Tentativi di spendere i fondi europei:
In verità, un tentativo fu fatto negli anni Novanta quando si sperimentò la progettazione “dal basso” con iniziative di piccole dimensioni. Ma tutti dettero addosso a quell’ondata di progettualità partecipata, criticandone la scarsa capacità di fare massa critica e di lasciare il segno in termini di sviluppo. Si spendeva a pioggia e tuttavia si spendeva con un entusiasmo a livello locale che non si era mai visto prima.
Si è tornati così all’idea di realizzare solo pochissime grandi opere da cinquecento e passa milioni ma, scontrandosi però con l’inefficienza delle strutture amministrative regionali nel gestire i megaprogetti. E qui, dietro la spesa europea, si nasconde un problema schiettamente politico.
Per realizzare, infatti, opere di grandi dimensioni, spesso su base interregionale, è indispensabile l’intervento attivo del governo. La scusa è quella di garantire, si fa per dire, il supporto operativo di cui le Regioni non dispongono. E spunta ogni volta l’idea di ennesime task force e cabine di regia per centralizzare le decisioni di spesa e le annesse procedure di gara.
Quelli che saccheggiano il Mezzogiorno:
Ma in questo modo le Regioni del Nord potranno continuare a spendere in autonomia i fondi europei e quelle meridionali saranno esautorate delle loro prerogative a vantaggio dei soliti noti che frequentano da decenni i ministeri e si sono ormai specializzati nel saccheggiare il Mezzogiorno.
Perché, secondo Tremonti, questa gente non rientra nella categoria della “cialtronaggine”? Eppure la prova della loro incapacità è sotto gli occhi di tutti quando si gira un po’ la penisola fino alla punta dello stivale.
Ci vorrebbe lo sforzo unanime della classe dirigente meridionale nell’ alimentare quei pochi nuclei di buona amministrazione che anche al Sud esistono e nel fare in modo che le “buone pratiche” si possano diffondere dappertutto. Occorrerebbe, inoltre, l’unanime volontà a tornare ad una progettualità “dal basso” suscitando la partecipazione delle comunità locali.
A ben vedere, ancora una volta nella polemica fra il governo e le Regioni c’è un problema di democrazia che torna inesorabilmente a galla; un problema di libertà delle popolazioni meridionali nel progettare e realizzare il proprio sviluppo e un problema di gruppi dirigenti che sappiano essere all’altezza di impugnare la bandiera della democrazia e della libertà.