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Elezioni e non voto: il Movimento Astensionista

Quello dell’astensionismo è un fenomeno che, in Italia, è andato prendendo corpo a partire dagli anni ’70 assumendo nel corso del tempo una connotazione sempre più marcata: fare una analisi delle cause sarebbe operazione piuttosto semplicistica e si finirebbe per parlare di sfaldamento dei partiti, crollo delle ideologie e, soprattutto, di malapolitica, corruzione, collusione e quant’altro ha portato al profondo sdegno dei cittadini verso la politica attuale.
Ciò che è importante notare è il dato secco, vale a dire quello relativo all’incremento consistente di questa componente astensionista: sulla base di recenti sondaggi (e prendendo spunto dalle recenti ultime elezioni amministrative) in vista delle prossime elezioni l’astensionismo sarebbe ormai prossimo al 50%. Numeri da capogiro.
In tema di astensionismo esiste in Italia un movimento che si batte per questo diritto (quello del non voto) e che vorrebbe che la componente astensionista fosse tenuta in maggior considerazione all’interno del dibattito politico: non un partito, ma un movimento che per regolamento impedisce agli iscritti di partecipare a qualsiasi elezione sia come elettori che come eletti.

Il Movimento Astensionista Italiano

Si tratta del Movimento Astensionista Politico Italiano Cvdp (Commissione di Vigilanza per la Democrazia Partecipativa), il cui funzionamento ci viene spiegato dal portavoce Antonio Forcillo. “Il Movimento è nato nel 2007 dopo che, 2 anni prima, avevamo costituito un comitato di cittadini attivi nel quale erano presenti 18 membri. Abbiamo avuto infiltrazioni politiche e quindi, messi alle strette, abbiamo approvato un regolamento del direttivo che prevedeva che ogni aspirante al direttivo si impegnava a non prendere parte a qualsiasi elezione.”
Cosa intende per infiltrazioni politiche?
“Quando si fa un movimento battagliero o di cittadini che lottano per rivendicazioni sociali, spesso i partiti sguinzagliano loro adepti per tenere sott’ occhio la situazione operativa di questi comitati: spesso cercano di screditarti affermando che dietro le battaglie che porti avanti ci sono precisi interessi politici. Quando noi ci siamo accorti di quanto stava accadendo, siamo corsi ai ripari come descritto sopra.
Come nasce la vostra battaglia per il diritto all’astensionismo?
“Notando che l’argomento astensionismo era un tabu, non se ne parlava. Ci siamo avvicinati a tematiche scandalose in materia di privilegi politici, come ad esempio quello relativo ai rimborsi elettorali in base al quale i partiti si spartiscono anche le quote astensioniste: e allora abbiamo iniziato ad alzare il tiro facendo azioni sempre più concrete, compreso una querela ai partiti per truffa ed associazione indebita dato che non possono appropriarsi di questa parte di fondi.”

Come è strutturato il movimento

Come è strutturato attualmente il vostro Movimento e come operate?
“Attualmente siamo una dozzina di persone, il lavoro che facciamo è volto ad ottenere un riconoscimento giuridico degli astensionisti; vorremmo maggior presenza anche nei dibattiti. Al riguardi siamo in contatto da tempo con il ministero dell’Interno poiché vorremmo che in fase di elezioni ci fosse anche la componente astensionista nei seggi elettorali. Si sente spesso dire che in molti casi le schede bianche vengono poi divise tra i partiti: ecco, noi vorremmo essere ammessi al controllo in fase di spogli elettorali con rappresentanti del Movimento Astensionista.”
Chiedete anche maggior ascolto in fase di dibattito
“Vorremmo essere ascoltati, arricchire il dibattito politico. Perché, oggi come oggi, gli astenuti sono quasi la metà degli elettori, solo che in pochi ne parlano. Fino a tre anni fa avevamo un margine di astensionismo del 20%: oggi siamo sul  50% e questo significa che i cittadini non trovano nei partiti attuali una risposta alle loro esigenze. E se il 50% dei cittadini non è rappresentato o ascoltato, non c’è democrazia.”

Il diritto all’ astensionismo

Cosa proponete concretamente a livello di misure per il paese?
“Noi vorremmo cercare di indirizzare il paese verso un sistema di vera democrazia: perchè non è più un problema di persone singole o dei politici attuali da cambiare, ma è un problema di sistema che non si risolve mettendo una persona onesta in un sistema marcio. Parlando di cose concrete, oggi ¼ della spesa pubblica se ne va per pagare gli stipendi dei politici: non si può più sostenere. Già abolendo questi privilegi in termini economici saremmo un passo avanti.”
Poi?
“Vorremmo rimborsi elettorali e rappresentanza parlamentare in proporzioni adeguate al numero di voti. Mi spiego: non c’è una legge che crea un rapporto diretto con il numero effettivo di elettori. Si parla solo di percentuale. Negli ultimi 2 anni ad esempio, Pd e Pdl, i 2 partiti maggiori, hanno perso non so quanti milioni di voti: ma non lo dicono, e si parla solo di percentuale che ottengono alle elezioni. Se non si parla in termini numerici effettivi è difficile poi capire quanto realmente valgono.”

Perchè non andare a votare

Nel concreto, cosa dite a chi vi segue: di non andare a votare alle elezioni?
“Noi non è che facciamo le campagne elettorali per l’astensionismo, non obblighiamo la gente a non andare a votare: vogliamo solo far sapere che l’opzione astensionista è un’opzione politica. Non vogliamo imporre idee.”
In sostanza il vostro è più un movimento di opinione volto a  sensibilizzare il pubblica sulla possibilità dell’astensionismo?
“Esatto: ci hanno anche accostato a movimenti anarchici o cose del genere. Ma non è assolutamente così”
Non correte il rischio di passare, anche voi come altri movimenti quale ad esempio il Movimento5 Stello di Beppe Grillo, per populisti?
“Noi a differenza di Beppe Grillo e del suo Movimento 5 Stelle non possiamo candidarci alle elezioni per regolamento. Siamo nati prima di Beppe Grillo, nel 2007, e con lui inizialmente abbiamo condiviso una serie di battaglie. Ma oggi come oggi non abbiamo molto da spartire con loro. Come dicevo prima, il problema è di sistema, non di uomini. Un uomo solo non può fare molto, il sistema è troppo forte e ti blocca prima.”
Non è che, se il vostro Movimento dovesse avere successo, lo trasformerete in partito e vedremo anche qualcuno di voi candidato alle prossime elezioni?
“Appena ci siamo costituiti abbiamo notificato il nostro regolamento che vieta di partecipare alle elezioni: non vedrete mai la nostra sigla Cvdp in una qualsivoglia elezione. Anche se ci è stato consigliato di farlo, magari presentando solo le liste senza poi competere effettivamente, per poter godere degli stessi diritti degli altri partiti in termini di visibilità sui media. Ma non ci passa nemmeno per la testa, siamo molto compatti in questa convinzione.”

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Blogger, esperto di web e web marketing

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