardi fondatore della comunità di Sant’Egidio e anche Pier Luigi ha la sua egidina: Emma Fattorini.
Oppositori e giovani turchi:
Monti schiera tra i candidati Andrea Oliviero delle Acli e Pier Luigi risponde con Luigi Bobba e aggiunge due carichi a coppe come Enrico Preziosi, ex vice presidente dell’Azione cattolica e per non lasciare nulla al caso come non inserire in lista la figlia dell’indimenticato Flaminio Piccoli?
Alcuni poi sono stati strappati alle loro legittime aspirazioni: Ugo Sposetti avrebbe voluto fare il nonno ma poiché al momento non ha nipoti ha accettato, forse a malincuore, di tornare a Montecitorio per proseguire la sua battaglia in favore del finanziamento dei partiti e della politica. Che senza di lui, già quattro legislature sulle spalle, che ha un indice di produttività di 87,2 e che nella speciale classifica si posiziona al 537° posto su 630, Bersani non sapeva proprio come fare.
In questa sua battaglia sostenuto da Marina Sereni -presentò anche un consuntivo dei suoi ricavi di parlamentare da cui risultava che versava alla sua portaborse come stipendio 1.609,93€/mese a fronte di un contributo ricevuto come rimborso di 3.690€/mese- che nonostante abbia presenziato all’ 83,54% delle votazioni ha un indice di produttività scarsino, 139,2 e si piazza al 392° posto. Un pochino: oltre la metà.
E poi naturalmente i giovani turchi alla Stefano Fassina, che chissà come farà ad andare d’accordo con i sindacalisti moderati e certi professori, lui che viene accreditato per essere un pericoloso “sinistro”.
Una scelta stile Vaticano:
Poi ci sono le caselle vuote che toccano agli alleati, tipo i socialisti, e quindi saranno in lista tra i candidati anche un Craxi di seconda generazione (Bobo) e un Claudio Martelli, questo originale, che trombato nel 2011 per il consiglio comunale di Siena, a settant’anni e dopo quattro legislature e un passato come conduttore televisivo, si rilancia in politica. Che se ne sente la mancanza. E se butta male si assisterà anche al ritorno del figliuol prodigo Rutelli. Che magari appena eletto si squaglia.
Insomma ce n’è per tutti i gusti. Più che liste elettorali sembrano gli elenchi delle referenze di un supermercato. Fino ad ora solo il Vaticano ma che ha storia lunghissima e gloriosa era riuscito a mettere insieme con tanta spregiudicatezza tradizione e innovazione e i gesuiti in questo sono stati più che maestri, avendo il giusto monsignore per ogni segmento di credenti: quello per le beghine, quello per la borghesia illuminata, quello per i poveri e anche quello per i rivoluzionari.
Si vede che sta facendo scuola. Si vede che Pier Luigi quando faceva il chierichetto giocava con i turiboli ma si impratichiva anche d’altro.