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La dipendenza dal gas russo
Essere dipendenti dal gas russo implica anche una dipendenza economica che può sfociare poi un un asservimento politico, motivo per il quale come ha rimarcato lo stesso premier sarebbe indispensable “diversificare le fonti di energia e trovare nuovi fornitori”. Per staccarsi dall’energia russa, l’italiana Eni ha firmato un accordo con l’algerina Sonatrach all’inizio di questo mese per ricevere altri 9 miliardi di metri cubi di gas entro il prossimo anno e nel 2024.
Secondo le intenzioni del Governo poi, dovrebbero seguirne alttri di accordi con nuovi paesi sempre nell’ottica di raggiungere quella diversificazione che, secondo Draghi, è possibile e fattibile in un tempo relativamente breve, più breve di quanto immaginassimo solo un mese fa, prima della guerra in Ucraina.
All’orizzonte accordi con nuovi paesi
Allo stato attuale, la Russia fornisce circa il 40% del gas naturale italiano e il 45% del gas importato dall’UE; oltre alla ricerca di nuovi paesi con i quali stringere accordi, ci sarebbe anche una proposta italiana di porre un tetto al prezzo del gas naturale, proposta che sta guadagnando consensi nell’UE. Il blocco ha accettato di porre fine alle importazioni di carbone all’inizio di aprile e c’è pressione affinché ciò venga esteso a petrolio e gas.
“L’Europa continua a finanziare la Russia acquistando petrolio e gas, tra le altre cose, a un prezzo che non ha alcuna relazione con i valori storici e i costi di produzione”, ha affermato Draghi (https://www.ilpost.it/2022/04/18/draghi-tetto-prezzo-gas-russia/).
Per quanto riguardapoi la questione sul rischio, nel prossimo inverno, di un rallentamento della produzione industriale in caso di carenza di gas, l’Italia sarebbe relativamente al sicuro in quanto ha uno stoccaggio sufficiente al quale si dovrà poi aggiungere il nuovo gas reperito da altri fornitori.
La riduzione delle temperature di riscaldamento
Tutto questo si lega poi alla possibilità di adottare misure di contenimento, alcune delle quali, benchè definite ‘lievi’, hanno generato diverse polemiche: si parla soprattutto della riduzione della temperatura di riscaldamento da 1 grado a 2 gradi e l’adozione di modifiche simili quando si tratta di condizionatori d’aria.
A tutto questo poi, una volta passata l’emergenza, si dovrà necessariamente aggiungere la questione di investire rapidamente nelle fonti di energia rinnovabile: se fino ad oggi l’ostacolo è stato essenzialmente di natura burocratica, da adesso in poi si dovrà trovare un modo per semplificare il tutto.