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Storia delle Province e loro funzioni
Ricordiamo che le Province in Italia sono enti locali territoriali intermedi tra Comune e Regione: quante sono le Province in Italia? Ad oggi sono 110 (comprese le 2 autonome, Bolzano e Trento) suddivise nelle 20 regioni: il loro numero è salito costantemente nel corso degli anni e soprattutto dal secondo dopoguerra, basti pensare che alla nascita della Repubblica (1946) erano 91 per poi aumentare gradualmente fino ad arrivare a 110 nel 2004.
Quali sono le principali funzioni delle Province? Secondo il Testo Unico degli Enti Locali la Provincia esercita le funzioni amministrative di interesse provinciale nei seguenti settori: tutela e valorizzazione delle risorse idriche ed energetiche; valorizzazione dei beni culturali; viabilità e trasporti; protezione della flora e della fauna, parchi e riserve naturali; caccia e pesca nelle acque interne; organizzazione dello smaltimento dei rifiuti a livello provinciale, rilevamento, disciplina e controllo degli scarichi delle acque e delle emissioni atmosferiche e sonore; servizi sanitari, di igiene e profilassi pubblica, attribuiti dalla legislazione statale e regionale; compiti connessi alla istruzione secondaria di secondo grado ed artistica ed alla formazione professionale, compresa l’edilizia scolastica, attribuiti dalla legislazione statale e regionale.
In sostanza una serie non indifferente di tematiche che attribuiscono un importanza all’ente in questione, importanza che è stata anche sottolineata dalla riforma costituzionale del 2001 del Titolo V della Costituzione che pone in via di principio le Province allo stesso livello degli altri soggetti costituenti la Repubblica, ossia Stato, Regioni, Città Metropolitane e Comuni e che attribuisce autonomia finanziaria anche alle Province (oltre che a Comuni e Città Metropolitane). Le Province si finanziano attraverso l’ rc auto ed altre imposte relative all’auto.
Quanto ci costano le Province?
L’art.119 della Costituzione, nella sua formulazione originaria, prevedeva invece che l’autonomia finanziaria fosse una prerogativa delle sole Regioni. Ed è qui che sorge il primo ostacolo: chi è contrario all’ abolizione delle Province, sottolinea come tale operazione dovrebbe avvenire modificando la Costituzione stessa ed inoltre le funzioni esercitate dalle Province, in caso di abolizione, dovrebbero necessariamente essere assorbite da altri enti locali (anche se, secondo alcuni, tali funzioni sarebbero in realtà un semplice duplicato di quelle esercitate da enti territoriali più alti).
Il motivo principale del contendere è tuttavia da ricercarsi in altri campi, ovvero nel costo delle Province: come dicevamo, l’abolizione di questi enti territoriali viene spesso invocato come rimedio per tagliare i costi della politica. Il programma politico del PdL nel 2008 prevedeva l’ abolizione delle Province (solo di quelle inutili) prospettando un potenziale risparmio di circa 10 milioni di euro.
Un tira e molla lungo 20 anni
Così come la stessa opposizione, nella figura del Pd, non è sempre risultata immune alla deriva demagogica ed ha spesso abbracciato l’idea del’ abolizione delle Province adducendo come argomentazione quella del taglio (le province costano ogni anno 16,5 miliardi di euro) degli spropositati costi della politica (al riguardo, ci permettiamo di dire, vi sarebbero metodi più diretti per risparmiare sui costi della politica).
Salvo poi, nella pratica, la decisione di astenersi dalla votazione sul provvedimento aggiungendo le dichiarazioni di Bersani “Abbiamo una nostra proposta che prevede di ridurre e accorpare le Province, ma bisogna anche dire in che modo ciò si fa.” Attendiamo anche noi di saperlo.
In sostanza da circa 20 anni prosegue questo tira e molla da parte dei vari schieramenti politici sul taglio delle Province senza che, alla fine, qualcosa arrivi mai a cambiare (anche perché, in definitiva, l’abolizione non conviene a nessuna forza politica). E di deriva demagogica parla anche l’Upi, l’ Unione delle Province d’Italia ovvero un’associazione che riunisce e rappresenta le Province italiane ad eccezione di quelle autonome che, essendo naturalmente interessata in modo diretto alla questione, dopo la bocciatura della proposta di legge si è detta soddisfatta.
Il dibattito infinito sull’abolizione
“Le dichiarazioni di voto di oggi alla Camera ci hanno consegnato l’ennesima fiera delle ovvietà e della demagogia. Con la votazione di oggi si chiude l’inutile discussione sull’abolizione delle Province: ci auguriamo che da qui si possa partire con un vero confronto sulle riforme necessarie per il governo dei territori. Si usano le Province per scopi di bassa politica. Altro che lotta alla casta! Altro che campagna contro gli sprechi!” Queste le dichiarazioni un po’ colorite del presidente Upi, Giuseppe Castiglione, giusta cornice di un quadro visto e rivisto.
In definitiva, anche stavolta si chiude con un ‘niente di fatto’: in barba ai tanti slogan che vanno dal ridurre i costi della politica alla necessità di snellire la burocrazia o eliminare gli sprechi. Frasi ad effetto e buone per una campagna elettorale: ma la realtà, come noto, è tutta un’altra cosa.