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Pensioni d’oro in Italia: tra politici e giudici

Un tema scottante del quale si parla da anni in Italia cercando, o almeno fingendo, di volerle tagliare. Le pensioni d’oro sono una delle tante storture della nostra Repubblica.
Una platea ristretta che si gode privilegi da capogiro, cui i comuni mortali (pensionati) non possono nemmeno guardare lontanamente. Si parla di circa 30mila fortunati in tutto il paese che riescono a godersi una pensione da nababbi con assegni dai 40mila ai 200mila euro l’anno.
Una cerchia ristretta che ha goduto, e continua a farlo, di grandi privilegi da parte dello Stato e che non ha mai visto intaccare anche minimamente questi vantaggi.
Il tutto mentre negli ultimi decenni le pensioni dei cittadini comunisono state intaccate a più riprese arrivando a cifre più vicine alla fame che altro.

La platea dei beneficiari:

Ovviamente stiamo parlando in particolare non solo di pensioni di ex manager di settori disparati o banchieri; ma anche di parlamentari, tanto ex deputati che ex senatori; dipendenti degli enti regionali ed ex consiglieri delle Regioni; personale della presidenza della Repubblica; ex giudici e dipendenti della Corte Costituzionale.
Parlando solo di queste categorie si stima che una pensione media di un politico o di un ex giudice oscilli tra i 40mila e i 200mila euro l’anno e spesso è basata su regole di favore. Ma di questa platea di beneficiari non sempre si riesce a sapere tutto.

La legge non rispettata sulle pensioni d’oro

Una legge al riguardo ci sarebbe; ma non viene applicata. Niente di così sconvolgente considerando che siamo in Italia. Una norma che imporrebbe di conoscere tutto su questi pensionati.
Si tratta della legge n.243 del 20 agosto 2004 “Norme in materia pensionistica e deleghe al Governo nel settore della previdenza pubblica, per il sostegno alla previdenza complementare e all’occupazione stabile e per il riordino degli enti di previdenza ed assistenza obbligatoria”.
Ebbene quella legge prevedeva l’obbligo di dover trasmettere i dati al Casellario centrale della previdenza, organo costituito sempre con quella legge per gestire l’anagrafe generale delle posizioni assicurative di tutte le categorie di lavoratori.
Fin qui la teoria; perchè poi nella pratica il reperimento di questi dati diventa sostanzialmente impossibile in quanto mancano le informazioni di questi soggetti che non comunicano i dati al Casellario centrale.
Una mancanza che non si riesce a correggere dato che i diretti interessati invocano il di autonomia regolamentare garantito dalla carta fondamentale; la cosiddetta autodichia. Risultato di questo comportamento, non si riescono a conoscere i dati relativi ai contributi pagati nè per quali importi vengono erogati.

Chi non comunica i dati sulle pensioni?

In particolare ad oggi amministrazioni ed enti che non comunicano i dati sono Camera e Senato; la Regione Sicilia; la Corte costituzionale per i giudici e i propri dipendenti; la Presidenza della Repubblica; le Regioni.

  • Camera e Senato: si avvalgono di regole proprie in materia di previdenza. Regole che vengono approvate dagli stessi parlamentari che si trovano quindi a dover legiferare sia per i propri dipendenti sia per deputati e senatori. Con evidenti risultati.

  • Regione Sicilia: nota per altri privilegi, l’organo in questione gestisce un fondo di previdenza sostitutivo per i propri dipendenti fuori dal regime Inps.
  • Corte costituzionale: i vantaggi sono sia per gli ex giudici che per i dipendenti. A vigere è un regolamento interno anche in questo caso.
  • Presidenza della Repubblica: qui i vantaggi sono riferiti a tutto il personale. Che è formato da un totale di poco meno di un migliaio di dipendenti.
  • Regioni: si fa riferimento qui a tutte le cariche elettive sia per le Regioni a statuto ordinario e quelle a statuto special.

Tutti enti che non hanno comunicato, per varie ragioni, i dati relativi ai contributi pagati e agli importi per i quali vengono erogati.

Tentativi di censire le pensioni:

Eppure nel tempo tentativi di censire queste pensioni d’oro sono stati fatti: nel 1995 con la nota legge Dini fu istituito il Nucleo di valutazione della spesa previdenziale presso il ministero del Lavoro e presieduto da Alberto Brambilla.
Il Centro venne poi chiuso nel 2012, tuttavia Alberto Brambilla ha proseguito a dar vita al rapporto annuale denominato “ll bilancio del sistema previdenziale italiano”. All’interno di uno di questi rapporti annuali si è andati a descrivere proprio questo sistema di pensioni d’oro che si sottrae ad ogni riforma.
Nel rapporto sono state recensite quasi 30mila pensioni d’oro che alla comunità costano oltre 1 miliardo e mezzo di euro annui. Si va dai 40 mila euro lordi dei 16.377 pensionati della Regione Sicilia ai 200 mila euro dei 29 ex giudici costituzionali.
Oltre agli importi consistenti, si legge nel rapporto, a pesare sono altri privilegi come età dei pensionamenti, limiti per ottenere i vitalizi (in riferimento qui ai parlamentari) e altri agevolazioni che hanno contribuito, nel tempo, a creare quell’elite nota con il termine di casta.


Fonti:

  1. http://www.camera.it/parlam/leggi/04243l.htm
  2. https://www.inps.it/portale/default.aspx?sID=%3B0%3B5637%3B10407%3B&lastMenu=10414&iMenu=1&p4=2

  3. http://www.corriere.it/economia/16_febbraio_23/deputati-assessori-giudici-ecco-chi-sono-30-mila-pensionati-d-oro-fdb1dcf0-d99e-11e5-b385-82888b0a9701.shtml

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