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Metodo Stamina: una storia controversa. Dove sta la verità?

Alla fine dopo mesi di rimpalli è arrivata la bocciatura; il metodo Stamina, la terapia a base di cellule staminali che dovrebbe curare alcune malattie neurodegenerative ideata da Davide Vannoni, non avrebbe alcuna consistenza scientifica.
Un parere arrivato dal Comitato Scientifico per la Sperimentazione del Metodo, organismo istituito dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin proprio per vagliare il metodo Stamina e valutarne la attendibilità.
Attendibilità che, secondo il parere di questo gruppo di esperti, non vi sarebbe dato che a mancare sono i fondamenti scientifici tali da giustificare l’avvio della sperimentazione che era stato stabilito lo scorso maggio dal Parlamento. È importante specificare che il parere del Comitato Scientifico per la Sperimentazione del Metodo non è vincolante; tale relazione sarà ora vagliata dal ministro della Salute Lorenzin che ne trarrà le conclusioni.

Cos’è il Metodo Stamina:

Ma cos’è il metodo Stamina e come ha origine la sua storia in Italia? Con la locuzione metodo Stamina si intende un trattamento terapeutico a base di cellule staminali ideato da Davide Vannoni, professore di psicologia generale presso l’Università di Udine. Lo stesso Vannoni ha più volte raccontato di aver dato vita al progetto Stamina a seguito di un’esperienza personale: è il 2007 quando, colpito da una paralisi facciale alla quale non riesce a trovare un rimedio qui in Italia, decide di partire per l’Ucraina per sottoporsi ad un trattamento con le cellule staminali che stanno sperimentando in quel paese.
Vannoni si reca quindi a Kharkov e si sottopone ad un intervento a base di estrazione e successivo reimpianto di staminali a seguito del quale chiede a due ricercatori ucraini di seguirlo in Italia per proporre anche nel nostro paese una cura simile. Il metodo Stamina comporta essenzialmente tre fasi: la prima fase, quella dell’estrazione delle cellule staminali mesenchimali dal midollo osseo paziente; una seconda fase di incubazione delle cellule stesse; una terza ed ultima fase di reiniezione nel paziente delle sue stesse cellule convertite, nel frattempo, in neuroni.

Metodo Stamina in Italia:

Da quando Vannoni importa questo metodo in Italia inizia un lungo iter fatto di inchieste aperte sul suo conto per uso di cellule staminali al di fuori dei protocolli sperimentali previsti dalla legge; accuse per aver promesso la cura a molte malattie neurodegenerative previo esborso di cifre altissime; rinvii a giudizio per ipotesi di reato di somministrazione di farmaci imperfetti e pericolosi per la salute pubblica, associazione a delinquere, truffa e quant’altro.
In sostanza, sembra di trovarsi di fronte ad una truffa; ma non è così per tutti. Dopo esser stato praticato per un breve tempo come cura compassionevole presso l’ospedale di Brescia, il metodo Stamina si impone con vigore all’attenzione dell’opinione pubblica grazie ad una nota trasmissione televisiva.
Nell’ aprile 2013 va in onda una puntata de Le Iene nella quale l’inviato Giulio Goria racconta la storia della piccola Sofia, affetta da leucodistrofia metacromatica, malattia neurodegenerativa per la quale la medicina ufficiale non prevede alcuna cura sperimentale; l’unica cosa da fare in questi casi è aspettare la morte.
O, in alternativa, provare una cosiddetta cura compassionevole, vale a dire una terapia non ancora sperimentata a sufficienza ma consentita dalla legge perché non esistono altre cure possibili.

La denuncia de Le Iene:

In quel servizio de Le Iene viene mostrato l’utilizzo del metodo Stamina sulla piccola Sofia e su alcuni altri bambini affetti da diverse malattie neuro-degenerative sostenendo, con testimonianze dei genitori, che il trattamento a base di staminali stesse avendo effetti benefici portando miglioramenti nello stato della malattia.
A seguito di questo scoop e sull’onda emotiva di quelle immagini parte una sorta di mobilitazione generale (della rete soprattutto) in favore della cura secondo il metodo Vannoni. Il caso diventa di respiro internazionale ed alcune riviste del settore, oltre che studiosi di diverse parti del mondo, si esprimono sul metodo Stamina palesando dubbi concreti in quanto privo di evidenza scientifica di efficacia ed i cui rischi sono ancora sconosciuti.
Il metodo quindi non ha alcuna evidenza scientifica; ma a sentire i pareri dei genitori di bimbi curati con quello stesso metodo, un giovamento vi sarebbe stato. Si crea quindi una spaccatura: da una parte scienziati e riviste del settore bocciano la cura; dall’altra pazienti, familiari ed associazioni di malati si esprimono a favore del metodo Stamina facendo, in alcuni casi, addirittura ricorso per ottenere il trattamento.

Il Parlamento approva la sperimentazione:

Così poco prima dell’estate, a maggio 2013, il Parlamento tramite la Commissione affari sociali della Camera dei deputati approva all’unanimità l’avvio della sperimentazione clinica del metodo ideato da Vannoni; sperimentazione per la quale vengono anche stanziati 3 milioni di Euro per gli anni 2013-2014. A fine giugno il ministro della Salute Lorenzin nomina i membri di un comitato costruito ad hoc per seguire la sperimentazione del metodo Stamina e le varie fasi della ricerca.
A quasi tre mesi di distanza da quella nomina arriva adesso il parere del comitato; parere che, come detto, è negativo e classifica il metodo Stamina come privo di qualsiasi evidenza scientifica. L’ideatore del metodo e presidente di Stamina Foundation, Davide Vannoni, ha affermato di non essere troppo sorpreso da questa bocciatura e che si aspettava una bocciatura tacciando anche di poca imparzialità il comitato che ha emesso il parere. I genitori di bimbi malati e che da queste cure avevano avuto un sollievo si dicono sorpresi. La palla passa ora al ministro della Salute dato che il parere del Comitato Scientifico per la Sperimentazione del Metodo non è vincolante.

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Scrittore, giornalista, ricercatore di verità - "Certe verità sono più pronti a dirle i matti che i savi..."

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