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Prezzi benzina, Italia al top: ecco come farli scendere

I prezzi dei carburanti in Italia sono più elevati rispetto alla media europea; fini qui nulla di nuovo perché, ahinoi, il fatto è ormai acclarato.
Una recente indagine dell’Adac, l’equivalente dell’Aci tedesca, ha stilato una classifica dei paesi in Europa nei quali il prezzo dei carburanti era più basso e da questa indagine era emerso come in Italia si paghi il prezzo più alto per il diesel; in media almeno 20 centesimi in più rispetto alle pompe di benzina del resto d’Europa.
La differenza così marcata sul prezzo da paese a paese è data da motivazioni di carattere fiscale; in Italia infatti il prezzo della benzina è composto da 3 voci:

  • Costo del prodotto e margine di guadagno (31.33% sul prezzo complessivo);

  • Accise (cioè tutte le imposte di cui il prodotto è gravato siano esse di carattere locale, regionale o statale e la voce pesa per il 52,00%);

  • Imposta sul valore aggiunto, IVA, uguale al 21% (la voce pesa, ovviamente, per il 20% rispetto alla somma delle prime due e, pertanto, per il 16,67% sul totale pagato).

 

Voci che compongono il prezzo della benzina:

A loro volta le accise che compongono il 52% del prezzo finale sono composte da voci estremamente disparate e, in alcuni cosi, quantomeno curiose quali (ne citiamo solo alcune): la guerra in Abissinia del 1935 (1,90 lire); la crisi di Suez del 1956 (14 lire); il disastro del Vajont del 1963 (10 lire); l’alluvione di Firenze del 1966 (10 lire); il terremoto del Belice del 1968 (10 lire); il terremoto del Friuli del 1976 (99 lire); il terremoto in Irpinia del 1980 (75 lire); la missione in Libano del 1983 (205 lire); la missione in Bosnia del 1996 (22 lire);il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004 (0,020 euro, ossia 39 lire) e via via molte altre.
Ebbene tutto questo spiega perché il prezzo della benzina in Italia è così elevato: ma quanto fin qui detto potrebbe non essere la sola causa. Secondo un’indagine dell’Antitrust (l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato) i prezzi dei carburanti in Italia sono più elevati rispetto alla media europea anche per la presenza di vincoli normativi che ostacolano l’ingresso di impianti più efficienti nella rete di distribuzione.
In sostanza, afferma l’Antitrust, le condizioni generali di svolgimento del servizio presenti in Italia concorrono a determinare i prezzi più alti della media europea oltre che standard di qualità inferiori rispetto ai nostri concorrenti esteri. La ricetta proposta per ovviare alla problematica del prezzo della benzina sarebbe quella di eliminare ogni restrizione attualmente esistente in tema di accesso al mercato per favorire l’inserimento di operatori maggiormente dinamici ed efficienti per garantire una maggior concorrenza (e quindi una più alta e conveniente offerta) in materia di vendita di carburanti.

 

Come abbattere il costo della benzina:

Facile a dirsi, un po’ meno a farsi conoscendo le lunghe trafile burocratiche che caratterizzano ogni campo del nostro paese. Ma nel concreto, come si dovrebbe agire? Il primo intervento da intraprendere dovrebbe essere secondo l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato l’eliminazione di tutte quelle norme che limitano solo alle aree extra urbane la possibilità di istituire impianti totalmente automatizzati, i cosiddetti impianti ghosts o fai da te.
Questi impianti, lo ricordiamo, offrono la possibilità di praticare sconti piuttosto cospicui ai clienti che si riforniscono da soli; ebbene il decreto che va a regolamentare la questione (decreto legge n.1/12) prevede che questi distributori possano essere istituiti per l’appunto soltanto fuori dai centri abitati, in aree extra urbane. Cosa che ha creato qualche perplessità anche all’Unione Europea poiché “il divieto di stazioni di servizio non presidiate nelle zone urbane sembra costituire un vincolo alla libertà di stabilimento delle persone…”.
Atro punto trattato dall’Antitrust per diminuire la forbice di prezzi con il resto dell’Europa è quello relativo alla liberalizzazione dei rapporti contrattuali tra i titolari degli impianti ed i gestori; una norma che era stata prevista nel decreto di cui sopra (n.1/12) all’articolo 17 ma che, come spesso accade in Italia, ad oggi è ancora inattuata.

Storture del mercato dei carburanti:

Uteriore fattore che potrebbe portare ad un potenziale abbassamento del prezzo della benzina è quello relativo al progetto di razionalizzazione della rete di distribuzione; si parla di concentrare la vendita di carburanti su un numero ridotto di punti vendita in modo da poter ridurre l’incidenza dei costi fissi che vanno a gravare sul prezzo finale.
Questo progetto dovrebbe necessariamente passare da una verifica territoriale per tracciare una lista degli impianti cosiddetti incompatibili rispetto alle normative urbanistiche e di sicurezza stradale presenti sulla rete italiana per metterli, una volta individuati, fuori dal mercato.
Ultima distonia indicata dall’Antitrust che concorre a far aumentare il prezzo della benzina è quella relativa alla norma che, ancora oggi, rende possibile introdurre obblighi asimmetrici per aprire un nuovo impianto di distribuzione; quando si parla di asimmetria di obblighi, e quindi di diversità, si fa riferimento a tipologie di carburanti da erogare ed alle caratteristiche che l’impianto deve necessariamente avere.
Come si vede, le storture del mercato dei carburanti in Italia sono molte e molteplici e tutto questo contribuisce a far si che la benzina del nostro paese risulti essere tra le più care d’Europa; agire per apportare migliorie è più che mai un dovere anche perché, ci sentiamo di aggiungere, le vacanze estive sono alle porte e come sempre si potrebbe assistere ad un’ impennata dei prezzi della benzina. Naturalmente verso l’alto.

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Scritto da

Giornalista indipendente, web writer, fondatore e direttore del giornale online La Vera Cronaca e del progetto Professione Scrittura

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